Intervista di Guido Fiorini, "il Tirreno", 15 gennaio 2021.
"Puff, il miliardo di euro non c'è più". Anche se può sembrare solo un gioco di prestigio degno di Mandrake, quanto emerge dagli atti del ministero delle Infrastrutture, è reale come il coniglio tolto dal cappello. Ed è drammatico per la Toscana. In sostanza la Tirrenica, l'"autostradina" che Anas dovrebbe realizzare fra Rosignano e Tarquinia, non è nell'elenco, trasmesso alla commissione trasporti della Camera proprio in questi giorni, delle opere da commissariare, in base al decreto semplificazioni approvato a luglio.
Forse ci sarà un secondo elenco, più avanti, ma dato che i miliardi stanziati sono 199 su un fabbisogno complessivo di 273 (73% del fabbisogno), tutto lascia pensare che andando in coda i 1.019 milioni previsti per la Tirrenica quando (e se) sarà il momento, non ci saranno. Si prospetta un'altra beffa per la Toscana, nonostante le numerose dichiarazioni pubbliche della ministra Paola De Micheli che, fin da luglio, ha sempre rassicurato su commissariamento e finanziamento.
A lanciare l'allarrne è l'onorevole Raffaella Paita, ligure della Spezia, peraltro città che è toccata da quel pezzo di A12 che funziona. Ex assessore Pd alle Infrastrutture della giunta Burlando, da poco più di un anno passata ad Italia Viva, è la presidente della IX commissione Trasporti della Camera.
«Quest'opera è nell'elenco delle opere prioritarie da un secolo, cambiano i nomi, ma la zuppa è sempre la stessa. Ma il passo in avanti che era stato fatto, grazie anche alla pressione di noi di Italia Viva, è che quando si era deciso di estrapolare dall`elenco generale quaranta opere che partissero subito applicando il commissariamento, cioè l'articolo 9 del decreto semplificazioni, le tre priorità che erano state indicate per la Toscana, al momento del voto nel luglio scorso, erano la Darsena Europa di Livorno, la Grosseto-Siena-Fano (la E78, ndr) e la Tirrenica. Sulla base di una richiesta pervenuta dai territori».
L'articolo 9 del decreto, in sostanza, stabilisce che per l'esecuzione degli interventi, i commissari straordinari possono essere abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici. Quello che molti chiamano "modello Genova", perché ha permesso la ricostruzione, in tempi brevi, del ponte Morandi.
E poi cosa è successo?
«È successo che hanno perso sei mesi di tempo per inviare questo elenco al Parlamento, quindi alle commissioni competenti, in testa quella che presiedo. L'elenco è arrivato in questi giorni e ho scoperto due cose. La prima, la più grave, è che non ci sono ancora i commissari. Quindi servirà un atto distinto e perderemo altro tempo: invece di fare tutto in una volta sola, opere e commissari, come peraltro prevedeva la norma, dovremo ritrovarci di nuovo. Abbiamo chiesto di inviarli prima possibile, ma ancora non li abbiamo avuti. L`altra cosa di cui mi sono accorta è che, fra le quaranta opere, la Tirrenica è sparita. C'era a luglio, non c'è più sei mesi dopo».
Ha capito il motivo?
«Mi sono mossa subito, con una serie di contatti informali. E la spiegazione che mi è stata data è che c'è un problema di concessione e che prima va risolto il problema e poi sarà nominato il commissario».
Il problema è noto da tempo. Con il decreto Milleproroghe del febbraio scorso la concessione è stata tolta a Sat e passata ad Anas. Ma Sat chiede un indennizzo, una sorta di "ristoro" per usare una parola di moda in questo periodo, per aver perso la possibilità di fare i 187 km che mancano e, in seguito, di prendersi i pedaggi. Oltre a quelli che già incassa per la tratta Livomo-Rosignan o Barriera e Civitavecchia-Tarquinia, peraltro ritoccati dopo una sentenza del Tar alla fine di dicembre. Ma non sono spiccioli: Sat chiede 200 milioni (160 milioni a parziale copertura dei lavori per i due monconi a nord e sud e 40 milioni per i progetti), oltre a 127 milioni per il subentro al termine della concessione (2028).
Ma questa cosa non era nota già a luglio?
«Certo che si sapeva. Ma ci sono altre opere che hanno problemi gestionali, come la Metro C di Roma. Che però è inserita. Il problema è che hanno perso tempo nel passaggio della concessione. Sono sincera: il fatto che non sia nell'elenco apre tutta una serie di dubbi sulla volontà di andare avanti. Posso anche accettare la motivazione, ma non capisco perché altre opere con problemi analoghi ci sono. Non vorrei che ci fosse un disimpegno, che l'opera finisca nel dimenticatoio anche in questa stagione politica. Credo che il territorio toscano, con le sue istituzioni, debba chiedere chiarezza. Anche perché questo "buco" non è solo un problema toscano, ma è un problema per tutta l'Italia. Penso, solo per fare un esempio, ai risvolti sulla portualità. È grave che questo problema non sia stato affrontato da luglio e che non ci abbiano informato prima».
A questo punto, oltre che al ministero delle Infrastrutture, la palla passa nella mani della Regione. Che, proprio in questi giorni, ha ricevuto l'elenco delle opere finanziabili con il "Recovery Plan". Soldi decisivi per lo sviluppo della Regione e per il rilancio della costa, da troppo tempo ridotta a "sud" della Toscana. Con gravi danni per tutto il sistema economico.