paese istituzioni

Vitiello: "Si esca dalla paralisi"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

L'intervista pubblicata da "Metropolis", 17 gennaio 2021.

Catello Vitiello, deputato stabiese di Italia Viva, componente della Commissione giustizia affronta i temi politici di questi giorni. Il partito di Renzi, in questi giorni, ha fatto deflagrare una crisi che era latente da tempo.

Onorevole Vitiello, in questi giorni Italia Viva è finita nel mirino dopo la decisione di ritirare la sua delegazione al Governo. Lei cosa pensa?
«Anzitutto chi parla di crisi inaspettata sembra che non sia stato in Italia negli ultimi mesi. Il leader di Italia Viva ha portato avanti, sempre alla luce del sole, alcuni punti che a nostro parere andavano risolti. La cabina di regia, la quota di fondi da destinare alla sanità, la collegialità delle scelte non sono state polemiche sollevate nel chiuso di una stanza. Ma sono stati punti che Renzi e tutto il partito hanno messo in evidenza con chiarezza».

Qualcuno ritiene che si tratti solo di un problema di poltrone. Non è così?
«Mi faccia fare una premessa: io il 29 luglio scorso mi sono dimesso da presidente della commissione giustizia. Da avvocato e universitario, il mio amore per il diritto e il desiderio di contribuire alla formazione delle leggi, magari da presidente di una commissione così importante, le fanno capire quanto mi sia costata quella decisione. Ma l’ho fatto con serenità e convinzione perché il valore degli accordi e delle alleanze è più importante di ogni altra valutazione».

Cosa intende dire?
«Che abbiamo sempre dimostrato serietà e che Italia Viva non sta facendo tutto questo per una battaglia di visibilità o peggio ancora per l’occupazione di poltrone. Elena Bonetti, Teresa Bellanova e Ivan Scalfarotto, oltre ad essere professionisti eccezionali, hanno dimostrato in questi mesi il loro valore come donne e uomini di governo. Noi le poltrone le abbiamo lasciate, non ci siamo attaccati sopra con la colla come altri».

In queste ore si sta scatenando la caccia ai “costruttori”. Non crede che nel suo partito qualcuno possa ascoltare le sirene della “responsabilità"?
«Lo escludo. In questi mesi tutti abbiamo lavorato fianco a fianco in un periodo difficilissimo. La pandemia, la crisi economica, il sostegno ai nostri territori sono state le stelle polari della nostra attività. Mi fa sorridere, invece, che altre forze politiche che vedevano come fumo negli occhi la rincorsa ai “responsabili” e parlavano di vincolo di mandato, oggi pur di mantenere la poltrona e i privilegi sono disposte a tutto».

Tra le accuse che vi muovono quella di essere irresponsabili, di aver messo a rischio l’economia italiana in piena pandemia.
«Chi lo dice mente sapendo di mentire. Non abbiamo votato contro alcun provvedimento. Siamo consapevoli del momento che stiamo vivendo. E siamo sempre pronti ad assumerci le nostre responsabilità. Fino in fondo. Ma la democrazia è un valore. E la sacralità del confronto politico non può essere messa in discussione da qualsivoglia emergenza. Abbiamo semplicemente chiesto al Presidente Conte di uscire da un immobilismo che, in questo momento di emergenza, l’Italia non può permettersi».

Avete paura del voto?
«No. Glielo dico con chiarezza. Quando si agita lo spettro delle elezioni come se si trattasse di una vendetta politica penso che siano altri ad avere paura del voto. Noi ci abbiamo messo la faccia e lo faremo sempre».