Estratto dell'intervista di Francesco Cerisano, "Italia Oggi", 26 novembre 2021.
Un primo passo importante sulla strada delle riforme degli enti locali. Ora avanti «con la revisione del Tuel che mi auguro che il governo licenzi entro la fine dell'anno». Nel giorno dell'approvazione della proposta di legge Pella, il sottosegretario al ministero dell'interno, Ivan Scalfarotto, guarda avanti e prova a dettare un cronoprogramma per il disegno di legge del governo che conterrà una delega per riscrivere il Testo unico (dlgs 267/2000) ma anche norme puntuali, immediatamente precettive sulla governance delle province.
In aula, nel dare parere contrario a tutti gli emendamenti parlamentari formulati (molti dei quali ampiamente condivisibili) Scalfarotto ha spiegato le ragioni del no del governo. Un no di metodo, più che di merito visto che molte questioni saranno affrontate proprio nella riforma organica del Tuel che l'esecutivo si appresta a varare. Sarà quella la sede per affrontare nodi cruciali come la responsabilità dei sindaci, l'eventuale riscrittura della legge Severino e la riforma dell'abuso d'ufficio. Un tema quest'ultimo su cui, ha detto Scalfarotto, «siamo tutti d'accordo, ma ora è essenziale avere ben chiara quale debba essere la strada per coglierlo visto che quando si interviene sul diritto penale bisogna sempre agire con grande attenzione».
Sottosegretario, chiusa la partita della proposta di legge Pella si apre quella della revisione del Testo unico. O meglio gli enti locali si augurano che si apra al più presto vista l'urgenza di molte tematiche sollevate in aula alla Camera proprio nel corso del dibattito sulla proposta di legge. A che punto siamo?
Stiamo lavorando con la maggioranza per definire un articolato che abbia la maggiore condivisione possibile. Sono giorni di riunioni in sequenza per valutare punto per punto il provvedimento.
Quando potrebbe essere pronto un testo da portare in consiglio dei ministri?
Il mio auspicio è che entro la fine dell'anno si possa arrivare ad elaborare un testo definitivo da portare in cdm e poi all'esame del parlamento. A quel punto resterebbe poco più di un anno, prima della fine della legislatura, per approvare la delega e i successivi decreti delegati. Non tantissimo tempo, ma nemmeno poco considerando l'ampia estensione della maggioranza che costituisce un'occasione irripetibile per fare le riforme.
Chi lo desidera può leggere l'intervista completa su "Italia Oggi".