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Scalfarotto: "Ilva, diritto alla salute ed economia non possono essere alternative"

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Intervista di Ottavio Cristofaro, "la Gazzetta del Salento", 6 luglio 2020.

«La prima cosa che farei da presidente della Regione sarebbe certamente quella di nominare un assessore alla Sanità. Non si può gestirla con la mano sinistra e nel tempo libero, come se un presidente di Regione non avesse già tante cose a cui pensare». A parlare è il sottosegretario agli Esteri, Ivan Scalfarotto, candidato alla presidenza della Regione Puglia per Italia Viva, in visita prima a Taranto e poi a Martina Franca, per diversi incontri organizzativi in vista dell'avvio del tour pre-elezioni.

«Sarà una campagna elettorale diversa e difficile, innanzitutto perché la Puglia è una regione vasta, e in secondo luogo perché i partiti e le coalizioni hanno bisogno di riorganizzarsi in questa fase post lockdown».

Perché ha deciso di scendere in campo come espressione di Italia Viva, Azione e +Europa?
«Per noi era praticamente obbligatorio, per dare agli elettori una alternativa al populismo che oggi ha assunto 3 declinazioni. C'è il populismo di Salvini e delle destre, c'è quello della decrescita (in)felice dei 5 Stelle, e poi c'è il populismo istituzionale rappresentato da Emiliano. La nostra, invece, vuole essere una proposta europeista, pragmatica e modernizzatrice che guarda alle imprese e a quella Puglia intraprendente e che vuole parlare al mondo perché consapevole delle proprie potenzialità. Voglio immaginare una Puglia produttiva che non resti ad aspettare un reddito assistenzialista, ma che abbia voglia di lavorare».

La sua candidatura rischia, di fatto, di spianare la strada al centrodestra..
«Per me Fitto o Emiliano sono due facce della stessa medaglia. Il modo di amministrare di Emiliano lo abbiamo conosciuto in questi anni, Fitto invece oggi si ripresenta, nonostante mi pare sia già stato bocciato dai pugliesi. Sia chiaro, noi non siamo contro nessuno, ma vogliamo dare voce a quei pugliesi che diversamente non avrebbero alcuna rappresentanza».

Sarebbe disposto a fare un passo indietro per una coalizione unitaria di centrosinistra?
«Bisognerebbe rimescolare le carte e non c'è nessun segnale che vada in questa direzione. È evidente che Emiliano non abbia capacità di sintesi nel centrosinistra. Vedo solo una grande accozzaglia poco omogenea, tanto nella coalizione di centrodestra, quanto in quella di centrosinistra. La nostra, invece, è una proposta liberar-democratica e progressista».

Qual è la vostra proposta per Taranto?
«Diritto alla salute ed economia non possono essere alternative: è questa la lezione che abbiamo imparato dal covid. Lo stabilimento ex Ilva è strategico per Taranto e per il Paese. L'Italia è al secondo posto in Europa per la produzione manifatturiera, con le esportazioni che rappresentano 1/3 del Pil. Non avere più l'acciaio dell'Ilva significherebbe impoverire il Paese e perdere competitività inter nazionale».

Sì, ma come fare?
«L'economia non può essere nociva per la salute. Bisogna investire in tecnologia e ridurre l'impatto ambientale per mettere in sicurezza gli impianti. Sappiamo che la siderurgia è cosa complessa, mi rendo conto che non sia cosa facile, ma è certamente sbagliato semplificare una questione che vede sul tavolo argomenti complessi con cui fare i conti».