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Scalfarotto: Tornare indietro sarebbe insensato all’Italia serve una casa dei riformisti

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L'intervista a Ivan Scalfarotto per "Il Messaggero" 

Senatore Scalfarotto, il progetto del partito unico è già su un binario morto?

«Certo che no. Le ragioni per la nascita di un partito unico del Terzo polo stanno nella polarizzazione politica del nostro Paese. L’Italia ha bisogno di una vera casa dei riformisti, un partito che dica con chiarezza che c’è bisogno di infrastrutture, di lavoro, di crescita».

Perché allora queste tensioni tra Renzi e Calenda? C’entra l’approdo dell’ex premier alla direzione del Riformista?

«Renzi, uno a cui anche i più aspri detrattori riconoscono capacità politiche non comuni, è quello che più di tutti ha creduto e crede in questo progetto. Per questo non ha esitato un attimo a fare un passo di lato e concedere la leadership a Calenda. Ma nessuno può pretendere che non coltivi i suoi interessi politici e non cerchi nuovi stimoli. A volte sembra che qualsiasi cosa Renzi faccia non vada bene: non va bene se è in prima linea, non va bene se si ritira: che Carlo, lo dico con il sorriso, si decida».

Cosa chiedete ai colleghi di Azione? Chiarezza?

«Semplicemente di proseguire sul percorso di costituzione del nuovo partito, che non si fa con le veline a mezzo stampa ma attraverso il congresso che deve partire dal basso, con i territori in prima linea: una roadmap che hanno largamente tracciato loro e che abbiamo volentieri condiviso. Un progetto utile al Paese: concentriamoci su questo, e lasciamo perdere le polemiche che destabilizzano i nostri elettori, che vedono prima Calenda complimentarsi con Renzi per la nuova sfida e il giorno dopo paventare inesistenti conflitti d’interesse».

 

E’ vero che non volete scioglie- re Italia viva per incassare i fondi del 2x1000?

«Quando ci sarà il nuovo partito, il patrimonio sarà ovviamente unico. Per noi parlano i comportamenti. Abbiamo contribuito a tutte le campagne elettorali del Terzo polo, dalle politiche alle regionali del Friuli, tanto quanto Azione. Peraltro, com’era giusto, la strategia per spendere quei soldi l’ha stabilita l’attuale leader di tutto il Terzo Polo e quei soldi hanno finanziato fra l’altro più che altro manifesti con il volto e il nome di Calenda».

A questo punto però il progetto non rischia di partire zoppo?

«Nel gruppo al Senato nemmeno ci ricordiamo chi sia stato eletto con Azione e chi con Iv. Le dirò di più: nei due partiti esistono sensibilità diverse su molti temi e può capitare che su singole questioni - come i diritti civili - ci si possa sentire più vicini a colleghi dell’altro partito. Buttare tutto senza un motivo sarebbe insensato. E da parte nostra non c’è nessuna intenzione di farlo».

Il leader sarà ancora Calenda?

«Facciamo un congresso anche per eleggere il nuovo leader. Carlo ha tutti i requisiti per aspirare a quella carica. Al di là dei singoli, tuttavia, è importante partire con il piede giusto e far sì che il leader di questo nuovo partito sia scelto dal basso, con la piena condivisione di iscritti e territori».