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Ucraina, Renzi: "L'Europa da questa crisi o ne esce vincitrice o non ne esce viva"

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L'intervento in Senato del 21 giugno 2022.

 

Signora Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, ci sono dei momenti nella vita di un Parlamento in cui l'interesse di tutti deve prevalere rispetto alle parti.

Ci troviamo a svolgere questa discussione oggi, 21 giugno, giorno del solstizio d'estate, in cui in teoria c'è più luce. Nella politica planetaria è il giorno in cui c'è meno luce da tanto tempo.

Chi fa politica e ha passione per la politica e chi vuole studiare le cose sa che il 24 febbraio scorso è cambiato tutto: sono venuti in meno gli equilibri che stavano alla base degli accordi raggiunti in occasione della Conferenza di Yalta e le conseguenze di quanto successo le vedremo per decenni e generazioni, in quanto vanno ben oltre i confini dell'Ucraina, pur naturalmente importanti.

Non si sta discutendo della Crimea e del Donbass. Si sta discutendo del futuro del mondo: dal chicco di frumento, ossia la geopolitica e la sovranità alimentare, fino allo spazio, in quanto per la prima volta dagli anni Sessanta si stanno introducendo elementi di divisione anche tra le missioni spaziali. È un cambiamento epocale che riguarda l'energia, il cibo e, ovviamente, la nostra capacità di confrontarsi tra democrazie e non democrazie, come diceva il collega Casini. È un tema enorme.

Di fronte a questo, il cittadino che segue la politica, ma che non ha tutti gli strumenti di passione personale per poter approfondire ogni passaggio, si sente invadere da un sentimento di sfiducia. Altro che solstizio d'estate! Vede buio quando va a fare il pieno di benzina o deve pagare una bolletta che è il triplo di quella dello scorso anno. Tu gli dici: guarda che noi abbiamo fatto diversi sforamenti. Ma lui risponde che non sa quali sforamenti abbiamo fatto, ma sa che paga una bolletta che è triplicata.

Il cittadino - lasciatemelo dire - nutre anche la preoccupazione psicologica legata a un sentimento comprensibile. Dopo due anni di Covid ci eravamo detti di ripartire, ma è arrivato un problema che - forse - è potenzialmente più grave persino dell'emergenza pandemica, che tra l'altro non è finita, anche se è naturalmente molto meno grave.

Di fronte a questo, penso che ci sia una cosa da dire a quest'Aula rispetto alle discussioni su quello che Casini ha chiamato "teatrino", ed io mi associo. Non sono uno di quelli che si possono scandalizzare se all'interno dei partiti si aprono discussioni, e non sono uno di quelli che possono teorizzare che le discussioni nei partiti fanno del male alla democrazia: non è detto che sia così; non è necessariamente vero il contrario, ma non è detto che sia così. Siamo professionisti, non siamo una banda di populisti, quindi sappiamo che queste cose avvengono. Quello che possiamo chiedere a tutti e a ciascuno è di essere seri rispetto alle priorità del Paese, perché la gravità della situazione internazionale, che mette insieme la carestia, la siccità, la crisi energetica, la crisi demografica, un problema esistenziale di questo pianeta (si arriva anche a parlare di guerra nucleare), richiede che chi si vuole dividere lo faccia rispettando la dignità e l'onore di questo Parlamento e di questo gioco politico, e non cercando degli alibi e dei finti alibi per le proprie discussioni.

Parliamoci chiaro: un fiume ha tracimato e gli argini non saranno più quelli di prima; non ci prendiamo in giro. Il fiume ha tracimato e noi oggi, dopo il 24 febbraio, dobbiamo andare a fare la conta dei danni; anzi, prima ancora dobbiamo bloccare l'alluvione. È evidente che quando Draghi, assieme a Macron e assieme a Scholz, fa il viaggio in treno, dà un messaggio di orgoglio al sistema Paese, ma - attenzione - dà anche un messaggio bello e difficile, ossia che l'Europa da questa crisi o ne esce vincitrice sul medio periodo o non ne esce viva. Questa crisi infatti probabilmente non vedrà un vincitore nella guerra: sul terreno nessuno vincerà questa guerra. Ma o l'Europa vince la pace o, nel momento in cui siamo in una situazione di difficoltà come quella che ho ricordato, non possiamo non vedere che la Russia sta portando avanti una strategia finalizzata a spostare ad Oriente l'asse geopolitico del mondo. Non possiamo non notare quello che sta accadendo tra India e Cina. Non possiamo non capire quello che sta accadendo in molte parti del mondo, dall'Africa ai Paesi arabi, che dicono: voi non siete più il centro del mondo. Se vogliamo tornare ad essere il centro del mondo, dobbiamo essere capaci di un'iniziativa politica, che sia di sostegno all'Ucraina, ma anche diplomatica, che sia in grado di scrivere la pagina nuova della pace.

