Intervista di Manuela Plastina, "la Nazione", 8 giugno 2021.
Uno degli effetti a breve e lungo termine del Covid su ragazzi potrebbe essere l'aumento degli abbandoni scolastici: è quanto teme Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in commissione cultura e istruzione alla Camera, già sottosegretario alla scuola. Un timore che chiede di prevenire con una riforma scolastica improntata sulla concretezza.
Onorevole Toccafondi, i maturandi toscani stanno rispondendo bene alla campagna vaccinale.
«Dai dati fornitimi dalla Regione, nel weekend e nella prima parte di ieri, ha fatto richiesta del vaccino il 67% dei ragazzi toscani che si apprestano alla maturità. Si parla di 22-23 mila iscritti alla prima dose. Con questa risposta dimostrano di essere già maturi».
Non è mancato qualche intoppo nelle prenotazioni.
«Per quasi due giorni gli studenti delle scuole paritarie non si sono potuti iscrivere, perché qualcuno si era infatti dimenticato di inserire i loro istituti scolastici nel sistema. L'errore è stato corretto, ma è un campanello d'allarme: dobbiamo pensare ai ragazzi, non alle scuole».
Ritiene che la vaccinazione sia importante anche per gli studenti dai 12 anni in su?
«Fondamentale per garantire il rientro in aula per tutti. La didattica a distanza non è scuola 100%: tra farla in video e in presenza, c'è una differenza abissale, soprattutto per chi fa più fatica, per gli ultimi. Non parlo solo di chi non possiede gli strumenti informativi, ma anche di chi non ha un contesto familiare che può supportare il ragazzo».
La nostra regione rispetto ad altre è riuscita a limitare l'uso della Dad
«Sì, è stato fatto un buon lavoro, ma anche da noi è stato un anno difficile per tanti ragazzi. Il rischio è che gli ultimi siano sempre più ultimi, e soprattutto che diversi ragazzi abbandonino la scuola».
Ha esempi specifici?
«I dati confermano che il 20% dei ragazzi sceglie le scuole professionali. Il 14% di loro non ultima il corso di studi. Per lo più gli abbandoni avvengono già al biennio. È un fallimento».
Come rimediare?
«Ripensando al ruolo del professionale, sfruttando il Piano Draghi e le risorse anche per una riforma di questi istituti superiori scelti dai ragazzi per entrare prima in contatto col mondo del lavoro. Ma se in particolare nel biennio, invece dei laboratori, si trovano ad affrontare tanta teoria quasi come a un liceo, scappano, si sentono traditi».
L'esperienza fatta quest'anno ritiene possa essere l'occasione per cambiare qualcosa?
«Lo può essere per ripensare al ruolo della scuola e alla possibilità di accompagnare i ragazzi facendo scoprire loro la strada giusta. I professionali devono tornare a essere professionali: conoscenza e competenze, sapere e saper fare possono stare insieme, senza scandalizzarsi».