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Tommaso Ederoclite: "De Magistris bocciato, ma per l'alternativa serve un progetto"

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L'intervento su "Napoli - la Repubblica", 8 giugno 2020.

L’amministrazione De Magistris è di fatto finita. Se ne sono accorti tutti, maggioranza, opposizione e addirittura lo stesso Sindaco. Quello che però nessuno ha capito è quando e come la macchina comunale ripartirà nella sua pienezza. Tra sfiducia mancata, minacce di dimissioni e consiglio comunale senza numero legale, la città è di fatto ferma e davanti a sé non ha nessun progetto, nessuna idea, nessuna soluzione concreta per i cittadini.

Nelle ultime settimane, da quando il governo nazionale ha lentamente allentato il lockdown, la politica cittadina ha cercato di ripartire, mostrando però gli stessi identici problemi che aveva prima che la città e l’intero Paese venissero chiusi per quasi tre mesi. Il Sindaco De Magistris, accortosi in ritardo di essere stato oscurato dalla iperattività di De Luca e della Regione Campania durante la pandemia, ha cercato di rimettersi al centro del dibattito pubblico e di recuperare visibilità politica a ridosso delle ormai prossime elezioni regionali, riaccendendo lo scontro, sempre più netto e insanabile, tra Regione e Comune.

Una battaglia combattuta a colpi di ordinanze su temi come la “movida”, sugli orari di apertura e chiusura, su quando e dove i giovani possano bere alcolici. Una partita vinta dalla regione, dove il Comune di Napoli e il Sindaco si sono visti bocciare dal TAR l’ordinanza che ne allungava orari e permessi. Un secondo terreno di scontro si è avuto in seno al consiglio comunale. Per circa due settimane c’è stato un inutile balletto su una raccolta firme che aveva come scopo quella di sfiduciare il Sindaco. Una battaglia che si è combattuta a colpi di dichiarazioni, uso smodato dei social e lunghissimi comunicati stampa.

Una operazione che, sin dalle prime battute, mostrava tutti i suoi limiti, e che tra gli attori chiamati in campo in pochi avevano compreso in anticipo il triste epilogo al quale si sarebbe arrivati, ovvero il nulla di fatto. Per non parlare dell’ennesima mancanza di numero legale per votare le delibere all’ordine del giorno. Il terzo campo di battaglia è tutto interno al centro sinistra napoletano. Un Pd che con il suo segretario provinciale partecipa alla raccolta firme del centro destra, che peccando di eccessivo tatticismo, si è isolato creando ulteriori spaccature nel proprio campo di gioco.

E con Italia Viva, che attraverso la sua coordinatrice Graziella Pagano e i consiglieri appena entrati nel gruppo consiliare avevano posto sia il problema politico che quello dei numeri, ma che invece sono rimasti inascoltati, creando una distanza tra i gruppi che, per natura, dovrebbero lavorare ad un progetto comune per il giro elettorale presso il comune e le municipalità. In tutto ciò l’amministrazione è ferma al palo, in un eterno giorno della marmotta, dove si cerca di capire i danni economici e sociali prodotti dalla pandemia senza nessun progetto politico che metta per davvero al centro delle riflessioni il futuro politico e istituzionale della città e il bene dei cittadini.

L’esperienza De Magistris si è dunque chiusa, incagliatasi tra le indecisioni del sindaco sul suo futuro politico e arenatasi nelle spaccature di un centro sinistra che conta le firme ma non riesce a costruire una alternativa forte e credibile. Che fare, dunque? Le prossime settimane saranno decisive. De Magistris, se davvero vuole andare al voto insieme alle regionali, deve sciogliere il nodo della sua candidatura il prima possibile e a quel punto il quadro sarà più chiaro. Stesso dicasi delle forze di opposizione, in particolare del centro sinistra. Se davvero vogliono creare una alternativa all’amministrazione uscente deve mettere al centro la politica.

Correre con le firme in mano nei corridoi del palazzo di via Verdi serve a poco, ciò che serve alla città è un progetto politico serio e credibile, con idee concrete e soluzioni politiche condivise. Mandare a casa De Magistris attraverso un atto notarile serve a poco se non si ha una alternative da proporre ai cittadini, il rischio sarebbe quello di creare un ennesimo vuoto che potrebbe essere riempito nuovamente da facili populismi e demagogie rivoluzionarie. Chi riuscirà a mettere intorno allo stesso tavolo le tante associazioni, i comitati, le cooperative, le categorie sociali, i lavoratori, la società civile e i cittadini e riuscirà finalmente a dare una visione di città e proporre un futuro che sia concreto riuscirà a riempire quel vuoto. Ciò che manca dunque è la politica, ma la partita è ancora aperta e tutta da giocare.