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Scalfarotto: ""In campo per il vero riformismo: Emiliano e Fitto sono uguali"

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Intervista di Antonello Cassano, "Bari - la Repubblica", 4 agosto 2020. 

«La nostra presenza è necessaria per portare una voce riformista in Puglia, contro il sovranismo di destra, la decrescita dei 5 Stelle e il populismo del centrosinistra di Michele Emiliano». Ivan Scalfarotto, sottosegretario al ministero degli Esteri, è il candidato presidente per Italia Viva, Azione e +Europa alle elezioni regionali di settembre.

Da settimane è in tour per la Puglia. Con la sua candidatura si è ufficializzata la rottura del centrosinistra pugliese.

Ma non sarebbe stato meglio da parte vostra presentarvi alle primarie di gennaio?
«Quelle primarie, organizzate dal Pd, erano farlocche. Lo dicono i numeri: 80 mila votanti rispetto ai 140 mila della volta precedente, e in alcuni Comuni i dati sono stati molto singolari. Coloro che vi hanno partecipato hanno finito con il legittimarle. Il Pd pugliese è un partito privo di autonomia, nel senso che è sotto il pieno controllo di Emiliano che gestisce tutto con pugno di ferro».

Così però il giorno dopo le elezioni in caso di sconfitta del centrosinistra vi accuseranno di aver contribuito a consegnare la Puglia alla Lega.
«Per me Raffaele Fitto e Emiliano sono la stessa cosa. Questo non significa che io sia equidistante tra Pd e Lega: è il Pd pugliese che ha posizioni schiettamente populiste. Dall'altro lato c'è il sovranismo di Fitto e poi la decrescita dei 5 Stelle. Per questo non era pensabile che in queste elezioni non ci fosse una voce riformista, europeista, pragmatica».

Ilva, Tap, xylella, trivelle. Sono alcuni temi che hanno diviso Emiliano da Matteo Renzi. Qual è la sua posizione su questi temi?
«Mi sono opposto alle posizioni di Emiliano su queste vicende perché ha sempre lisciato il pelo dell'opinione pubblica. Ha detto che Ilva doveva andare a gas sapendo che tecnicamente non era possibile, e poi ha rifiutato l'arrivo del gas, bloccando in tutti i modi la Tap».

In realtà Emiliano chiedeva di spostare l'approdo.
«Che vuol dire "non facciamola". Emiliano è sempre stato su posizioni molto più vicine ai 5 stelle. Pensi alla xylella e ai vaccini, ha abbracciato posizioni antiscientifiche che con la sinistra europea non hanno nulla a che vedere».

Sull'Ilva però il governo e il Pd alla fine hanno seguito la strada indicata da Emiliano e ora parlano tutti apertamente di decarbonizzazione.
«Prima di tutto bisogna dire che l'Ilva è strategica per Taranto, la Puglia e l'Italia. Su questo non ho mai sentito parole chiare da Emiliano. Quando parliamo di idrogeno, parliamo del futuro, perché l'idrogeno non è una cosa che succederà domattina. Bisogna sicuramente investire in quella direzione, ma ora l'unico modo per procedere è fare in modo che ci siano importanti investimenti perché la fabbrica continui a produrre e lo faccia in assoluta sicurezza».

Il tema appartiene al passato, ma sarebbe a favore delle trivelle in Adriatico?
«La mia opinione è questa: dobbiamo mettere al centro l'ambiente e la sostenibilità. Dopodiché dobbiamo però anche avere una strategia energetica. Come tra salute ed economia, spesso chi governa si trova davanti a decisioni difficili, che richiedono di assumersi una responsabilità. Quello che non ha mai fatto Emiliano che, nel momento in cui esplose il tema delle trivelle, si limitò a sparare a palle incatenate contro il governo del proprio partito».

La soglia di sbarramento è molto alta. Rischiate di non entrare in consiglio regionale.
«Credo che l'otto per cento di soglia di sbarramento oltre che in Puglia ci sia solo in Turchia. Io però penso che noi entreremo. Stiamo facendo una campagna non solo per la raccolta del consenso elettorale, ma per il radicamento di due partiti, Italia Viva e Azione, che sono nati da poco tempo. I nostri candidati e volontari di oggi saranno i dirigenti e i militanti di domani».

Tiene banco il pasticcio della doppia preferenza. Non c'è obbligo di rispetto della proporzione 60/40. I partiti in pratica possono fare le liste come vogliono.
«È ovvio che qualsiasi soluzione presenterà problemi tecnico-giuridici. Ma questa è l'ennesima conferma del disastro politico e istituzionale che si è verificato non modificando la legge secondo la strada maestra, quella del consiglio regionale, e costringendo il governo a commissariare la Regione. Provare ad attribuirsi qualche merito, come ha fatto Emiliano, dopo aver causato questo pasticcio significa non avere il senso del ridicolo. Se la maggioranza avesse fatto per tempo la nuova legge elettorale, non ci sarebbero stati problemi. Un'ulteriore dimostrazione del fatto che questo pasticciaccio brutto creerà tantissime incertezze, interpretazioni, finanche ricorsi. Per cui Emiliano ha compiuto un disastro sul fronte istituzionale, politico e legale».

Italia Viva rispetterà la parità di genere?
«Le capolista saranno tutte donne, cosa che fra l'altro fece anche Emiliano cinque anni fa, senza però eleggerne nemmeno una. Noi invece lavoreremo per farle eleggere».