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Catello Vitiello: "Sono garantista al 100%"

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Intervista di Antonello Caporale, il Fatto Quotidiano, 13 novembre 2019

"Non mi aiuta l'allitterazione".

Catello Vitiello.
Nome e cognome suonano male. Preferirei Lello.

Lello Vitiello, oggi con Italia Viva, garantista fino al midollo, era un deputato di Dieci volte meglio.
Esatto.

E che partito è?
Tecnicamente non glielo saprei dire. Ho trovato quel simbolo sfogliando tutte le sigle presenti nella competizione elettorale. Cercavo una casa in Parlamento. Anche modesta, ma qualcosa che non mi facesse sentire solo. Stare nel gruppo misto senza un'identità è faticoso.

Catello Vitiello.
Meglio Lello. E diamoci pure del tu.

Avvocato penalista del foro napoletano. Ultragarantista.
Il mio faro è l'articolo 27 della Costituzione. Secondo e pure terzo comma.

Lontano dalla politica.
Ho quasi vergogna a dirlo, ma non me ne fregava nulla. Dal 2001 non votavo più. Nessuna passione. Di politica sapeva niente. Zero spaccato.

Luigi Di Maio però la avviluppò malgrado la sua totale ignoranza.
Mi arriva l'offerta di candidarmi. Amici mi riferiscono che il leader del Movimento cerca qualcuno.

Di Maio giustizialista voleva il garantista.
Mi sono fatto l'idea che cercasse un fiore diverso. Altrimenti perché cercare un avvocato per di più penalista? Nessuna delle cinque stelle è dedicata al giustizialismo.

Lello Catiello candidato alle Politiche del 2017.
Durò pochissimo. Un anonimo riferì che ero massone in sonno.

Non solo garantista, ma anche massone!
È un reato?

Ma i 5 Stelle non possono proprio.
E allora perché la loro piattaforma è intestata a Rousseau, il teorico della massoneria moderna?

Che fa, provoca?
Mi ritrovo fuori dal movimento prima ancora di essere eletto. Caparbiamente decido di proseguire la campagna elettorale.

Vitiello ha combattuto casa per casa.
Chiamo tutti i miei amici.

Il suo papà è un democristiano di antico lignaggio a Castellammare, il collegio dove è candidato.
Riesco a farcela.

Incredibile!
In Parlamento mi occupo dei reati dei colletti bianchi. Difendendoli da avvocato, so tutto ciò che si deve sapere.

E al tempo della Lega al governo sottoscrive un emendamento che alleggerisce il peculato.
Ma lo faccio sussumere dall'abuso d'ufficio!

Garantista.
Al cento per cento.

Pignolo di suo.
Approfondisco sempre.

Lo nota Matteo Renzi.
Mi fa chiamare.

Lei è il rappresentante di Dieci volte meglio.
Ero troppo isolato. Io da solo che potevo fare?

Incontra Renzi.
E mi si apre un mondo.

E lo credo bene.
Lui è di un'altra statura. Ha una visione, un orizzonte.

Sa guardare avanti.
Mi affascina subito.

E Renzi trova in Vitiello una roccia progressista.
Passate e larvate simpatie di centrodestra a onor del vero.

È il rappresentante della destra dialogante.
Liberale.

Dieci volte meglio.
Più che un partito era un espediente per la mia visibilità.

Oggi Vitiello è di nuovo sugli scudi per aver tentato di evitare il carcere a coloro che non pagano l'Iva.
Una cosa sono le fatture false e una cosa l'Iva.

E come è finito?
Hanno ritirato l'emendamento. Ora ho un gruppo e si sceglie: questo sì questo no.

Giusto.
Colleghi valentissimi.

Ma non la batte nessuno.
Sono deputato da commissione. In aula mi perdo un po'.