In questo, credo che il Presidente del Consiglio italiano, il Presidente della Repubblica francese e, il Cancelliere tedesco abbiano rappresentato tutti noi. Per fare che cosa? Per fare una cosa molto semplice, signor Presidente. Certo, continuare a sostenere l'Ucraina, e noi abbiamo votato a favore delle sanzioni alla Russia e delle armi all'Ucraina perché, senza questi provvedimenti voluti dal Governo Draghi, oggi avremmo visto la Russia prendersi l'Ucraina e una storia totalmente diversa. Dovete essere orgogliosi di aver sostenuto il Governo in questo momento storico.

È evidente che questo non può non portarci a fare delle domande. Quando leggo - lo dico al mio amico Ministro della difesa - che la NATO sta ragionando e che Svezia e Finlandia parlano adesso con la Turchia, vorrei che ci fosse una voce - sono certo che Guerini sarà tra quelle - che potesse dire agli amici turchi che noi non sacrificheremo le ragazze, le donne, i ragazzi, gli uomini curdi, che sono stati in questi anni il nostro elemento di salvezza nella guerra all'ISIS. Il mondo non inizia oggi e finisce domani. Se sette anni fa non ci fossero state le ragazze curde, questo pianeta sarebbe finito nelle mani degli estremisti islamici. E io non accetterò di barattare la libertà e l'indipendenza delle donne e delle ragazze curde semplicemente per l'interesse di un'altra forza internazionale, qual è quella che viene rappresentata dalla Turchia. Di quest'idea ne possiamo parlare? Possiamo parlare del fatto che il terrorismo internazionale continua a colpire e che vengono colpiti i templi dei Sikh a Kabul e le chiese in Nigeria? Possiamo avere il coraggio di dire che le ragazze, le bambine di Kabul non meritavano un anno fa il disinteresse della comunità internazionale, visto che adesso nessuno dice più niente e noi siamo gli unici che continuano a ribadire che quelle vite sono tanto importanti almeno quanto lo sono quelle degli ucraini e degli italiani?

Voglio dire - e mi avvio a concludere - che la politica estera è una cosa seria; la politica estera non è inseguire un tweet, non è cercare un like, non è prendere un "mi piace".

C'è un mondo che ci sta scoppiando tra le mani e le persone che seguono da casa il nostro dibattito ci chiedono di essere all'altezza della sfida del domani, sapendo che noi europei o troviamo una strada insieme o non avremo un futuro. Basta partire dai dati di previsione demografica per vedere che la sola Nigeria, nei prossimi venticinque anni, sarà più grande non dell'Italia, ma dell'intera Unione europea, perché arriverà a 450 milioni di persone, mentre in Europa siamo fermi, con una curva piatta e le civiltà, amici cari, finiscono così, come ci insegna la grande storia dell'Impero romano e come ci insegnano tante pagine di storia.

Oggi, che è il 21 giugno, mi viene in mente quella frase di Shakespeare che dice: «Ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa». Ebbene, cos'è l'inverno del nostro scontento? Probabilmente nei partiti politici che si stanno dividendo ci sono varie ragioni di scontento, ci sono varie ragioni per guardare all'inverno che li ha attesi o li attenderà, ma quello che deve essere chiaro per noi da qui alla fine del 2022 è che abbiamo una responsabilità: siamo di fronte alla più grande crisi economica degli ultimi anni, paradossalmente peggiore di quella del 2008-2011, perché il costo della vita sta crescendo a livelli che non vedevamo almeno da un ventennio, quando all'improvviso, con l'entrata dell'euro - che ci ha salvato - i prezzi sono raddoppiati. Ebbene, abbiamo questa consapevolezza da qui a dicembre, per cui facciamo i seri, fate i seri, litigate sulle cose serie. Poi ci sarà una campagna elettorale nella primavera del 2023 e vi divertirete come volete, ma da qui a dicembre 2022 venga prima l'interesse dei cittadini che in questo momento vedono un inverno dello scontento non dietro di loro, ma davanti ai loro occhi.

Chi lo desidera può rivedere l'intervento completo a questo indirizzo o qui di seguito.