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Riforma degli appalti, Marco Di Maio: "Più tutele per le piccole imprese"

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L'intervento pubblicato da "il Resto del Carlino", 2 giugno 2022.

Ridurre la frammentazione delle stazioni appaltanti, stabilendo tra le altre cose gli elementi di base del sistema di qualificazione e stabilendo incentivi all'uso delle centrali di committenza professionali esistenti. Sono alcuni dei principi guida della legge di riforma del sistema degli appalti approvata dal parlamento.

Ora è fondamentale che questa norma diventi al più presto legge con il voto definitivo del Senato e che poi il governo sia rapido nella sua attuazione: troppo spesso abbiamo visto ottime norme infrangersi contro un'attuazione burocratica e lontana dall`economia reale. È una legge strategica non solo perché prevista dagli impegni connessi al Pnrr e importante per la sua attuazione, ma anche perché si ampliano le tutele sociali e gli spazi per le le piccole e medie imprese, con anche più semplificazione per investimenti in sostenibilità, ricerca e innovazione. Di particolare rilievo per le piccole e medie imprese sono le premialità introdotte dalla legge per agevolare le aggregazioni di microimprese così da favorirne la partecipazione e l'apertura alla concorrenza e al confronto competitivo.

A ciò va aggiunto anche il principio secondo cui le stazioni appaltanti saranno obbligate a procedere alla suddivisione degli appalti in lotti oppure di motivare adeguatamente l'eventuale decisione contraria, sempre per favorire un maggiore accesso agli appalti pubblici per le piccole e medie imprese. Sul fronte delle tutele per i lavoratori va sottolineata la previsione cogente di clausole sociali tese a indicare, come requisiti necessari dell'offerta, criteri orientati a garantire la stabilità occupazionale del personale impiegato, promuovere meccanismi e strumenti per garantire le pari opportunità generazionali e di genere e l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità o in situazioni di svantaggio. Sul piano della tutela dei professionisti va segnalato il divieto di prestazione gratuita delle attività professionali, salvo che in casi eccezionali e previa adeguata motivazione.