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Scalfarotto: "Servono risposte subito. O si cambia o andiamo via"

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Intervista di Leonardo Petrocelli, "la Gazzetta del Mezzogiorno", 7 gennaio 2021.  

Ivan Scalfarotto, Sottosegretario agli Esteri ed esponente di spicco di Italia Viva, grande è la confusione sotto il cielo della politica. Proviamo a mettere un po' d'ordine: voi cosa chiedete al premier Conte?
«Stiamo attraversando un momento realmente storico, uno di quelli che capitano una volta al secolo e spaccano il tempo. Dobbiamo essere all'altezza di questa sfida responsabilità e dare prova di una capacità strategica importante. Non possiamo essere quelli che decidono il 4 sera se il 7 mattina le scuole possono riaprire. Serve una visione del Paese. È su questo che Italia viva incalza il Governo, le tattiche politiche non c'entrano nulla».

Quindi non è che se vi danno un ministero per Rosato o la Boschi tutto improvvisamente si sistema?
«Certo che no, non si tratta, per così dire, di bassa cucina. Vogliamo capire se questo Governo è in grado di ridisegnare il profilo dell'Italia in vista del 2050, di guardare lontano. Altrimenti, preferiremo non assumerci la responsabilità di un fallimento».

Il che, tradotto, significa abbandonare le poltrone. Non solo le ministre Bellanova e Boschi, anche lei dovrà lasciare il suo sottosegretariato.
«Guardi, le mie dimissioni le diedi già a febbraio dello scorso anno. Il partito mi chiese di non finalizzarle a per l'emergenza Covid. Ma sono lì».

Qualcuno dice che è da «irresponsabili» paventare una crisi in questo momento.
«La crisi non deve diventare l'alibi per l'immobilismo. Se c'è qualcosa da cambiare meglio farlo subito. D'altra parte la Gran Bretagna cambiò il premier in pieno conflitto mondiale»

Esempio calzante: se Conte uscisse di scena le cose andrebbero meglio?
«Non è una questione personale così come non ci appassionano le discussioni sulle formule politiche: rimpasti, Conte ter. Le lasciamo ad altri».

Ma se non è una questione personale allora lei ritiene che, corretta la rotta sui contenuti, il Governo possa far bene così com'è?
«In teoria sì. Conte ha detto che i suoi ministri sono i migliori del mondo. Si può essere d'accordo o non d'accordo ma il punto, lo ripeto ancora, è lavorare sulla visione del Paese».

E allora entriamo in questa visione. Da dove cominciamo?
«Dal Mes sanitario perché è il primo passo da fare, anche cronologicamente per due ragioni. Innanzitutto perché è oggettivamente necessario e poi i soldi sono già lì a differenza di quelli del Recovery che arriveranno nel secondo semestre dell'anno».

Un pezzo di maggioranza, cioè il M5S, continua a opporsi.
«Mettono in campo una ragione reputazionale: se prendi il Mes fai brutta figura. A me sembra solo un pregiudizio sovranista e antieuropeista. È tempo di andare oltre».

Il secondo punto è il Recovey Fund. Anche qui sono volati stracci anche se la seconda bozza sembra contenere spunti a voi graditi. Si troverà un punto d'intesa?
«Esamineremo ogni proposta con attenzione. Nel frattempo ricordo che Italia Viva ha formulato una nutrita serie di osservazioni su cui attendiamo risposta».

In queste osservazioni cosa c'è per il Sud?
«La coesione territoriale è una delle priorità strategiche che l'Ue ci chiede di realizzare con il piano. Grazie a quei fondi abbiamo davanti a noi un'occasione per affrontare e risolvere la questione meridionale che non si ripresenterà per decenni».

E dunque che si fa?
«Innanzitutto le infrastrutture a cominciare da quelle fisiche. Purtroppo c'è chi, come il M5S, ancora si oppone alla Torino-Lione ma le grandi opere sono essenziali proprio per il Mezzogiorno. La verità è che l'Italia coperta dall'alta velocità ha cambiato forma: economia, relazioni, scambi, tutto decolla. Chi è tagliato fuori paga dazio».

Oltre alle infrastrutture fisiche?
«Quelle digitali e gli investimenti in capitale umano. Abbiamo coniato un acronimo, C.I.A.O. I di infrastrutture e O di opportunità. Nella prima bozza i soldi per giovani e lavoro erano pochissimi, meno che per il cashback».

Fin qui c'è già tanta carne al fuoco. Quanto tempo ha Conte per rispondervi?
«È stato il presidente a dirci che arriverà una risposta entro la fine della settimana».

E se non dovesse arrivare o se fosse negativa? Per cosa spingerete dopo essere usciti dalla maggioranza? Per il voto?
«Sarà il Colle a gestire la fase successiva, verificando la presenza di una maggioranza in Parlamento. Se devo fare un pronostico non credo che la legislatura andrà verso una fine prematura».

Avete dei paletti? In altri termini: governereste con i sovranisti?
«Non è nel novero delle cose possibili. L'europeismo è la pietra angolare del nostro lavoro».

Il nome di Mario Draghi è sinonimo di europeismo...
«Draghi è una persona di caratura eccezionale, rispettata a livello planetario ma è un valutazione che spetta al Quirinale se e quando si porrà il problema».

Capitolo Puglia: lei è stato candidato governatore, che ha impressione ricava da questo avvio di consiliatura?
«Le giunte di Emiliano non hanno mai tutti gli assessori: prima mancavano agricoltura e sanità, ora il welfare. E la politica che dice alla realtà: aspettami che ho da fare».

Al Welfare arriverà un 5 Stelle.
«Mi è dispiaciuto per il trattamento umano subito dalla Laricchia, era l'unica a non sapere cosa succedeva alle sue spalle: ho sempre detto che votare lei o Emiliano era la stessa cosa. In ogni caso, mi pare che la luna di miele fra il governatore e i pugliesi sia finita: se si viene votati come il male minore l'entusiasmo non può durare a lungo».

Chiudiamo su un episodio accaduto nella sua Foggia: il presidente del Consiglio Comunale, Iaccarino, dopo aver sparato a salve dal balcone non si dimette. Che ne pensa?
«È stata una scena che ha disonorato la città e la sua classe dirigente. Le forze politiche che governano Foggia dovrebbero dimostrare di avere ancora un minimo di dignità e rimuovere immediatamente Iaccarino dalla presidenza».