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Toccafondi: "Ma di chi è la scuola?"

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La lettera di Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, pubblicata dal "Corriere Fiorentino", 7 giugno 2020

Caro Direttore,

le vicende legate alla scuola stanno facendo emergere un paradosso che da anni covava sotto la cenere. Tutti siamo coralmente d’accordo a parole quando diciamo che: la scuola è fatta per i ragazzi. Il dibattito pubblico invece, quando a tema c’è la scuola, parla di altro e viene monopolizzato da concorsi, spesso richieste di sanatorie, scioperi. Comprendo le aspettative di tanti precari che lavorano nella scuola ma a volte vedo un’ampia differenza tra questa esigenza e la volontà di far entrare a scuola i migliori insegnanti, i più motivati e bravi.

Questa differenza nel dibattito pubblico sulla scuola raggiunge in questo strano e difficile periodo, vette per me incomprensibili. Due casi negli ultimi tre mesi sono a mio giudizio risaltati evidenti.

Il primo. Inizi di marzo, con la chiusura di tutte le scuole della nazione, tantissimi docenti e maestre si sono da subito adoperate per stare in contatto con i “loro” ragazzi, anticipando circolari e note ministeriali sulla didattica on line. I sindacati in alcuni casi hanno inviato diffide ai Presidi intimando di non effettuare didattica a distanza. Cosa simile è accaduta a livello nazionale, Ministero che elaborava linee guida urgenti su didattica a distanza e sindacati contrari. Mi chiedo: per chi è fatta la scuola?

Il secondo. Sta terminando un anno scolastico senza precedenti. Tre mesi con scuole chiuse per 8 milioni di studenti. In alcune regioni la scuola termina lunedì 8 giugno. I sindacati che fanno? Sciopero. Scioperano in un momento in cui c’è un decreto scuola che assume quasi 80mila persone della scuola, a tempo indeterminato, con 1 miliardo e mezzo di investimento per la scuola nel decreto rilancio e tutto questo per non fare didattica a distanza l’ultimo giorno di scuola. Si nega così anche l’ultimo giorno, non dico in presenza, ma anche a distanza. Sono convinto che in pochi seguiranno lo sciopero ma resta il messaggio e anche questa volta mi chiedo: per chi è fatta la scuola? Le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali sulla riapertura a settembre sono giuste e anche noi ribadiamo la necessità di riaprire le scuole quanto prima e in sicurezza, non smembrando le classi e tornando alla vera ed unica didattica che funziona ovvero quella in classe, senza barriere di plexiglas, ma non è certo con uno sciopero l’ultimo giorno di scuola che diamo un aiuto a chi sta soffrendo di più in questa situazione: le famiglie e soprattutto i ragazzi.

A questi punti se ne aggiunge uno, piccolo perché riguarda la vicenda di una singola maestra, ma gigantesco perché fa comprendere in un colpo quella sproporzione e soprattutto fa comprendere molto bene che per tantissimi docenti è chiarissimo che la scuola è fatta per i ragazzi. È la storia della maestra di Prato che ha organizzato una lettura di un libro all’aperto, in un parco invitando i “suoi” ragazzi - tutti a distanza - per fare quello che la scuola fa: educare, socializzare, interagire, dialogare. A quella maestra non glielo ha ordinato nessuno, lo ha fatto perché sentiva fosse utile fare quel momento per i ragazzi. Un sindacato ha subito fatto sapere che non si poteva e doveva fare. Perché non era dovuto, perché nessuna circolare lo dice, perché mette in cattiva luce gli altri colleghi....ma per quanto mi riguarda il vero motivo di questo accanimento è perché non è chiaro - così come dovrebbe essere - che la scuola è fatta solo e soltanto per i ragazzi.