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Storie di Leopolda: Massimo, una vita di passione politica

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Abbiamo chiesto ai simpatizzanti di Italia Viva di raccontare perché hanno deciso di recarsi a Firenze, per la decima edizione della Leopolda. Qui il messaggio che ci ha inviato Massimo Micucci, esperto di comunicazione politica, vero veterano della Leopolda.

"Sono stato in politica, (troppo) a lungo, è stata una scuola ed un privilegio fino al 2000. Debbo alla politica il fatto di essere diventato un tecno-curioso ed un imprenditore. Poi, diciamo, è grazie a D’Alema (quello del 1997) che sono diventato riformista.

Io sono rimasto lì ed, in seguito, ho sostenuto Renzi, anzi la sua linea più coraggiosa. Dopo il 1997, era mancato il coraggio di competere, di rompere con la paura e la pigrizia dei miei “deludenti” fratelli, mai emancipati, mai liberi, non dalle radici, ma dal rimpianto.

C’è voluto il coraggio di una età diversa ed una diversa cultura. La generazione dei miei fratelli degli anni '60 e '70 si racconta come le pare, ma alla fine è stata conservatrice, gradualista, tremebonda e insieme prepotente (basti pensare alle politiche relative alle pensioni); anche i riformisti. Tra quelli venuti dopo, qualcuno ha avuto il coraggio delle riforme, di restare nel Partito Democratico, dopo aver perso le prime primarie, di rimettersi in gioco diverse volte e subire un attacco.

Il coraggio di sbagliare e di perdere non è una condizione psicologica, è un fattore politico che ha appassionato tanti “vecchi” militanti del cambiamento, accanto a tanti nuovi che si sono affacciati alle varie edizioni della Leopolda. Il coraggio delle prime Leopolde è stato quello di compiere una esperienza di scouting sociale e politico che ha fatto storia, una chiamata a “raccolta”, che poteva diventare una specie di ordinato “talent” che le vecchie forme organizzative (Il Partito, I Circoli) non potevano far durare.

Io ho imparato dal partito, molto; poi ho disimparato e costruito grazie ad una esperienza sociale: l’attività imprenditoriale nella comunicazione, e l'ho fatto partendo da 0. Non mi considero un fan ma un curioso, ho avuto posizioni molto diverse, quando è mancato il coraggio. Per esempio, non ho votato Marino. Non ho condiviso la linea scelta a Roma, e, alle ultime elezioni europee non ho rinnovato la tessera e non ho votato per il Pd perché segue ormai, come è suo diritto, la linea di Zingaretti, Orlando e Franceschini.

Con tutta l’amicizia per il primo e la stima per il terzo, io no. E’ stato il Pd ad allontanarsi da me e, poi è stato Renzi a riavvicinarsi, con una iniziativa politica coraggiosa, e dare il via ad un governo che salvasse l’Italia, per quello che alle Frattocchie avremmo chiamato "interesse nazionale". Adesso Italia Viva è una conseguenza naturale ed onesta di tutto questo".


"Oggi mi occupo di comunicazione, anche per una Università inedita come è la Link Campus, e la mia è una curiosità (ed un impegno) rilassata, pro-bono, simile a quello che provai nel 2009 quando il neo-sindaco di Firenze - in vista di non so quale anniversario (credo 120 anni dalla morte) di Antonio Meucci - propose ai due allora giovani dirigenti di Google, che avevo accompagnato a Palazzo Vecchio, di presentare il sistema Android, appena lanciato ad ottobre del 2008, al Teatro delle Pergola, dove, appunto, Meucci aveva sperimentato uno dei device che anticiparono il telefono. Insomma quel che mi piace: il passato ha un senso se serve a costruire il futuro. Tutto qui".

E voi? Ci sarete alla Leopolda 10? Mandateci le vostre storie e foto, all'indirizzo [email protected]