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Rosato: "Siamo il Terzo Polo. Se Fi sta con noi sono felice"

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Intervista di Loredana Lerose, "Cronache di Caserta", 9 marzo 2022.

Lo scenario politico nazionale da qui al 2023 è destinato a cambiare, la legge elettorale pare di no. Ma i partiti minori non saranno costretti, in caso di necessità di un'alleanza a scegliere tra destra e sinistra poiché potranno mettersi insieme al centro e creare un nuovo terzo polo. Ne è certo il coordinatore nazionale di Italia Viva e vice-presidente della Camera Ettore Rosato, che ha fatto il punto sugli scenari politici nel corso della sua visita alla redazione di 'Cronache'.

Onorevole, il Paese è chiamato a decisioni difficili, non solo per quello che sta succedendo in Europa, ma anche per la crisi energetica da cui deriva il caro bollette che rischia di mettere in ginocchio famiglie e imprese. Non pensa che l'intervento del governo sia stato tardivo?
Nessun ritardo, i provvedimenti approvati sono serviti per abbassare il costo dell'energia. Per continuare ad abbatterlo servono le risorse pubbliche. Dobbiamo recuperare le cose che durante i governi Conte uno e Conte due sono state sbagliate. Ad esempio, il blocco delle trivelle è un provvedimento che ha dimezzato la produzione del gas naturale dei giacimenti italiani. È stata una misura di natura demagogica da parte del M5S. Ci vuole uno sforzo per realizzare nuovi impianti, in modo da essere alternativi e più indipendenti possibile rispetto alle forniture che arrivano dall'estero e in particolare dalla Russia.

Salvini parla di nucleare pulito, la vostra posizione qual è?
Dico da mesi che noi siamo favorevoli alla ricerca sul nucleare pulito e questo non vuole dire aprire una centrale nucleare oggi per avere l'energia tra tre anni, bensì essere in prima linea sulla ricerca perché il futuro è il nucleare con le nuove tecnologie. Se non ci pensiamo oggi tra trent'anni ne pagheremo le conseguenze così come oggi paghiamo quelle delle scelte fatte sul nucleare in passato.

Scelte di questo tipo richiedono un governo più omogeneo di quello attuale. Le elezioni politiche sono vicine, Iv che scelta di campo farà?
Partiamo dal presupposto che i partiti sono gli strumenti e non l'obiettivo della politica, chi pensa il contrario ha perso la bussola. Detto questo, è chiaro che l'obiettivo non può essere fare il partito, ma mettere in campo buone politiche. È per questo che sono andato via dal Pd: perché per buona parte della loro classe dirigente l'obiettivo era solo il partito.

Ha lasciato il Pd, ma è difficile governare in solitaria. Non crede sia ovvio ritrovarvi insieme in futuro se l'obiettivo è governare il Paese?
Dipende da quale sarà la legge elettorale, se resta quella attuale non siamo obbligati alle coalizioni. Nel 2018 si è votato e c'erano tre poli: il centrosinistra, il centrodestra e i 5 Stelle. Eppure la legislatura è partita lo stesso.

Si discute di una nuova legge elettorale, crede ci siano le premesse per un accordo?
Non penso ci siano margini per intervenire, credo che la legge elettorale resterà questa e quindi c'è spazio per creare il terzo polo.

Non la preoccupa che stando ai sondaggi il centrodestra avrebbe la meglio nella maggior parte dei collegi?
Da qui al 2023 passa una vita soprattutto se si pensa che un mese fa era un altro Paese, non c'era la guerra. Figuriamoci tra un anno cosa potrebbe essere. Non mi metterei oggi a colorare i collegi per vedere se li vincerà il centrodestra o il centrosinistra, c'è un foglio bianco e qui deve emergere la politica. Da una parte c'è un Pd trainato da Landini e dai 5 Stelle, dall'altra ci sono Meloni e Salvini che legittimamente cercano di conquistare la leadership della destra. Secondo noi c'è uno spazio alternativo sia ai primi che ai secondi.

Il grande centro di cui si parla?
La parola centro viene utilizzata con un effetto nostalgico. Penso che al 2023 dovremo arrivarci non con lo sguardo rivolto al passato. Non dobbiamo ricostruire niente, ma occupare uno spazio politico che già esiste in quanto esistono tanti elettori che si considerano alternativi a Meloni, Salvini, Landini e Conte e aggiungo anche al Pd. Bisogna che qualcuno raccolga quel consenso e noi ci dobbiamo candidare con altri. Con tutti quelli che vorranno essere in quest'area vasta.

A che tipo di interlocuzioni pensa?
Faccio un esempio: se Fi facesse la scelta di stare in questo campo anziché con Meloni e Salvini io ne sarei molto contento.

Il fronte moderato è ancora in costruzione, quindi, ma in Campania è tutto racchiuso nella coalizione di De Luca, il quale però è iscritto al Pd. Con chi starà il governatore alle prossime Politiche?
De Luca starà dove vuole stare, non certo dove gli diremo noi. I ragionamenti da fare partendo dalla legge elettorale delle Politiche sono diversi da quelli che vengono sviluppati per le Amministrative, che si svolgono in base a logiche locali. Non è detto che ci sarà un campo simmetrico. Vedremo.

A Palermo il Pd ha posto il modello Manfredi come vincente.
Il paragone è esatto se trattiamo Orlando come abbiamo trattato De Magistris. Visto che entrambi hanno distrutto amministrativamente le rispettive città, bisogna che i dem lo dicano apertamente e mettano da parte Orlando insieme a tutti i suoi sostenitori. Se il Pd userà questo stesso principio per la città di Palermo, siamo disponibili a sederci con loro e a discutere.

Cosa pensa dell'idea di De Luca di modificare lo statuto regionale per poter restare alla guida della Regione per un terzo mandato?
Noi parliamo per atti, al momento non c'è nulla. Quando ci sarà un provvedimento da discutere, lo faremo.

Patto per Napoli: manca ancora la firma di Draghi. C'è preoccupazione tra i consiglieri di maggioranza. L'accordo rischia di saltare?
No, andrà avanti, c'è un impegno del Parlamento a riguardo. In campagna elettorale il Pd e i 5 Stelle sbagliarono a intestarsi un accordo che doveva essere quanto più trasversale possibile, visto che tutti volevano e vogliono un intervento di questo tipo. Noi appoggiamo la misura. L'assessore Baretta sta dialogando con il Mef, conosce bene gli uffici e troveranno certamente un'intesa.