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Scalfarotto: «Chi adesso si sorprende apparteneva al sistema»

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Intervista a Ivan Scalfarotto sul «Corriere del Mezzogiorno Puglia» del 13-04-2024

di Enrico Filotico

Scalfarotto l'aveva previsto: «Anche Vendola e Laforgia sostenevano quel sistema».

Ivan Scalfarotto nel 2020 Si candidò a governatore, arrivò ultimo, ma fece una dura campagna elettorale contro Emiliano: «Previdi tutto ciò che è successo, lo sostenevano anche Vendola e Laforgia». Il senatore di Iv: «Conte? Specula. Chi si sorprende di quanto sta succedendo è in pessima fede. Che in Puglia si fosse creato un sistema onnivoro era sotto gli occhi di tutti».

Nel 2020 erano quattro i candidati in corsa per la carica di presidente della regione Puglia. Michele Emiliano, Raffaele Fitto, Antonella Laricchia e il senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, che arrivò quarto. L'occasione fu buona però per mettere sul tavolo del dibattito pubblico temi che oggi sono protagonisti delle cronache nazionali.

Senatore Scalfarotto, che idea si è fatto di quello che sta accadendo in Puglia?

«La Puglia e Bari sembrano essersi trasformate tutto a un tratto in un luogo di corruzione e malaffare: in pochi giorni siamo passati da Apulia Felix a Sodoma e Gomorra. Dal punto di vista penale, inviterei tutti a tenere una posizione garantista fino a sentenza definitiva e a non lasciar dettare l'agenda politica dalle inchieste. Del resto, i problemi di cui parliamo erano visibili da anni, molto prima degli arresti di questi giorni».

E dal punto di vista politico?

«Chi si stupisce è in pessima fede. Che in Puglia il trasformismo fosse elevato a sistema e si fosse creato un sistema di potere onnivoro era sotto gli occhi di tutti. Tutti gli ex avversari politici di Emiliano erano già stati inglobati, da Francesco Schittulli che lo aveva sfidato direttamente a Rocco Palese che aveva sfidato Vendola: perdi le elezioni ma vai al governo lo stesso. Meraviglioso. E non dimentichiamo gli accordi con Pippi Mellone e la destra estrema. Se fosse possibile, Emiliano avrebbe voluto avere il 100% dei consensi, facendo il presidente, l'assessore alla sanità e all'agricoltura. Come disse Biagi di Berlusconi, "Se avesse un filo di seno”, farebbe anche l'annunciatrice».

Un problema con cui si è confrontato anche durante la campagna elettorale?

«Quello che mi rendeva incredulo durante la mia campagna elettorale, era il conformismo assoluto imperante in Puglia. Oggi ci si lamenta, però nel 2020 da Fabiano Amati a Michele Laforgia passando per Nichi Vendola, tutti hanno dato indicazione di voto per Emiliano. Nel 2020 il Pd diceva che la mia candidatura avrebbe fatto vincere i populisti. E invece con la vittoria di Emiliano i pugliesi hanno avuto un assessore alla sanità della destra e un'assessora al welfare dei 5 Stelle: e meno male che a far vincere i populisti ero io».

Le parole di Giuseppe Conte, giovedì mattina, le considera una speculazione?

«Ma certo. Come definirebbe altrimenti uno che ritira un assessore per averne due? Conte sta cercando semplicemente di disarticolare il Pd, ponendo come condizione per il campo largo che sia lui a comandare. Come in Sardegna. Quando questo non accade, per lui va benissimo che vinca la destra: d'altro canto è l'uomo che ha fatto il governo con Matteo Salvini. Lui utilizza la clava giustizialista per mettere in crisi il Pd. Poi Elly Schlein utilizza le speculazioni di Conte per accodarsi al giustizialismo grillino e far fuori i riformisti del suo partito, come vediamo dalle liste per le europee».

Come si è spiegato il suo risultato nel 2020? Prese appena l'1,6%.

«Rifarei quella campagna elettorale anche domani, nessun rimpianto o pentimento. Il fatto che sia dovuto tornare io in Puglia per candidarmi dopo 30 anni di vita a Milano è sintomatico della situazione: nessuno che vivesse qui ha avuto il coraggio di opporsi a Emiliano, perché in Puglia se non sei con lui non c'è nessuno spazio. Se ti frapponi, non esisti più, lo sapevano benissimo coloro che per anni hanno finto di essere i suoi avversari».

Il riferimento è ai consiglieri regionali oggi in Azione?

«Certo, penso a Sergio Clemente che era candidato con i "Popolari per Emiliano". Liste civiche che servivano a portare in Consiglio regionale personaggi di destra a sinistra. Fabiano Amati e Ruggero Mennea hanno fatto campagna per Emiliano. Di che si lagnano adesso? Amati si è ritagliato da anni il ruolo di grande oppositore di Emiliano, però è il presidente della più importante commissione regionale. Come in certi regimi dittatoriali, lui rappresenta l'oppositore messo lì dal regime per far vedere che c'è un'opposizione».

Lei aveva chiesto sostegno a Vendola e Laforgia nel 2020?

 «Ovviamente, direttamente. Entrambi mi risposero che si doveva sostenere Emiliano per evitare che la Puglia fosse governata dalle destre. Poi grazie al loro candidato preferito si sono ritrovati con Rocco Palese e Massimo Cassano. Oggi posso dire a Laforgia e a Vendola che né Palese né Cassano avrebbero avuto incarichi in Regione, se a quelle elezioni avessi vinto io».