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Saccardi: "Pronta al passo indietro, per me non è un gioco di poltrone"

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Intervista di Giulio Gori, Corriere Fiorentino, 20 dicembre 2019

È al centro del caso politico nel centrosinistra, la sua poltrona traballa, nel Pd sussurrano che non sarà riconfermata assessore regionale alla Salute, il governatore Enrico Rossi le imputa di non aver tenuto a freno i consiglieri di Italia Viva. Stefania Saccardi, fino a pochi mesi fa tra i possibili candidati presidente, si dice pronta al passo indietro. Ma senza rinnegare nulla.

Assessore Saccardi, Rossi vuole la sua testa?
«Rossi ha posto un problema politico, non personale. Ne parleremo serenamente, tra di noi c'è un buon rapporto. E quando dice che la sanità toscana oggi è in mano a Italia Viva (con lei e Stefano Scaramelli che presiede la commissione Sanità, ndr) ripete quanto già detto dal capogruppo Pd Leonardo Marras. A me interessa che la coalizione sia solida e, se per questo serve che rinunci alla mia delega, non ho difficoltà a fare un passo indietro».

Le politiche sanitarie di Pd e Italia Viva sono diverse?
«No, non ho certo cambiato le mie idee in un mese. Mi preoccupa che questa vicenda possa apparire agli elettori come un gioco di poltrone, nel dibattito non è emerso niente di sostanziale».

Negli ultimi giorni la maggioranza di governo è una polveriera. Colpa anche delle fughe in avanti di Italia Viva?
«Su temi come il bilancio, il Consiglio regionale non ha mai fatto da notaio delle scelte della giunta. Le ha sempre integrate. E come il Pd fa i suoi emendamenti, lo stesso fa Italia Viva. Da parte nostra non è mai venuto meno lo spirito costruttivo, né abbiamo mai messo in discussione l'approvazione della legge».

Il governatore le rimprovera proprio di non aver saputo frenare le fughe in avanti.
«Italia Viva è fatta di persone ragionevoli e, per questo, non ha bisogno di gendarmi. Ma mi pare che neppure il Pd in questi anni ne abbia avuti».

Come giudica i mal di pancia nel Pd su Eugenio Giani candidato governatore?
«La segretaria del Pd Simona Bonafè ha detto che Giani è il candidato. La direzione del Pd lo ha appoggiato all'unanimità. Nei vertici di coalizione il suo nome non è messo in discussione. Mi fermo a questo dato di fatto».

La scelta di passare in Italia Viva non le complica i piani per la rielezione a consigliere regionale?
«Nel Pd non avrei avuto il dubbio di passare, ora invece tutto dipende dal risultato di Italia Viva. Ho accettato un rischio, consapevolmente».

Nella spartizione delle poltrone un governatore fiorentino esclude un assessore alla Sanità fiorentino?
«Il ragionamento varrebbe se io fossi ancora nel Pd, ma oggi sono in un altro partito. Avrà più rilevanza il consenso a Italia Viva che la provenienza geografica».

I suoi rapporti con Rossi sono davvero buoni?
«Non abbiamo mai avuto contrasti».

Quando due anni fa nominò Monica Calamai alla direzione del suo assessorato, Rossi è sembrato riprendere il controllo della sanità.
«Le nomine sono competenza esclusiva del presidente. Poi, tutte le decisioni più importanti le abbiamo sempre condivise, mentre l'ordinaria amministrazione è competenza mia. Rossi, come è giusto, ha sempre seguito con attenzione la sanità».

È stata condizionata dalle politiche nazionali?
«Sì, molte cose che non sono dipese dalla Regione ci hanno condizionato: i tagli statali al sistema sanitario, il tetto di spesa sul personale, la difficoltà a reperire professionisti e specialisti, i costi dei farmaci innovativi. Non solo, la situazione è diventata politicamente più complessa: la Toscana non ha più un unico colore politico, ci sono Comuni che fanno scelte diverse dalla Regione».

Che bilancio fa del suo lavoro?
«Premesso che i risultati sono sempre il frutto di molte persone, le valutazioni le lascio ad altri. E i nuovi Livelli essenziali di assistenza dicono che la Toscana ha la terza migliore sanità d'Italia, cresce, ha alcuni limiti ma grandissime qualità».

Sulle liste d'attesa si intravede qualche risultato nell'area fiorentina, ma sulla costa siete ancora indietro.
«I dati parlano di rilevanti miglioramenti. Visto il lavoro fatto, sono convinta che nelle prossime settimane cominceranno ad arrivare risultati positivi da tutta la Toscana, anche dalla costa».

L'accorpamento delle Asl non ha avuto l'effetto inatteso di aumentare la frammentazione dei territori?
«Ammetto che in territori molto vasti e con pochi abitanti, nell'Asl Sud-Est e in parte della Nord-Ovest, c'è questa percezione. Abbiamo studiato dei correttivi aumentando le responsabilità dei direttori degli ospedali e dei distretti. Ma la riforma ha permesso di dare uniformità su alcune procedure: sulla tempistica degli interventi abbiamo registrato grandi miglioramenti, abbiamo salvato molte vite».

Il principio dell'intensità delle cure, che ha comportato meno posti letti negli ospedali, prevedeva presìdi territoriali che ancora mancano.
«Quella scelta ha consentito di realizzare ospedali nuovi, tecnologicamente avanzati, su cui sono state concentrate le non molte risorse. È evidente che ora dobbiamo rafforzare il territorio, anche se molto abbiamo fatto su case della salute e posti letto nelle cure intermedie».

Perché non è lei la candidata governatrice? Di solito l'assessore uscente alla sanità era il designato.
«Sulla sanità, il contesto nazionale ha pesato. E in politica le regole di ieri non sempre valgono oggi».

Il centrosinistra vincerà le elezioni?
«Ci sono i margini per vincere. Ma il rischio di perdere non va sottovalutato».