L'intervento su Repubblica Napoli, 19 dicembre 2020
Nei giorni scorsi Luigi Vicinanza, già direttore di diverse testate giornalistiche nazionali e soprattutto "stabiese orgoglioso", ha lanciato un interessante spunto di riflessione dalle colonne di "Repubblica". Vicinanza, che conosce bene la realtà di Castellammare, ha cerchiato in rosso due date, due appuntamenti.
Si tratta del prossimo 20 gennaio, data in cui cadrà il centenario dei fatti di piazza Spartaco, e del 21 febbraio, giorno nel quale si festeggeranno i 90 anni del varo dell’Amerigo Vespucci, vanto della cantieristica stabiese nel mondo. L’appello di Luigi Vicinanza non può e non deve cadere nel vuoto.
Da sempre – e ancora di più da quando rivesto il ruolo di parlamentare della Repubblica – ritengo che solo un investimento massiccio di tempo, risorse e idee nella cultura possa salvare il nostro territorio. Non è un caso che, nel corso della mia attività alla Camera dei Deputati, diverse sono state le interpellanze presentate e il lavoro fatto a tutela e sostegno dell’immenso patrimonio culturale che Castellammare, come tutta l’area stabiese e dei monti Lattari, possiede e che va valorizzato.
Ma per farlo e continuare a lavorare in maniera ancora più incisiva non basta più il lavoro costante, anche complesso dei singoli che non tenga conto di un’azione sinergica e condivisa che si muova su più piani. Quello che propongo è un vero e proprio "Patto per la cultura": un momento di riflessione che veda allo stesso tavolo i soggetti istituzionali, da quelli nazionali a quelli locali, le tantissime associazioni culturali che in questi decenni hanno portato avanti una meritoria azione di rilancio (spesso solitaria e senza il contributo di nessuno), gli organi di informazione e tutte quelle realtà attraverso le quali è possibile ripensare un’idea di città che guardi alla valorizzazione del suo immenso patrimonio.
Un Patto che non appartenga a una élite, che non sia esclusivo ma inclusivo: tutti hanno diritto di partecipare perché la cultura non è appannaggio esclusivo di un ceto specifico o di sparuti radical chic che ritengono di comprenderla più di altri. Il bello della cultura è che appartiene a chi la desidera perché non ha costi, non ha pretese se non la sete di conoscenza e un briciolo di curiosità!
Castellammare non è rientrata nella top-ten per diventare capitale della cultura, ma non dobbiamo viverla come una sconfitta. Quel lavoro fatto e quelle intuizioni, su cui si è tracciata la strada, rappresentano un viatico necessario per una vera e radicale rivoluzione del modo di intendere la cultura a Castellammare e in tutto il nostro territorio, anche come potenziale volano economico di una nuova imprenditoria che favorisca, al contempo, posti di lavoro e una rivitalizzazione dell’offerta culturale stabiese.
Forti dell’attenzione che il Parco archeologico di Pompei sta mostrando anche nei confronti di quelli che impropriamente vengono definiti siti archeologici minori, è possibile ripartire da un’azione rinnovata che, finalmente, metta in un angolo le logiche miopi e di bottega che spesso hanno avvelenato questo dibattito. Non è il momento delle casacche di partito, della legge del più forte.
È il momento di mettere Castellammare al centro di quel dibattito politico che punti forte sulla cultura, che attragga investimenti, che ridefinisca le priorità e i tempi di intervento. Alle porte, nel 2021, abbiamo due date dalle quali partire che puntano – questa è la meravigliosa intuizione di Luigi Vicinanza – a modelli culturali distinti ma entrambi riferibili, in egual misura, alla nostra storia: l’antifascismo che ha lanciato le basi del nostro modello democratico e la cantieristica navale come eccellenza della Marina militare italiana. Due distinti angoli di visuale della medesima prospettiva: il profondo rispetto per le istituzioni della Repubblica.
Naturalmente, oltre quelle c’è un lavoro costante e quotidiano da fare.
Senza un vero patto tra tutti i protagonisti, rischiamo come sempre di creare iniziative spot e senza un quadro di intervento omogeneo. E allora, ecco il Patto per la cultura perché Castellammare – dopo che la crisi pandemica cederà il posto alla ricrescita economica – possa avere il proprio rinascimento … il Rinascimento Stabiese.