paese istituzioni

Scalfarotto: "Se c'è una visione, Italia Viva c'è"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

L'intervento alla Camera dei Deputati, 18 gennaio 2021.  

Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, buongiorno. Dimettersi da un incarico di governo è una delle decisioni più difficili, dolorose e complesse che possano capitare a una persona (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non si tratta di perdere le insegne del potere o lo status di sottosegretario o di Ministro, si tratta di rinunciare all’onore più alto che possa spettare a una cittadina o a un cittadino. Entrare in un ufficio come Ministro o sottosegretario significa lavorare tutti i giorni davanti a due bandiere, la bandiera italiana e la bandiera europea, che sono come una sorta di memento del valore simbolico di quelle bandiere, dei valori di libertà, dei valori di democrazia e anche del sacrificio che ha richiesto a tantissime persone, a tantissimi giovani, per poterci regalare quella libertà e quella democrazia.

È, quindi, una decisione che si prende con grande sofferenza e con grande meditazione, così come si riflette molto anche sul momento in cui lo si fa. Qualcuno ha detto: “Questo non è il momento di dare le dimissioni, perché è un momento complicato, è un momento difficile, è un momento di emergenza”, ma, mi lasci dire, signor Presidente, che io la penso nel modo completamente opposto, cioè penso che, proprio nei momenti di emergenza, la nostra coscienza di classe dirigente ci richieda di essere all’altezza del giuramento che abbiamo fatto quando siamo diventati membri del Governo: quello di servire in modo esclusivo la Nazione. Vede, signor Presidente, la paura, quello della paura è un sentimento che conosco e che rispetto, so che ha un effetto paralizzante e capisco che, quando una nave è nel pieno di una burrasca, i passeggeri hanno paura e hanno diritto di avere paura, è lecito che abbiano paura. Chi non può decidere sulla base della paura è il comandante di quella nave e anche gli ufficiali della sala macchine.

Non possono fare due cose: la prima è lasciarsi portar via della paura, la seconda è approfittare della paura per consolidare magari il proprio comando su quella nave. Quello che devono fare il comandante e gli ufficiali della sala macchine è assicurarsi che quella nave tenga la rotta nella burrasca, per uscire da quelle acque tempestose, ed è questo che la mia coscienza mi ha chiesto di fare in questo momento: mi ha chiesto di dire se il suo Governo, il nostro Governo fino a qualche giorno fa, fosse all’altezza di queste acque perigliose. E purtroppo, signor Presidente del Consiglio, io devo dire che così non è. Il suo Governo, il nostro Governo fino a qualche giorno fa, ha avuto una condotta, un’azione mediocre. Non lo dico soltanto io, lo dicono i giornali, lo dicono i ragazzi che manifestano fuori dal Ministero dell’Istruzione, lo dicono gli imprenditori, i ristoratori, gli operatori del turismo, lo dice la gente dello spettacolo che era davanti a piazza Duomo, lo dicono i lavoratori della cultura. Lei oggi ci ha fatto una lista di risultati, però non ci ha spiegato anche quali sono i problemi legati alle ombre dei risultati del Governo: i numeri della pandemia, un’economia a pezzi, più in basso e più colpita di molte altre economie, il numero dei giorni di scuola che abbiamo dedicato ai nostri ragazzi. Questa è una nave che ha proceduto per delle improvvise strambate, decisioni prese sempre all’ultimo momento.

