Intervista di Diego D'Amelio, "il Piccolo", 4 gennaio 2022.
Promuove le amministrazioni guidate dal centrodestra e non risparmia critiche agli ex compagni del Pd. Da renziano doc, Ettore Rosato galleggia in mezzo i poli e si lascia le mani libere, ma dice anche che il governo Draghi deve continuare: secondo il vicepresidente della Camera, al Quirinale dovrà andare qualcuno che non sia l'ex numero uno della Bce, unico capace di tenere insieme una maggioranza così eterogenea.
Partiamo dal locale. Com'è la Trieste capitale dei no vax vista da Roma?
«Incredibile. Una città di cultura e scienza, in cui non siamo riusciti a scardinare tanto scetticismo. Le proteste sono state ingiustificabili: non avrei mai pensato di vedere un piccolo gruppuscolo di portuali lanciare appelli per il blocco del porto. Non ha niente a che fare col Covid».
Perché tanta contrapposizione al vaccino in città? Si arriverà all'obbligo?
«Rispetto chi ha paura, ma le conseguenze del Covid per i non vaccinati fanno molta più paura. Sono per l'obbligo, ma serve perseveranza per convincere chi non ha ancora messo in campo il coraggio. Contano di più persuasione e Green pass, che non può portare alla costrizione ma a ulteriori sanzioni sì».
Stato d'emergenza, aumento dei contagi e Omicron: che 2022 ci aspetta?
«Penso ci sarà la vera ripresa. Affrontiamo questa ondata con strumenti sempre più raffinati e con molti più vaccinati. Preoccupa invece il costo dell'energia, che può mettere in seria difficoltà la manifattura e le famiglie».
Che giudizio dà sull'esecutivo in merito all'emergenza sanitaria e alla risposta sul versante economico?
«Ci sono cose perfettibili, ma il governo sconta la presenza di forze politiche distanti, che rendono la maggioranza più complicata della precedente. Il bilancio è però molto positivo, dalla riscrittura di un Pnrr inadeguato all'arrivo di Figliuolo».
Quale maggioranza eleggerà il capo dello Stato?
«Mi auguro la più ampia possibile. Non vedo centrodestra contro centrosinistra, sia per i numeri in Parlamento che per le conseguenze che risarebbero sul governo. Questo aiuterà a scegliere un profilo alto, in continuità con l'esperienza del presidente Mattarella. Sono ottimista: la scelta sarà in tempi ragionevoli e senza scossoni».
Draghi è la scelta giusta o deve rimanere al governo?
«Draghi non ha un clone che possa sostituirlo a Palazzo Chigi. E oggi la sfida è spendere bene e presto le risorse irripetibili del Pnrr».
Se fosse eletto Draghi, cosa succederebbe al governo?
«Mi pare difficile una quarta maggioranza in questa legislatura. E non vedo all'orizzonte nessuno che abbia la capacità di tenere assieme forze politiche così diverse».
Qual è allora l'alternativa? Qualcuno vi tira per la giacca sul nome di Berlusconi.
«Parlare di nomi è prematuro. Aspettiamo che sia trascorsa l'Epifania».
A proposito di arco parlamentare, dove si collocherà in futuro il renzismo?
«Il paese ha bisogno di uno spazio politico che raccolga chi non si riconosce nei populismi di Conte o Meloni. Noi ci candidiamo a fare questo con chi non vorrà stare con questi populismi contrapposti, ma in realtà molto simili, anche se quello di Conte oggi indossa il doppiopetto».
Insomma niente alleanza col Pd. E del M5s cosa sarà?
«Il Pd ha fatto la scelta sbagliata di rinunciare al riformismo e rincorrere il grillismo: assistenzialismo e giustizialismo contro crescita e garantismo. Non credo l'elettorato li seguirà. Il M5s è in caduta libera e diviso all'interno».
Che giudizio dà dell'amministrazione Fedriga?
«Per stare negli schemi dovrei elencare solo i difetti, ma sarebbe sbagliato. Anche da presidente della Conferenza delle Regioni, Fedriga sta facendo un buon lavoro, ma ci sono cose incomprensibili come le scelte sulla sanità triestina».
Chi schiererà il centrosinistra? Iv sarà in coalizione?
«Ragioneremo nei prossimi mesi sulle proposte che arriveranno, anche dal centrosinistra».
Anche? Ascolterete pure quelle del centrodestra?
«Ascolteremo tutti, conoscendo il pregresso. È il compito della buona politica».
A questo punto mi dirà che le piace Dipiazza.
«Su Dipiazza il giudizio l'hanno dato i triestini e sarebbe ingeneroso obiettare. Faccio il tifo perché abbia successo».
Anche sull'ovovia?
«È un progetto finanziato da questo governo ma, quando penso a dove mettere i soldi, preferisco il Porto vecchio».
Dopo la lettera di Gentiloni si è tornato a discutere di Porto franco...
«Una scommessa importante per Trieste. Eviterei però di considerarlo come unica soluzione e lo dimostrano questi anni di sviluppo».
A proposito di FreeEste, quali sono i rapporti fra Iv e British American Tobacco, che secondo un'inchiesta finanzia il suo partito in cambio di provvedimenti favorevoli in Parlamento?
«Non c'è alcun finanziamento. Ciò che è vero è che a un'impresa che vuole fare investimenti di questa dimensione in città io faccio ponti d'oro in tutti i modi possibili, come per qualsiasi grande investitore che arriva in Italia».
Il porto cresce, ma il Fvg resta isolato. Ne usciremo?
«Con il porto sono stati fatti passi avanti incredibili, ma con le ferrovie non riusciamo a ottenere ancora quello che serve. I lavori della velocizzazione della Trieste-Venezia però partiranno. Sull'aeroporto pesa il Covid, ma una ripresa ci sarà».
Intanto continuano le morti sul lavoro, ma sembra che un tema così grave non scuota più le coscienze.
«Non bastano le sanzioni, serve un patto vero con le aziende per la prevenzione e molta più formazione sulla sicurezza. Gli incidenti ci saranno sempre, ma alcune cose che purtroppo vediamo lasciano la sofferenza del fatto che si potevano evitare».