L'intervista su "il Giornale di Vicenza", 28 settembre 2022.
Daniela Sbrollini non è la parlamentare più anziana, politicamente, s'intende, ma è sulla buona strada. La batte di una legislatura Pierantonio Zanettin, ma quanto a longevità parlamentare subito dopo il forzista viene lei, che rappresenta il territorio a Roma dal 2008. Prima con il Partito democratico, poi con Italia viva.
La prossima legislatura, che la vedrà tornare a palazzo Madama, per lei è la quarta. Anche per lei stavolta la rielezione è stata incerta. C'è stato un momento in cui ha pensato chi me lo ha fatto fare di passare con Renzi?
Mai, perché credo nel nostro progetto e per me già era un orgoglio essere stata messa ancora in lista, nel mio collegio.
Davvero non si è mai pentita di aver lasciato il Pd?
No. Uscire è stato traumatico perché lasciavo amici con cui ho condiviso un pezzo di vita, ma il Pd da cui me ne sono andata non era più quello al quale avevo aderito, aveva perso il suo spirito riformista e la sua identità. Per questo il loro risultato elettorale è stato negativo.
Anche il vostro è stato al di sotto delle aspettative o no?
È vero, avevamo fissato l'asticella un po' più in alto. Tenga conto però che siamo una forza nuova e in 40 giorni è difficile farsi conoscere e far passare un tipo di messaggio all'opposto rispetto a quello della destra populista. Ma la coerenza di aver sostenuto l'agenda Draghi ha pagato, siamo soddisfatti. A Vicenza, poi, siamo diventati il terzo partito e questo ci consegna una grande responsabilità.
A livello nazionale vi siete avvicinati agli azzurri e qui li avete superati. Volete sostituirvi a FI?
No, siamo una cosa diversa: non abbiamo un approccio ideologico, infatti abbiamo raccolto voti sia dai delusi di FI che da quelli del centrosinistra. Dopodiché, certo, pensiamo di poter rappresentare l'area liberale e riformista meglio di Forza Italia.
Un governo a guida Meloni la spaventa?
Sì, ma non per il refrain sul pericolo fascista, che non esiste. Mi spaventa perché temo che l'europeismo convito venga abbandonato e perché il loro approccio economico, basato sull'indebitamento, rischia di creare danni enormi. Temo anche un arretramento sui diritti.
Non è felice quindi che il Paese abbia una premier?
A Meloni riconosco di aver fatto tutta la gavetta. Sono contenta che sia una donna e che sia giovane, ma sono lontana anni luce dalle sue idee.
I volti nuovi che finiranno a Roma sono pochi. Non è un limite?
Sì, ma molto hanno influito una campagna elettorale improvvisa e velocissima e il taglio dei parlamentari. Però, me lo faccia dire, l'esperienza, in un momento come questo, è anch'essa un fattore positivo.
La legislatura più bella e quella più difficile?
La più bella quella con Renzi premier, la più difficile quella del 2008: ero nuova, dovevo imparare tutto. Stare all'opposizione però è stata una grande palestra.
La prima cosa che il nuovo governo dovrebbe fare?
Agire per ridurre gli effetti negativi del caro energetico su imprese e famiglie. Spero che da questo punto di vista si continui nel solco di Draghi. Le dico anche una cosa che non dovrebbe fare: rimettere in discussione il Pnrr perché rischiamo di perdere finanziamenti vitali.