parlamento coronavirus

Rosato: "Con il Mes Conte ha sbagliato. Ora impari la lezione di Trump"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista di Alessandro Rico, "la Verità", 30 marzo 2020.

Ettore Rosato, deputato di Italia Viva, è il padre dell'attuale legge elettorale. Ma nel pieno dell'emergenza coronavirus, non si può proprio parlare di soglie di sbarramento e collegi da ridisegnare, come un mese e mezzo fa.

Onorevole, la proposta di Matteo Renzi sulla riapertura di fabbriche e scuole ha fatto infuriare gli scienziati.
«Alcuni scienziati. e non fermiamoci ai titoli. Quando dicevamo che bisognava chiudere tutto siamo stati derisi: ci assicuravano che la situazione era sotto controllo».

E adesso?
«Bisogna cominciare a pensare a come ripartire, anche convivendo con il virus».

Convivere con il virus?
«Almeno finché non sarà pronto il vaccino: non prima di un anno».

Aprile non è un po' presto?
«Per le scuole, se ci saranno le condizioni, maggio. magari in alcune Regioni».

E le fabbriche?
«Pensiamo a una riapertura a scaglioni, differenziata per attività e per zone».

È giusto concedere ai sindaci la facoltà di allentare i divieti?
«Affidarsi ai Comuni, anche piccoli, significa parcellizzare troppo. Ma accordarsi con le Regioni sarà una necessità. Il punto è che non si può pensare che per altri due mesi non sia possibile comprare un quaderno».

E le critiche dei virologi?
«Vorrei precisare: prima di tutto viene l'emergenza sanitaria».

La sparata di Renzi non sarà mica un modo per alzare il tiro, dati i sondaggi scoraggianti?
«II tema per noi non sono i sondaggi, non sono nella nostra agenda: si voterà nel 2023».

Avete deposto le armi contro Giuseppe Conte?
«In un'emergenza di questo tipo, non pensiamo né alle elezioni né all'organigramma del governo».

Niente esecutivo di unità nazionale con Mario Draghi premier?
«Non abbiamo né interesse né tempo per parlare di queste cose».

Però a Conte, di critiche, ne avete mosse tante. Ad esempio, sui decreti pasticciati, a tarda notte, preceduti da indiscrezioni allarmanti, o sullo scarso coinvolgimento del Parlamento.
«Queste critiche erano contenute anche negli editoriali di tutti i grandi giornali nazionali».

Cosa rimprovera al premier?
«La nostra unica preoccupazione è che il governo sia all'altezza della sfida».

Ovvero?
«Ci interessa che si facciano le cose che devono esser fatte - e in modo tale che gli italiani le comprendano».

Ecco una rimostranza.
«È chiaro che una polverizzazione di decreti complicati e un'informazione frammentata non aiutano».

Lo stato d'emergenza è scattato il primo febbraio. È aprile e stiamo ancora racimolando mascherine, con il commissario Domenico Arcuri che contesta i bandi di Consip. Cosa non ha funzionato?
«Di tutto questo parleremo a emergenza finita».

La sinistra, cavalcando le inchieste su Guido Bertolaso dopo il sisma dell'Aquila, volle burocratizzare la Protezione civile. Oggi ne stiamo pagando le conseguenze?
«La Protezione civile, con le ordinanze, può ancora disporre immediatamente tutte le misure che reputa necessarie».

Tanta efficienza non s'è vista.
«Noi avevamo proposto di chiamare Bertolaso, medico ed epidemiologo, esperto come nessun altro di Protezione civile... Evidentemente la proposta non è stata apprezzata. Ma non vedo lacune normative sulle facoltà della Protezione civile».

No?
«I limiti sono di altro tipo».

Cioè, le persone che la rappresentano? Abbiamo moltiplicato i commissari, ma i risultati ancora scarseggiano, no?
«I problemi da gestire sono giganteschi, ma è anche vero che, senza andare a caccia del colpevole, c'è bisogno di darsi una mossa e di dimostrare con i fatti che la macchina dello Stato funziona».

Perché il Piano pandemico nazionale del ministero della Sanità, aggiornato nel 2018, non è stato attuato adeguatamente?
«Mi tocca risponderle di nuovo così: ne discuteremo a emergenza finita».

Così si rischia una Norimberga.
«Diciamo che dovremo imparare dagli errori. E gli errori non sono mancati».

Veniamo allo stallo in Europa. Non bisognava capirlo subito che il Mes senza condizionalità era un'ipotesi irrealizzabile, anziché cadere dal pero dopo il Consiglio Ue e perdere altri 15 giorni?
«Si, s'è perso tempo. E l'Europa sta dimostrando grandissima debolezza».

Chi ha perso tempo? Conte?
«Tutti».

Su, faccia dei nomi...
«Senza dubbio, dal governo abbiamo avuto un atteggiamento ondivago sul Mes».

Si spieghi.
«Conte l'ha prima lanciato in un'intervista al Financial Times, poi ne ha preteso l'esclusione al Consiglio europeo».