Se riaprire la scuola il 7 gennaio si è deciso nella notte tra il 4 e il 5 gennaio, perché il nostro Governo si riunisce per qualche motivo di notte, senza pre-consigli. Ecco, questo è un problema. Un altro: a marzo finirà il divieto dei licenziamenti; io mi aspetterei il 18 di gennaio un dibattito in tutto il Paese su cosa succede, mi aspetterei la Ministra del Lavoro raccontarci come ci stiamo organizzando, e non lo sento. Ogni decisione viene presa all’ultimo istante, esattamente come è successo con il PNRR, il famoso Recovery Fund. Guardi, si chiama “nazionale” quel piano nazionale di ripresa e di resilienza perché dovrebbe appartenere alla Nazione, dovrebbe appartenere alle forze di opposizione, perché, dato che è un piano che dura degli anni, il Governo potrebbe cambiare e il nuovo Governo dovrebbe - io mi auguro che non siate voi, naturalmente - sentirlo comunque proprio. Dovrebbero sentirlo proprio i sindacati, le associazioni. Lei oggi ha parlato al sindacato, ma mi risulta che il sindacato non abbia grande facilità a raggiungerla, a dire la verità. Ma insomma bisognava che tutti si sentissero proprietari di quel progetto.

Pensi che noi che avremmo dovuto contribuire a scriverlo quel progetto, abbiamo dovuto pregare per poterlo leggere quel progetto)! L’abbiamo ricevuto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre - sempre di notte, naturalmente -, con un’allocazione dei fondi che non aveva senso e si creava addirittura una struttura - probabilmente anticostituzionale - che sostituiva il Governo con sei manager e trecento consulenti, creando anche un cortocircuito, perché non si capisce come facciamo ad eliminare trecento parlamentari e poi trovare trecento consulenti. Non funziona così! Ma il punto, vede, è che anche nella nuova versione, questo PNRR, con i suoi 209 miliardi - che attenzione, non sono garantiti, perché se il nostro piano non sarà all’altezza della situazione, l’Unione europea quei soldi non ce li darà -, questo piano, come dicono molti, anche oggi Bini Smaghi su la Repubblica, manca di una cosa che lei oggi ha molto invocato, ma che nel suo Governo, nel nostro Governo fino a qualche giorno fa, non c’è, che è la visione strategica, il pensiero, la direzione, l’idea del profilo del Paese tra venti o trent’anni. Non c’è!

Quel PNRR è una grande legge di bilancio, signor Presidente, è un elenco di cose, un elenco di progetti ministeriali - alcuni dei quali anche un po’ datati - che non danno soluzione ai problemi strutturali di questo Paese: la crescita, la mancata crescita, il gap di occupazione femminile, la questione meridionale. Se non li affrontiamo in questa sede, quando mai lo faremo, signor Presidente? E vogliamo parlare del MES? Lei dice: “Non fa parte del Recovery Plan”, ma è chiaro che se possiamo mettere sulla sanità i soldi del MES quelli che restano liberi li possiamo mettere su qualcos’altro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Allora le dico, signor Presidente, ripugna alla mia coscienza che noi abbiamo fatto uscire una bozza di piano pandemico, che è andata ai giornali, nella quale si parla di triage, cioè si dice che, in assenza di risorse, noi sceglieremo tra i pazienti quelli che possono avere benefici dalle medicine e quelli che non possono avere beneficio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). So che è la regola nella medicina, se c’è scarsezza di risorse; ma perché dobbiamo avere scarsezza di risorse se c’è il MES, che sono soldi immediatamente disponibili, che non vengono tra qualche trimestre, sono già lì?

Questo non si è fatto, e la spiegazione è sempre ideologica: perché facciamo brutta figura a prendere il MES. Ma questo non è altro che un cascame di quell’antieuropeismo che emerge nel Movimento 5 Stelle come un fiume carsico e che, per esempio, io vedo anche nella famosa vicenda del CETA, un Accordo commerciale con il quale nell’ultimo anno, nel 2019, abbiamo guadagnato mezzo miliardo di esportazioni che non riusciamo a ratificare perché quell’antieuropeismo strisciante c’è ancora (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Allora, Presidente, non c’è irresponsabilità in quello che abbiamo fatto, quello che noi abbiamo chiesto è che l’Italia avesse un Governo migliore, cioè che quella nave in quella tempesta fosse guidata da un Governo migliore, e questo non gliel’abbiamo mica chiesto solo noi. Io ho sentito anche l’onorevole Bordo adesso chiedere un’accelerazione e un cambio di passo, l’abbiamo sentito dal segretario Zingaretti. Ma lei, come il Conte zio manzoniano, è sempre per il troncare, per il sopire. Oggi ci ha fatto un altro elenco di cose da fare, sempre mai raccontandoci come e quando le farà, signor Presidente.

