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Rosato: "La nostra scelta è proporzionale al rischio che vediamo per il Paese, se non si mette a correre"

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L'intervento alla Camera dei Deputati, 18 gennaio 2021.  

Grazie, Presidente Fico, grazie Presidente Conte, signore Ministre, signori Ministri, colleghe e colleghi, noi siamo pienamente consapevoli del significato e del valore della nostra scelta: è stata una scelta proporzionale al rischio che vediamo per il nostro Paese, se il nostro Paese non si mette a correre.

La nostra è stata una rottura responsabile: voi siete qui, senza avere l’assillo di trovare la maggioranza relativa, perché noi vi abbiamo garantito la nostra astensione, lo abbiamo dichiarato, lo confermo qui, abbiamo garantito che voteremo sul “decreto Ristori”, mercoledì, in Aula voteremo lo scostamento di bilancio, giovedì e venerdì, in Aula, sempre qui, voteremo il decreto sul COVID, così come sosterremo tutte le misure che aiuteranno il nostro Paese nella lotta al COVID, e nel suo radicamento e presenza nelle politiche europee.

E questo perché leggiamo le paure dei cittadini, come le ha lette anche lei, Presidente, lo ha detto nel suo intervento. Le leggiamo, le viviamo, le viviamo tutti i giorni, ma leggiamo le paure nella loro dimensione più completa, che non è solo quella di aver paura di prendere il COVID, è aver paura del loro futuro, e di questo noi ci dobbiamo fare carico in maniera diversa da come abbiamo fatto fino ad oggi. Di questo, le prime persone che si sono fatte carico, con senso di responsabilità, mettendo da parte destini personali, mettendo da parte anche ambizioni legittime in chi ha ruoli di Governo - lo ha detto bene Ivan Scalfarotto prima - è stata la nostra delegazione al Governo, sono state le nostre Ministre e Ivan Scalfarotto.

La professoressa Bonetti è tornata a insegnare all’università, si è dimessa nella consapevolezza di questo. La nostra non è stata una crisi sui posti, è stata una crisi sulle idee, non abbiamo fatto una crisi per costruire consenso, abbiamo fatto una crisi per avere chiarezza. Il nostro assillo? Che questo Governo sia all’altezza di avere un Governo all’altezza della sfida che ha il Paese davanti. Parliamoci con trasparenza, con serietà: non è da oggi che è nata la crisi, non è qualche dichiarazione di Matteo Renzi, di Ettore Rosato, di Teresa Bellanova o di qualsiasi dirigente di Italia Viva, non sono le dimissioni delle Ministre, che hanno semplicemente affermato quello che era già nei fatti, è che non ci sono stati, in questi mesi - nonostante, le dico con sincerità, i nostri tanti sforzi, i nostri tanti sforzi - un dialogo e la volontà di costruire un’agenda condivisa.

Guardi che anche la maggioranza ci ha provato a costruire un’agenda condivisa, non ci siamo riusciti e io penso che lei non può esimersi dall’assumersi dico un pezzo di questa responsabilità. Era, è il Presidente del Consiglio: doveva prendersi la responsabilità di provare almeno a costruire un’agenda condivisa di Governo. Perché vede, nelle lunghe pagine del suo intervento ci sono un sacco di cose condivisibili, tante cose condivisibili, un lungo elenco di cose da fare. Il problema è realizzarle. Non per niente abbiamo chiesto un patto di legislatura, per mesi lo abbiamo chiesto e, ripeto, non lo abbiamo chiesto solo noi. Sulle cose fatte, tante cose fatte, beh, bisogna misurarne l’impatto delle cose fatte, perché noi viviamo questa incongruenza - e continuiamo a vivere - della citazione continua dei nostri successi, dei nostri primati nel mondo, con la realtà che le fatiche che ci dicono gli italiani, che ci comunicano gli italiani, gli imprenditori. Noi la viviamo questa incongruenza e la viviamo con sofferenza, questa incongruenza. Lei ha parlato di una cintura di sicurezza del valore di 100 miliardi, che sono quanto noi abbiamo messo in campo nel 2020 - 100 miliardi, una cifra gigantesca - eppure lei ha descritto la forza di questa cintura di sicurezza. Io, che riconosco lo sforzo fatto, guardo anche la fragilità di questa cintura di sicurezza, guardo le persone che dicono “I ristori non mi sono arrivati in tempo” o “Non mi sono arrivati a sufficienza, non ce la faccio più”.

