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Rosato: Sfiducia? Una tattica per di più fallimentare.

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L'intervista a Ettore Rosato per QN/ Il Giorno/ Il resto del Carlino/ La Nazione 

di Cosimo Rossi

«Il parlamento non è un tribunale».

Il deputato e segretario del Copasir Ettore Rosato spiega così la ragione del garantismo di Italia Viva, che non si associa alla richiesta di dimissioni della ministra Daniela Santanchè avanzata a gran voce dal resto delle opposizioni. Il lungo intervento di Santanchè in Senato ha lasciato perlopiù insoddisfatte le minoranze. E il M5S ha presentato una mozione di sfiducia.

Cosa ne pensa Italia Viva?

«Intanto il parlamento non è un tribunale. Inoltre l'approccio che adotta una parte dell'opposizione, affrettandosi a presentare una mozione di sfiducia nei riguardi della ministra di Fratelli d'Italia, ottiene come sempre il solo l'obiettivo di cementare ancora di più la maggioranza».

Come mai, mancato Berlusconi, i temi giudiziari catalizzano ancora l'attenzione pubblica più di ogni altra cosa?

«I giornalisti fanno il loro mestiere. E, per fortuna, in una democrazia come la nostra possono farlo in piena libertà. Troppe volte, però, continuo a veder avversari o alleati politici coinvolti in vicende che occupano le prime pagine dei giornali o dei rotocalchi televisivi e poi, dopo un po', si sgonfiano in un nulla di fatto. Un nulla di fatto che nel frattempo ha comunque provocato una lesione alla credibilità di persone risultate poi estranee».

Al riguardo, cosa pensa dell'ulteriore stretta alla pubblicazione delle intercettazioni prevista dalla riforma Nordio?

«Penso che gli strumenti della magistratura non vadano mai spuntati. Anzi. Ma il compito della magistratura è andare a processo, non in prima pagina. E dimostrare i fatti non facilitare la gogna. Rispetto a questo, che è un principio costituzionale, la riforma Nordio fa passi avanti che noi sosteniamo».

Calenda si dice dello stesso avviso. Perché allora sul caso Santanchè siete in attrito?

«Sfumature poco rilevanti».

Il salario minimo invece è più concreto. Italia Viva non sostiene la proposta avanzata dalle altre opposizioni... 

«Personalmente penso che ci sia un problema gigantesco nel paese, che sono appunto i bassi salari. Sono convinto che si tratti di un tema da affrontare soprattutto dalla maggioranza, che ha la responsabilità di governo. E che perciò a luglio, quando si svolgerà la discussione chiesta dalle minoranze sulla proposta di legge, non potrà buttare la palla in tribuna».

Il presidente Carlo Bonomi ha espresso un parere favorevole di Confidustria. Questo potrebbe indurre il governo a cambiare idea?

«Penso che proprio per questo la sfida debba essere posta al governo. Dobbiamo incalzare l'esecutivo perché si faccia carico del problema e ci presenti la sua soluzione. Che non possono essere parole. Non si può rinviare la discussione su un argomento che nel pese è sentito e sofferto da milioni di italiani; compresi coloro che lavorano in appalto per la Pa con stipendi inadeguati. Servono risposte pratiche, capaci di cambiare la vita delle persone».

Quale altra via se non fissare un minimo legale?

«È quel che chiediamo al governo. Ho sentite numerose ipotesi, anche nelle parole della premier e i ministri. È giusto che ora si trasformino in risposte. Senza pretendere miracoli. Ma avendo chiaro che si tratta di un percorso non ulteriormente eludibile, anche perché aggravato dai tassi di inflazione che crescono».