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Scalfarotto: "C'è spazio per negoziare. Se Conte dice no, lasciamo"

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Intervista di Alessandro Trocino, "Corriere della Sera", 22 febbraio 2020.

Ivan Scalfarotto, a leggere i retroscena, il leader del suo partito, Matteo Renzi, non vede l'ora di andare all'opposizione.
«Non penso che sia così. Penso che dovremmo smetterla di parlare di intercettazioni e prescrizioni. Dovremmo parlare di economia reale, di commercio, di industria».

Per la verità siete voi che parlate di prescrizione e intercettazioni.
«È il contrario, è stupefacente che si consideri una priorità imporre lo stop alla prescrizione, quando bastava rinviare di un anno, e poi tentare di far passare un emendamento per autorizzare le intercettazioni a strascico. Renzi dice: apriamo un'agenda sui problemi più pressanti, sblocchiamo i cantieri, facciamo partire l'economia».

Renzi lancia proposte difficilmente ricevibili.
«Non mi pare affatto, sono il tentativo di evitare lo smantellamento dello stato di diritto. Renzi dice cose di buon senso, fa un'agenda concreta su cui si può essere d'accordo o no, ma sono importanti».

C'è chi li ritiene diktat.
«No, noi siamo i più lontani dai 5 Stelle, e stiamo al governo con loro per cause di forza maggiore. Ma se il Pd avesse voluto trovare una sintesi avrebbe potuto, invece si è accodato acriticamente mettendoci nella condizione di doverci fare sentire. Il Pd, come dice Bettini, ha perseguito la sua grillizzazione».

Il «sindaco d'Italia» che c'entra con i cantieri?
«Ha molto a che fare con l'economia reale. Se non funzionano le istituzioni, non funziona nulla. Oggi a Berlino ho incontrato il mio omologo tedesco: in Germania c'è la stessa cancelliera da 14 anni. Facciamo il conto da noi».

Renzi rischia di farne cadere uno, però. C'è un margine di discussione?
«Renzi vedrà Conte, no? Io auspico che le proposte siano tutte accolte, ma in politica si discute, si negozia».

Se Renzi decidesse di mollare, lei, che è sottosegretario, lo seguirebbe?
«Mi stupisce la domanda. Sono iscritto a Italia Viva e sono convinto ogni giorno di più. Se si volta pagina, lascio la poltrona senza problemi. Stiamo parlando di un'ipotesi in cui Conte ci sostituisce, non siamo noi ad andare».

Se Conte propone la fiducia e voi votate contro, siete voi a uscire, no?
«No, se invece di aprire una discussione su punti concreti, presenta un'agenda in osmosi con la cultura populista del grillismo, vuole dire che rinuncia alle istanze della sinistra liberale che rappresentiamo e sceglie di governare con i fuoriusciti di Forza Italia. In tal caso, tanti auguri».

Il Pd prova a dare continuità al governo.
«Mi piacerebbe che i compagni del Pd stessero dalla parte delle garanzie. Mi sembrano più realisti del re, più preoccupati di realizzare il programma M55 che il loro».

E Conte?
«Se fossi al suo posto non aspirerei a passare alla storia come il premier di tre maggioranze diverse».