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Rosato: "Il futuro di Iv non dipende dal Pd. Auguri a Letta ma giudicheremo i fatti"

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Intervista di Giacomo Puletti, "il Dubbio", 16 marzo 2021.       

Il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, ritiene che «la strada di Italia Viva non dipende dal segretario che sceglie il Partito democratico» ma glissa con un «vedremo nei prossimi mesi» sulla possibilità di una nuova alleanza tra Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle.

Onorevole Rosato, in che modo l'elezione di Enrico Letta a segretario del Pd può cambiare i rapporti nel campo riformista?
Da parte nostra non possono esserci che auguri sinceri di buonl avoro a Letta perché aiuti il Pd e lo guidi nuovamente nel campo riformista. Se accadesse, certamente questo sarebbe un elemento che può facilitare nella costruzione di un lavoro comune. Poi valuteremo i fatti, e penso sarà reciproco, man mano che matureranno. Registriamo un primo cambio di rotta totale sulla legge elettorale, andando verso un sistema maggioritario, e questa è la grande novità rispetto al dibattito degli ultimi mesi.

Il nuovo segretario del Pd potrebbe cambiare idea sull'alleanza con il Movimento 5 Stelle?
Letta cerca un nuovo e legittimo protagonismo per il suo partito ma, come mostravano i sondaggi, Giuseppe Conte concorrerà su quello stesso terreno. Credo tuttavia che l'unanimismo registrato intorno a Letta nel Pd vada verificato alla prova dei fatti, perché gli innamorati di Conte fino a l'altro ieri erano un bel numero. Non so se abbiano già cambiato idea.

Temete che Letta possa ridimensionare il peso dei renziani nel Pd, ad esempio non rinnovando ad Andrea Marcucci il ruolo di capogruppo al Senato?
Ma secondo lei agli italiani interessa come funziona il piano vaccinale o cosa fanno i partiti all'interno dei loro schemi organizzativi? Il governo Draghi nasce per un'emergenza che va affrontata e la politica concentri su questo le sue energie.

Se permette, su quali temi la politica concentra le sue energie dipende anche dal grado di organizzazione e di stabilità che si registra nei partiti. Più sono divisi alloro interno, più la politica intera ne risente, o sbaglio?
Non contesto la necessità di organizzare i partiti, penso anzi che sia indispensabile. Tuttavia ritengo che l'agenda dei partiti in una fase di emergenza come questa debba rispondere alle preoccupazioni del Paese. E quindi metterei tutte le nostre energie sulla necessità di affrontare le crisi che abbiamo davanti. Altrimenti costruiremo solo burocrazia politica che non dialoga con nessuno.

A proposito di burocrazia politica, ritiene che le trasformazioni portate dal governo Draghi siano sufficienti a raggiungere gli obiettivi prefissati?
Il cambio di passo è evidente, anche per le nomine fatte dal governo Draghi. Ma dobbiamo recuperare il tempo perduto, perché solo con l'arrivo di Giorgetti, ad esempio, si è iniziato a parlare della produzione di vaccini direttamente in Italia. È arrivata poi questa tegola sul blocco del vaccino di Astrazeneca: giusta la preoccupazione delle istituzioni in tutta Europa ma questo evidentemente crea un rallentamento nel piano di vaccinazione. Il generale Figliuolo ha anticipato alcuni numeri che comunque porteranno nelle prossime settimane ad arrivare a mezzo milione di vaccinati al giorno. Sono oggettivamente ottimista su questo.

Continua a esserlo anche dopo il blocco temporaneo e in via precauzionale di ieri?
Quando parlo della preoccupazione delle istituzioni mi riferisco proprio a questo. In questi casi è giusto fare controlli su controlli proprio per garantire a chi si vaccina il diritto a farlo in sicurezza.

Vediamo spesso Regioni andare per conto proprio, da ultimo il Piemonte proprio nel blocco di un lotto di vaccini Astrazeneca. Crede che serva maggior coordinamento?
In questa fase ci vuole una responsabilità istituzionale elevatissima ed è bene che se la assuma lo Stato in stretto collegamento con le Regioni. Non ci possono essere troppe regie, perché non funziona. Il controllo sui vaccini spetta all'Alfa e all'Ema e provvedimenti a macchia di leopardo non sono utili neanche nel rapporto di chiarezza con i cittadini.

Mezza Italia in zona rossa significa milioni di ragazzi in didattica a distanza. A un anno dalla pandemia, pensa si sia fatto tutto il possibile per garantire il diritto allo studio ai nostri studenti?
Penso che non si sia fatto abbastanza. Bisognava organizzare meglio i trasporti, doveva essere la priorità e così non è stato. I ragazzi pagheranno un prezzo molto alto perché la didattica a distanza non solo non è efficace come quella in presenza ma crea in maniera evidente disuguaglianze per la possibilità di accesso a internet che non è uguale in tutte le case, perché non tutti hanno la loro stanza dove studiare, non tutti hanno i dispositivi adeguati, non tutti hanno la serenità a casa necessaria allo studio. E poi mancano le relazioni sociali, che sono elemento non indifferente nella formazione dei ragazzi.

Letta nel suo discorso ha parlato di Ius Soli, tema che divide la politica ma che unisce il campo riformista. Pensa sia giusto dargli centralità?
Credo che far tornare centrale il tema dello Ius Soli nel dibattito politico sia semplice: ci ha pensato subito Salvini rispondendo a Letta. Ma penso anche che riuscire a farlo diventare di interesse degli italiani mi sembra un po' complicato, vista anche l'emergenza che abbiamo davanti.

In futuro vede Italia Viva perno di un polo centrista o parte di una coalizione progressista a guida Pd, magari con una sterzata di Letta nel rapporto con il Movimento?
La strada di Italia Viva non dipende dal segretario che sceglie il Pd. Noi la nostra l'abbiamo già scelta ed è quella di fare una forza riformista, liberale, plurale, aperta, capace di confrontarsi con tutti e alternativa ai populisti.

I pentastellati di governo che sostengono Draghi ormai di populista hanno ben poco...
Sono camaleontici. Capaci di cambiare colore della pelle in pochi attimi.

Non vi fidate ancora?
Vedremo nei prossimi mesi. Del resto Conte ha fatto il presidente del Consiglio definendosi populista insieme alla Lega e senza neanche spostare le carte dalla scrivania lo ha fatto con il Pd, dimostrando una grande capacità di adattamento.

E con Italia Viva, aggiungerei...
E con Italia Viva, certo.

Crede sia fantapolitica parlare oggi di un patto per le elezioni che unisca Renzi, Letta e Conte, evidentemente mettendo da parte le antipatie personali?
Conoscendo Renzi non credo abbia nulla di personale con Letta e devo dire che neanche Letta mi sembra sia un rancoroso. Le questioni sono state su un piano politico. Del resto il governo Letta finì per un voto della direzione di un partito che aveva ancora la maggioranza e la guida dei gruppi parlamentari frutto della segreteria Bersani. (ndr. il testo dell'intervista su cartaceo è stato mandato in stampa prima che fosse apportata questa modifica all'inesattezza pubblicata)

Forse andrebbe spiegato a Letta...
Lo sa benissimo.