La cassa integrazione: per mesi abbiamo sofferto che non arrivasse. Le visite specialistiche si sono bloccate, i ritardi della scuola, non voglio citare tutte le questioni, ma ci sono incertezze in interi settori economici del nostro Paese e non le sto scaricando questa responsabilità, le dico che bisogna guardare quello che succede senza fare l’elenco dei nostri successi, ma l’elenco dei problemi che ha questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Oggi lei ha ricordato tanti successi anche che noi condividiamo, perché lei, oggi, ha ricordato, lo hanno fatto tanti colleghi anche nei loro interventi, i successi delle politiche al femminile, ha ricordato il Family Act, fino all’altro giorno si chiamava Family Act.

Le aggiungo il lavoro fatto dalla Ministra Bellanova nell’agricoltura, cose che noi rivendichiamo di aver fatto e di aver contribuito a fare insieme a tante altre cose che ha fatto questo Governo, e nessuno dice che non ci si sia impegnati o nessuno dice che i suoi Ministri non abbiano fatto niente, ma posso ricordarle che sul “decreto Semplificazione”, che lei ha citato nel suo intervento, approvato, anche su nostra richiesta forte, il 7 luglio in Consiglio dei Ministri, c’erano 38 decreti attuativi da realizzare e ne è stato emanato uno? C’erano 58 opere per un valore di 66 miliardi, che vanno dalla Trieste-Venezia dell’Alta velocità alla Bari-Napoli, alla Brescia-Padova a Venezia, alla Ionica; 58 opere, 66 miliardi e neanche un commissario ancora nominato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Posso ricordarle che sui “decreti Ristori”, quindi i soldi che abbiamo messo, quei 100 miliardi, c’erano 300 decreti attuativi da emanare - che vuol dire avere la possibilità di pagare, avere la possibilità di intervenire, erano norme che devono diventare esecutive -, 200 non sono stati ancora emanati? Uno su tre è stato emanato in tutti i decreti attuativi che abbiamo fatto in questo Parlamento sui ristori. Posso ricordarle che sulla giustizia, su cui lei francamente oggi ha omesso di toccare il tema, ricordo, quando c’è stata una discussione anche pesante che riguardava anche una mozione di sfiducia al Ministro Bonafede, lei si era impegnato di fare una commissione sulla prescrizione. Questa commissione sulla prescrizione, le abbiamo dato i nomi, non è mai partita.

Vede, la nostra paura è veramente la lentezza di quello che vedevamo intorno, della voglia di lavorare, e la fatica di scegliere e di decidere. E per chi è al Governo la lentezza, la fatica di scegliere e di decidere è un problema serio. Lei si è soffermato sul MES e ha detto una cosa che sottolineo: lei ha detto che è un problema divisivo, e lo ha accantonato. Questo è successo in 18 mesi, glielo confermo, l’ha sempre detta così, ma non basta. Vede, io conosco i colleghi del MoVimento 5 Stelle ormai da otto anni; tra di loro ci sono molte persone che stimo, lo dico con tranquillità. Penso che siano persone che hanno la capacità di discernere le cose, le capiscono come le capiamo noi, non è che c’è differenza da questo punto di vista.

Non ve la prendete, non ve la prendete, lo dico perché… non volevo essere offensivo, lo dico al capogruppo Crippa. Mi scuso se qualcuno l’ha intesa in maniera offensiva, non lo era. Volevo dire che reputo la possibilità del MoVimento 5 Stelle di entrare nel merito una possibilità che vale per tutti gli altri gruppi anche su temi che loro considerano divisivi. Non sono più il MoVimento 5 Stelle del no-TAP, no-TAV, no-MES, no tutto. Non sono più quel MoVimento, glielo dico io, nelle persone che sono sedute in quest’Aula, però bisogna entrare nel merito, bisogna cominciare a ragionare sulle questioni.

