Governo Quirinale

Scalfarotto: "Importante la conferma di Mattarella. Il centrodestra ne esce con le ossa rotte"

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Intervista di Mimmo Cicolella, "l'Edicola del Sud",  2 febbraio 2022.

«È stata una settimana lunga e faticosa, ma ce l’abbiamo fatta e con il risultato migliore». A parlare è il Sottosegretario al Ministero dell’Interno, Ivan Scalfarotto, foggiano d’adozione e che rappresenta il territorio con uno dei massimi incarichi istituzionali. Scalfarotto ha vissuto entrambe le elezioni del Presidente Mattarella.

Viceministro cosa significa la conferma di Mattarella a Capo dello Stato?
«È prima di tutto un segnale di stabilità per il nostro Paese, importante soprattutto per l’Europa e per i Mercati. Entrambi attendevano con attenzione l’elezione del nostro Presidente. Con la riconferma di Mattarella abbiamo dato un'idea di stabilità del nostro Paese. Un Presidente della Repubblica apprezzato in tutto il mondo e un Presidente del Consiglio che è un punto di riferimento per il sistema economico finanziario internazionale. Cosa vogliamo di più?».

Direi anche il Presidente che volevano gli italiani.
«Mattarella è stato voluto dai parlamentari, non dai leader. Un voto proveniente dal “basso”, che ha interpretato il volere degli italiani, che in questi sette anni lo hanno apprezzato, non solo per il suo lavoro di uomo politico e istituzionale, ma anche e soprattutto per il suo lato umano».

Anche se, insomma, la procedura di arrivo a Mattarella non è stata particolarmente ortodossa.
«Direi che è stata a dir poco confusa e caratterizzata da una “pochezza” politica, e anche istituzionale, che ha reso il percorso improvvisamente complesso e a volte “triste”».

Si riferisce in particolare all’azione di Salvini?
«È stata un’azione scriteriata, priva di una strategia. Ha fatto una serie di mosse che sembravano casuali e certamente non idonee a raggiungere l’obiettivo di eleggere un nuovo Presidente. Da una triade di nomi subito dimenticata a un totolotteria di figure tecniche che chiaramente ha finito con il bruciare, dimostrando anche poco rispetto verso figure nobili e prestigiose come quella di Sabino Cassese. Ha poi raggiunto il massimo dello sconcerto, quando non ha esitato a esporre al massacro la seconda carica dello Stato. È stata sicuramente più abile Giorgia Meloni con Crosetto: una figura apprezzata trasversalmente da tutto il parlamento, candidatura di bandiera che però ha preso – come lo stesso Nordio all’ultimo scrutinio – più voti di quelli del gruppo di FdI. La destra, comunque, ne esce con le ossa rotte e con una unità che non c’è più, così come dichiarato dalla stessa Giorgia Meloni».

La differenza con le elezioni del 2015?
«Beh, lì uscivamo dal momento difficile del 2013 con la candidatura fallita di Prodi e le dimissioni di Bersani. Io allora ero deputato di prima nomina e dopo essere stati travolti da quell’evento, che condusse alla conferma di Napolitano, fummo messi nuovamente alla prova due anni dopo. Lo stesso parlamento che nel 2013 aveva fallito, riuscì grazie a un capolavoro di Matteo Renzi, a mettersi rapidamente d’accordo sul nome di Sergio Mattarella. Alla sua elezione scoppiò un grande applauso».

Il momento della politica italiana è veramente ai minimi livelli storici. Non abbiamo dato un bello spettacolo agli occhi del mondo. Ci saranno ripercussioni sul Governo, dopo i problemi evidenziati nel centro-destra ma anche fra i pentastellati?
«Ha ragione. Il momento politico è critico. Ma ci sono problemi reali molto più importanti, come la crisi energetica e il rialzo delle bollette; la crisi dell’Ucraina; la pandemia; l’utilizzo dei fondi del Pnrr. Il governo dovrà impegnarsi nella soluzione di queste questioni: i problemi dei partiti saranno questioni di contorno, utili solo per i dibattiti sui giornali».