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Rosato: "Riaprire presto e non lasciare indietro nessuno: famiglie, lavoratori, imprese"

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Intervista di Loredana Lerose, "Cronache di Caserta", 27 aprile 2020.

È iniziato il countdown, dal 4 maggio l'Italia torna a respirare dopo mesi di emergenza sanitaria. Ci saranno meno restrizioni, ma il governo non ha ancora messo a punto il piano per la ripartenza post Coronavirus. A tracciare possibili scenari e a fare il punto su ciò che è stato fatto, è il presidente nazionale di Italia Viva Ettore Rosato.

Onorevole come procedere nella Fase due consapevoli di non aver ancora né ben compreso né concluso la Fase uno?
Chiudere paradossalmente è facile, basta un decreto del presidente del Consiglio, riaprire è più complicato perché non ci si può limitare ad alzare un interruttore, bisogna riorganizzare trasporti, negozi, imprese, in pratica la vita nelle sue mille sfaccettature. Su questo siamo in ritardo. A riaprire non è il governo ma gli esercenti, i professionisti e i lavoratori: a tutti loro dobbiamo garantire di poter tirare su le saracinesche.

Finora di tutte le misure economiche previste dal governo per sostenere gli italiani si rilevano tracce leggere. Ormai sembra stiate rincorrendo l'emergenza senza raggiungerla.
Rincorriamo l'emergenza perché non ci siamo fidati degli italiani. Bisognava semplificare la burocrazia. Abbiamo provato a farlo, ma c'è troppa ostilità e poca fiducia.

Da parte di chi?
Di un sistema burocratico che con vincoli e lacci non ottiene il risultato di essere immediato. Quando arriviamo in pronto soccorso non c'è tempo per prenotare una visita.

Quindi al di là dei buoni propositi, la ripresa ci sarà? Quando?
Un mese fa Renzi chiese di cominciare a parlare di ripartenza, fu sommerso di critiche e infatti da quel giorno si è mosso poco. La Spagna, la Francia e la Germania hanno già riaperto o riprogrammato con date certe. Rischiamo che queste che erano economie, già più veloci della nostra, lascino ancora più indietro il nostro Paese. Per contro sono fiducioso che le attività industriali riprenderanno se sapremo far fronte per tempo ai danni al settore turistico e alla fragilità del tessuto commerciale. Soprattutto della piccola distribuzione.

Italia Viva rappresenta l'ala ipercritica della maggioranza di governo. M5S e Pd sembrano ascoltarvi poco.
Non è vero che non ci ascoltano, molte cose le abbiamo sistemate. Penso ai prestiti fino a 25mila euro con la garanzia dello Stato come da nostra richiesta. Ma è chiaro che c'è una lettura diversa su molti temi. Per noi nel prossimo decreto di aprile, che però arriverà a maggio, ci devono essere tutte le misure per le aziende e la cassa integrazione, ma non possono mancare quelle per figli e famiglie. Stiamo assumendo 80 miliardi di debito pubblico che pagheranno i nostri figli e i nostri nipoti, è il minimo che il decreto contenga una misura dedicata a loro con un assegno per tutto il 2020. Al momento, c'è un problema con il decreto liquidità per chi non ha merito creditizio perché nella vita non è riuscito a far fronte a un debito o non ha un patrimonio personale per essere affidabile con le banche. Anche a queste persone deve arrivare l'aiuto dello Stato, altrimenti avremo migliaia di nuovi disoccupati, migliaia di imprenditori falliti e nessun vantaggio per la collettività.

Quale fotografia emerge da questa pandemia rispetto alle continue distinzioni che si fanno tra Nord e Sud?
Intanto abbiamo infranto il luogo comune che diceva che al Sud non ci sarebbe stato il rispetto delle regole, invece i cittadini sono stati ordinati e rispettosi delle direttive. Inoltre anche nelle aree del Mezzogiorno dove ci sono più povertà e maggiori difficoltà le amministrazioni comunali si sono fatte in quattro per rispondere a questa crisi gigantesca.

Parla dei sindaci, invece i governatori? Spesso hanno ingaggiato scontri a distanza col governo, in primis De Luca che con Zaia, Toti ed Emiliano insiste sulle elezioni Regionali a fine luglio. Le sembra una proposta di buonsenso o è dettata dalla voglia di capitalizzare il consenso che potrebbero aver acquisito con l'emergenza?
Io penso che sia nostro dovere, guardando ai milioni cittadini chiusi in casa da settimane, con gente che vive in quattro in 50 metri quadri ed è in difficoltà, mettere da parte tutte le polemiche politiche. Lo scontro tra maggioranza e opposizioni e tra governo e Regioni è inaccettabile, si deve lavorare insieme e prima di preoccuparsi di quando si vota dobbiamo preoccuparci di quando riaprire le scuole. Se dobbiamo indicare una priorità su cui concentrare la nostra azione penso sia questa. Lavorare per la riapertura delle scuole che sono luogo di educazione e di accudimento dei figli mentre i genitori lavorano. Non mi preoccupa il giorno del voto, ma la campagna elettorale o la raccolta delle firme che ci renderebbe ancora più marziani del solito. Sulle motivazioni della richiesta non faccio supposizioni, ma non riuscirei a spiegare come a maggio, con le fabbriche e i negozi non tutti attivi, per noi diventi necessario raccogliere le firme o presentare le liste. È assurdo, lo dico pur comprendendo le posizioni legittime, ma in contrasto con le procedure rigide delle chiusure.

Chiede di riaprire le scuole, ma come risolvere il problema del distanziamento nelle 'classi pollaio'?
Sul sistema scolastico bisognava fare, e siamo in tempo a farlo, un piano straordinario di ristrutturazione delle scuole. Assurdo che non ci abbiano ascoltato, poi bisogna trovare il modo per ridurre drasticamente il sovraffollamento e per farlo ci vuole un piano di edilizia scolastico serio.

I piani spesso vengono bloccati dalla burocrazia.
In questi giorni abbiamo lanciato una campagna che si chiama 'Italia semplice' con cui chiediamo ai cittadini e alle categorie economiche di segnalarci le procedure burocratiche da sopprimere, perché il problema anche nella gestione della cosa pubblica, degli amministratori, è che troppe procedure rituali e inutili rallentano qualsiasi processo decisionale e rendono la vita difficile a imprenditori e cittadini. È necessaria l'opera di semplificazione.

Tiene banco la polemica relativa alla scarcerazione di alcuni boss. Qual è la sua posizione in merito?
Il tema del sovraffollamento carcerario non può essere mai risolto con la scarcerazione di chi si è marchiato di reati di mafia e di sangue. Da parte nostra c'è il richiamo alla valutazione di merito preciso su chi esce, ma anche il richiamo a contrastare la detenzione preventiva in attesa di un processo per reati che possono essere trattati altrimenti.