Allora, se prendo a prestito 100 euro con il MES e devo restituirne dopo dieci anni di meno, voglio che qualcuno mi spieghi, in un confronto, qual è il motivo per cui non lo dobbiamo prendere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Voglio un confronto con i colleghi del MoVimento 5 Stelle che mi spieghino perché non lo dobbiamo prendere. Le condizionalità che sono nel Recovery sono condizionalità più pesanti di quelle che ci sono nel MES: non capisco perché noi dobbiamo buttare via 4 miliardi di euro degli italiani, non lo capisco (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), però non è questo il punto su cui abbiamo costruito o non costruito il Governo. Il punto è, Presidente Conte, che lei questo tema lo ha preso e lo ha accantonato, lei questo tema lo ha preso e lo ha accantonato, non ha consentito questo confronto. Così come sul Recovery, ne ha parlato bene e a lungo il sottosegretario Scalfarotto: il 7 dicembre il Recovery non è stato approvato nella prima definizione solo perché la Ministra Lamorgese è risultata positiva al COVID con un risultato falso positivo, altrimenti noi avremmo avuto il Recovery approvato con quella modalità, e penso che tutti quelli che ci hanno messo mano, tutti quelli che lo hanno letto hanno capito a cosa saremmo andati incontro.

Quindi, Presidente, questo penso che sia il segno di una necessità di vivere la politica in maniera diversa. Se ci vogliamo confrontare sulle cose che servono a questo Paese, non ci si può confrontare solo mettendo, in maniera ideologica, la volontà di non mettere al centro il merito delle questioni. Mi lasci concludere non con la matematica, che è quella che mi sembra stia prevalendo, Presidente, anche nelle sue conclusioni; ci leggevo la matematica, non la politica. Sull’appello, veramente, mancavano i nomi e cognomi. Parliamo della politica: questo Parlamento ha una maggioranza politica e una maggioranza numerica per andare avanti; se vuole, ha una maggioranza politica e una maggioranza numerica per andare avanti, ma i problemi del Governo si chiamano Matteo Renzi? Voi pensate che i problemi del Governo si chiamino Matteo Renzi? Voi pensate che le cose che dicevano il collega Bordo o il collega Fassina oggi, cito due colleghi nei loro interventi che ho ascoltato, facessero riferimento al problema con Italia Viva? Facevano riferimento a quello che non funziona, e quelle cose che non funzionano sono tante e non si risolvono con un partner in più o con un partner in meno in maggioranza: si risolvono prendendosi la briga di confrontarsi.

Il tatticismo non ha posto - e finisco, Presidente - in questa fase, veramente non ha posto. Noi abbiamo tesa una mano per lavorare insieme, non per un posto, perché altrimenti ci tenevamo quelli che avevamo; l’abbiamo tesa perché ci consideriamo dei costruttori, ci consideriamo con i nostri limiti, come ci sono i limiti di tutti, che vogliono porre le basi per una stagione nuova, come al richiamo del Presidente della Repubblica. Presidente, colleghi, sta a voi decidere se aprire un confronto sui contenuti, fino in fondo, o sui nostri caratteri; se il pluralismo delle idee in una maggioranza è un valore o se l’eterogeneità è un problema. Sta a voi capire se da una crisi si esce in maniera più forte o se si esce in maniera più debole; se questa crisi, aperta da tempo, è il momento e l’occasione per chiuderla, oppure la teniamo viva in questa forma. Altrimenti, sia chiaro, lo dico, a noi non spaventa l’opposizione, a noi non spaventa l’opposizione.

Presidente, a noi non spaventa l’opposizione: a noi spaventa che le cose non si facciano bene, e noi per questo abbiamo messo tutta la nostra carica politica e la nostra fatica della politica per rivendicare questo. Dopodiché, Presidente, e chiudo, anche dall’opposizione si può lavorare e fare il tifo per l’Italia. E noi faremo sempre il tifo per l’Italia, però penso che la personalizzazione di uno scontro politico va fatta quando la personalizzazione serve; quando si vogliono, invece, trovare i punti di sintonia e di sincerità rispetto agli italiani, bisogna avere il coraggio di mettere in campo quella capacità di alzare il telefono, di sederci intorno a un tavolo e di ragionare sulle questioni di merito.

Chi lo desidera può rivedere l'intervento qui di seguito o a questo indirizzo.