Questo è il punto! Noi le abbiamo chiesto un Governo migliore e lei subito ha cominciato a lavorare per un Governo peggiore (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva): lei si è messo a lavorare per un’altra maggioranza. È un Governo peggiore quello con una possibile altra maggioranza, perché sarà più povero aritmeticamente - non avendo i numeri, evidentemente potrà fare meno cose - ma sarà anche più povero politicamente, signor Presidente, perché sa che cosa succederà? Che mancherà quel motorino riformista che siamo stati noi, mi consenta di ricordarglielo. Oggi ho sentito che lei parlava della Cina, ancora una volta. Ecco, io sono arrivato in un Governo nel quale noi eravamo quelli che andavano a trovare i gilet gialli, noi eravamo quelli che avevano esponenti del precedente Governo e dell’attuale Governo che sono andati al congresso di Russia Unita o sono andati a trovare Maduro fino in Venezuela, siamo quelli che hanno firmato lo sciagurato Accordo (MOU) con la Cina e oggi invece siamo un Governo filo-europeista, filo-atlantico. Evviva!


È stato anche grazie al contributo di Italia Viva! Molte altre cose si sono fatte. Oggi lei parlava dell’assegno unico: io voglio ringraziare la Ministra Bonetti per il lavoro che ha fatto, voglio ringraziare la Ministra Bellanova per il lavoro che ha fatto. Allora, quello che noi stiamo chiedendo, ripeto, è un Governo migliore per il Paese, e a quel Governo migliore siamo disponibili a lavorare, perché - tutto il contrario dell’irresponsabilità - perché pensiamo… Io vedo che oggi lei, finalmente si decide ad annunciare la cessione della delega sull’intelligence; ma abbiamo dovuto dimetterci noi per sentirglielo dire, perché lei, il 30 dicembre, lo aveva escluso! Allora, ripeto, con lei c’è sempre questo troncare, sopire, domani facciamo una task force, facciamo un incontro e un vertice… ma le cose non succedono mai. E, in questo momento così importante, le cose devono succedere subito, signor Presidente. Non si può traccheggiare, non è l’epoca del piccolo cabotaggio, non è l’epoca del rimandare, e questo è stato il tratto del suo Governo, dello stile della sua azione di governo.

Questo è il problema e questo noi abbiamo voluto porre sul tavolo e lo facciamo con fermezza. Allora, le dico questo: se c’è da creare un Governo migliore, noi non abbiamo nessuna pregiudiziale sui nomi - abbiamo accettato che il capo di questo Governo fosse uno che aveva governato con la Lega fino al giorno prima, figuriamoci se oggi mettiamo un veto su di lei - ma le chiediamo di fare quello che tutta l’Italia le chiede, cioè di muoversi, di darci delle risposte, di darci una visione e una direzione, una strategia. Se questo c’è, noi ci siamo. Perché guardi, io ho rinunciato al mio incarico per mantenere le mie idee. Se, invece, il progetto è di lasciare le proprie idee per mantenere il proprio incarico, evidentemente noi non ci saremo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). E questo sa perché? Perché quando si va a governare - glielo dice uno che il suo incarico l’ha lasciato - si fa un patto con i cittadini di oggi, con i figli dei cittadini di oggi e con i loro figli, e se noi non avremo un Governo capace di governare - e, le ripeto, purtroppo l’evidenza ci dice che questo è un Governo dei tempi ordinari, non è un Governo dei tempi straordinari, questo è il limite del suo Governo, signor Presidente - , se ci sarà la possibilità di dare un Governo vero a questo Paese, Italia Viva non mancherà.

Chi lo desidera può rivedere l'intervento qui di seguito o a questo indirizzo.