È quello che intendevo.
«Eh, lo so bene...».

Magari a Conte le condizionalità facevano comodo: gli avrebbero tolto l'impiccio di dover cercare ogni volta faticose mediazioni, specie con voi, blindando il suo governo con un programma scritto a Bruxelles. L'opzione Tsipras...
«Farsi commissariare in questa situazione sarebbe inaccettabile».

Come ne usciamo allora?
«L'Europa dev'essere unita e farsi carico del debito che i Paesi contrarranno».

Con i coronabond?
«Ursula von der Leyen li ha bocciati. La chiusura della presidente della Commissione è miope e autolesionista per l'Europa».

Il fronte latino che s'è costituito è un'idea di Marion Le Pen. L'establishment sta assorbendo il programma dei populisti. È il ko tecnico degli europeisti o un modo per assorbire l'onda euroscettica?
«Lavoriamo perché sia la seconda ipotesi...».

Luigi Zanda propone di impegnare i beni pubblici, inclusi i palazzi del potere e le infrastrutture strategiche come porti e aeroporti. Ci dobbiamo meravigliare se poi per la gente la sinistra è quella che vuole svendere l'Italia?
«Guardi, io credo che per superare la crisi si debba lanciare un grande piano d'investimenti, utilizzando la leva del debito».

Come?
«Mettendo in campo progetti credibili: se ti indebiti per il reddito di cittadinanza, i mercati non ti sostengono. Se lo fai per rilanciare gli investimenti, sì».

Per ora siamo fermi al Cura Italia, che ha scontentato molte partite Iva e i professionisti.
«Il Cura Italia non é la soluzione a tutti i problemi dell'emergenza. Partite Iva e professionisti hanno ragione a essere insoddisfatti. Dobbiamo rimediare».

Cosa propone?
«Dare liquidità a imprese famiglie con sistemi di credito a tasso zero, garantiti dallo Stato. in base al fatturato degli anni precedenti, da richiedere in banca con un modulo di una facciata».

Poi?
«Un serio piano di semplificazioni. Siamo riusciti a complicare persino nell'emergenza».

E gli investimenti?
«A partire dai settori critici».

Vale il modello Genova?
«Vale il modello Expo, riutilizzato a Genova».

Quindi?
Commissari con pieni poteri e una vigilanza non burocratica dell'Authority».

Insomma, controlli a cantiere aperto, anziché adempimenti da sbrigare prima dipartire.
«Si. Non si può bloccare il Paese per un 1% di ipotetici truffatori».

Hanno ragione i sovranisti? Dobbiamo riportare in Italia le produzioni strategiche, per evitare che i Paesi esteri ci blocchino le forniture, com'è accaduto con mascherine e ventilatori polmonari?
«Questo non lo dicono solo i sovranisti. Lo dicono quelli che hanno a cuore gli interessi della nazione. Però l'autarchia non è la soluzione, specie per un Paese come il nostro, che vive di 4.50 miliardi di euro di export».

Condivide gli elogi alla Cina? Solo Donald Trump sta incalzando il Dragone sui ritardi nell'allerta.
«Il senso di responsabilità dovrebbe indurre un Paese a denunciare immediatamente possibili epidemie. Su questo dobbiamo essere fermi, anche se dalla Cina, come da tanti altri Paesi, ci sta arrivando molta solidarietà».

La preoccupa la svolta filo cinese della Farnesina? Glielo chiedo perché il M5s è un partito con cui avete frizioni...
«E l'altro partito con cui abbiamo frizioni qual è?».

Il Pd?
«Abbiamo frizioni con tutti».

Ah ah ah. Be'. l'ha detto lei... Comunque, Luigi Di Maio e Manlio Di Stefano si sono scapicollati per difendere Pechino dagli attacchi social, dopo che ha cominciato a circolare il video del Tg Leonardo sul supervirus cinese.
«Mi fa piacere che i grillini si siano convertiti alla lotta contro le fake news..... ».

Visto che l'abbiamo citato: che ne pensa del piano di Trump da 2.000 miliardi? L'Europa dovrebbe battere la stessa strada?
«Trump è in guerra con i democratici, anche perché è in campagna elettorale».

Si voterà a novembre.
«Eppure, ha convocato i leader l'opposizione e ha concordato misure per mettere in sicurezza quel Paese sotto il profilo economico e sociale. Ci sia di lezione».

In che senso?
«Questa è una guerra. Bisogna mettere da parte gli scontri e affrontare in sintonia la crisi».

Torniamo all'inizio: magari non c'è spazio per il governissimo, ma lei sta dicendo che Conte non può agire da solo.
«Il premier deve svolgere il suo ruolo, ma nessuno basta a sé stesso in questa situazione».

Quindi bisogna coinvolgere di più il Parlamento e lavorare con il centrodestra?
«Sì. Al netto di tutto ciò che ci separa, non possiamo prescindere da valutazioni comuni su come mettere in sicurezza il Paese».