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Scalfarotto: "Alla Farnesina scelte che minacciano l'export"

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Intervista di Giovanna Casadio, La Repubblica, 1 marzo 2020

«Di Maio minaccia il commercio estero, mette in pericolo un terzo del nostro Pil… non posso avallare la frantumazione che ha deciso ». Ivan Scalfarotto, renziano, sottosegretario agli Esteri, ha congelato le sue dimissioni fino a quando non finirà l’emergenza coronavirus. Ma contesta la frammentazione delle deleghe sull’export.

Scalfarotto, l’epidemia blocca anche le sue dimissioni. Renzi le ha chiesto di non mettere in difficoltà il governo: è così?

«Renzi ha detto che avevo ragione nel merito, ma in questo momento le mie dimissioni sarebbero state scorrette nei confronti dei cittadini e delle imprese messe in ginocchio dall’emergenza. Però non le ho annunciate per un capriccio o un interesse personale» .

E perché, allora? Non è una questione di deleghe che non le hanno dato?

«L’export deve essere gestito in modo coerente e unitario, non frantumando la funzione per ragioni politiciste, dando un colpo al cerchio e l’altro alla botte. Di Maio così minaccia una delle colonne portanti della nostra economia che è il commercio con l’estero. Già lo ha messo sotto stress perché dallo Sviluppo economico l’ha voluto portare gli Esteri. Ora aggiunge la frammentazione… Significa mettere in pericolo un terzo del nostro Pil. Io non posso avallare queste scelta, tenendomi il mio posticino».

Quindi il rapporto di fiducia con il ministro Di Maio è venuto meno?

«Certamente non posso lavorare in una situazione in cui non si rispettano gli accordi, in cui mi è stato recapitato il decreto dove mi era assegnata la delega ai dazi, senza uno straccio di discussione».

Le sue dimissioni sono congelate?

«Quando la politica riprenderà la sua vita normale, renderò ufficiali decisioni che altrimenti avrei già preso».

Con l’ex capo dei 5Stelle proprio non funziona?

«Frazionare il commercio con l’estero per tenere buoni vari interessi è vecchia politica. Esattamente il contrario rispetto al perseguimento dell’interesse generale del Paese. Dai 5 Stelle che dovevano rappresentare il nuovo mi aspettavo qualcosa di diverso».

Resta per ora alla Farnesina da separato in casa?

«Beh, separato in casa lo sono sempre stato, essendo l’unico sottosegretario di Italia Viva al governo. Le mie difficoltà sono state maggiori di quelle di Manlio Di Stefano o di Emanuela Del Re».

Che sono rispettivamente sottosegretario e vice ministra, entrambi 5Stelle. Farnesina grillina?

«Con questa ripartizione delle deleghe i 5Stelle hanno il ministro, la cooperazione (Del Re) e il pezzo più importante del commercio estero (Di Stefano). Questo è un governo di coalizione ma agli altri partiti restano le briciole».

Comunque lei ha avuto la delega ai dazi.

«Separare la promozione del made in Italy (di cui si occuperà Di Stefano) dai dazi e dalle barriere che la limitano ( che sarà compito mio), è come dividere in due una squadra di calcio: la difesa, i dazi, su un campo mentre l’attacco gioca su un altro. Inoltre si creano problemi alle aziende perché si moltiplicano gli interlocutori e il governo nelle trattative all’estero è meno efficace».

Le sue dimissioni annunciate saranno un’altra buccia di banana sulla strada di Conte?

«In partenza non lo sono, perché la mia è una denuncia operativa. Però il problema politico c’è. Che una questione così importante per la nostra economia, come il commercio estero e la sua gestione, sia stata sottovaluta, indica il respiro corto del governo».

Con le mani libere si candiderà a sfidare Emiliano in Puglia?

«Non è in agenda. Vivo a Milano da quasi trent’anni, sono sicuro che in Puglia troveranno un candidato migliore di me».