giustizia

Vitiello: "Addio a Riccio, il prof che difese il diritto penale dal giustizialismo"

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L'intervento pubblicato da "il Riformista - Napoli", 15 giugno 2021.

Era il 17 marzo 2001. "Fisionomia di un codice", il titolo del convegno in cui ascoltai per la prima volta colui che sarebbe diventato il mio maestro: Giuseppe Riccio, già membro del Csm e docente di Diritto processuale penale. Ricordo il suo incedere e il suo modo di gesticolare che accompagnava una parola alata e accattivante, tanto da indurti a ristudiare tutto il giorno dopo.

Le sue erano lezioni di vita, prima che di diritto. Ho ancora il vivido ricordo del suo ultimo corso prima della pensione. Le chiamava «lezioni dall'elicottero» perché il punto di osservazione di ogni processualista doveva essere il più alto possibile, con particolare attenzione alle «patologie delle prassi devianti».

Riteneva indispensabile lo studio della Costituzione, di cui difendeva il preambolo penalistico e che amava almeno quanto la procedura penale, e del diritto penale sostanziale. Detestava il panpenalismo e professava il diritto penale minimo. Il 17 aprile 2021 ci siamo sentiti per l'ultima volta. Gli ho chiesto di leggere i miei emendamenti alla riforma del processo penale: «Trovo intelligenti le tue soluzioni. Questo non attenua la mia totale e religiosa contrarietà a ulteriori ritocchi di una procedura che non ha più alcun senso sistematico». Questa è la sua eredità per me. Oggi sono quello che sono anche grazie al mio maestro.