Renzi: "Riapriamo le fabbriche: in tutta sicurezza, ma subito"

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Intervista a Matteo Renzi di Emilia Patta, "il Sole 24 ore", 12 aprile 2020.

«Bisogna riaprire subito. Con tutti i dispositivi di sicurezza, ma subito». L'appello a ripartire il prima possibile, il giorno dopo la proroga del lockdown fino al 3 maggio decisa dal Governo, arriva dall'ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi.
«Ho l'impressione che in troppi non si rendano conto del disastro economico e occupazionale che rischiamo - dice l'ex premier e leader di Italia Viva -. Discutiamo di rincorrere i runner o di quante volte una famiglia porta fuori il cane: nel frattempo, però, sta saltando il sistema produttivo. E quello italiano rischia più degli altri».

Però, senatore Renzi, qualcosa riparte: silvicultura, fabbricazione computer, manutenzione paesaggio e opere idrauliche, librerie e cartolibrerie aperte...
«Io sono felice della riapertura delle librerie. Ho detto in Senato che le librerie sono farmacie dell'anima e che non avremmo nemmeno dovuto chiuderle, come le edicole. Ma quando penso alla ripartenza, penso alle fabbriche non alle cartolerie. Perché Pasini può produrre acciaio in Germania e non in Italia? Perché la Fila può preparare matite in Francia e non in Italia? Perché la Saxa Gres di Borgomeo e migliaia di piccole e medie imprese perdono quote di mercato perché i competitor europei sono aperti e noi no? Gli europei, noni coreani. Bisogna riaprire. Ci sono oltre cento morti tra i medici: le fabbriche ben gestite sono più sicure degli ospedali e delle case di riposo».

Si doveva e poteva fare di più? Quali filiere possono riaprire in tempi brevi?
«Si deve e si può. Non mi arrendo, io combatto. Sono stato il primo a porre il tema della riapertura in sicurezza. Eppure mi sono preso dell'irresponsabile e persino le associazioni di categoria sono state in silenzio. In realtà siamo già in ritardo. Restando chiusi in casa alla fine moriremo di fame, non di Covid. Basta burocrazia e codici Ateco. Rovesciamo il ragionamento: chi è in regola con mascherine, guanti e distanze di sicurezza può riaprire. Qui non si tratta di inseguire il profitto, qui si tratta di salvare i posti di lavoro. L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non sul reddito di cittadinanza sulla cassa integrazione».

Prima dell'emergenza Italia Viva ha presentato il piano shock per sbloccare 120 miliardi e far ripartire i cantieri con procedure semplificate. È ancora attuale la vostra proposta con il Paese in lockdown?
«Più attuale di prima. Anche perché i ponti continuano a crollare come dimostra il caso di Aulla. E non piangiamo morti solo perché non c'erano macchine per il lockdown. Aggiungo: le sembra normale che dopo aver bloccato le scuole fino a settembre non si consentano i lavori per la sicurezza dei plessi scolastici? Se mettiamo due miliardi in lavori di manutenzione scolastica sono due miliardi che garantiscono la sicurezza dei nostri figli, aiutano un settore in crisi come l'edilizia, "ritornano" subito come Pil, sfruttiamo una finestra temporale che non ricapiterà. Le aziende edili devono lavorare almeno nelle scuole, negli hotel da ristrutturare, nelle strade deserte. Ci sono 120 miliardi pronti per essere spesi: ora o mai più. Ma vanno affidati i lavori con procedure semplificate e con il modello dell'Expo di Milano, del ponte di Genova o degli scavi di Pompei. In nome dell'emergenza abbiamo rinunciato a tutte le libertà costituzionali da più di un mese: possiamo, in nome dell'emergenza, fare a meno per una sola settimana dell'opprimente burocrazia?»

I critici sostengono che questo potrebbe agevolare fenomeni di corruzione.
«Chi vuole rubare proverà sempre a rubare. È di ieri la notizia del primo arresto per truffa sulle mascherine. Io sono garantista sempre, anche quando l'arrestato è un attivista grillino che mi ha insultato per anni sui social. Ma dico che sulle vicende di questa emergenza dovremo gettare un fascio di luce anche con una Commissione di Inchiesta parlamentare. Ci sono 17 mila morti: potremo ben capire chi ha sbagliato nei protocolli, sulle zone rosse, nell'approvvigionamento di materiali di protezione. E davvero pensiamo che Consip, Consob, Inps, Amministrazione penitenziaria abbiano gestito al meglio questa situazione? Siamo in prima linea a chiedere giustizia. Però questa ansia di giustizia non può essere l'alibi per tenere bloccati i cantieri, specie quando abbiamo un Pil che può sprofondare oltre il meno 10%. Ma ci rendiamo conto di quello che stiamo rischiando?»

Da una parte del Pd è venuta in queste ore una proposta di tassazione straordinaria peri redditi oltre gli 8omila euro. La sinistra di Leu propone una vera e propria patrimoniale. Che cosa ne pensa, può essere un atto di solidarietà?
«È la cultura della vecchia sinistra, quella degli slogan come "Anche i ricchi piangano". Eppure, come diceva Olof Palme, il vero compito della sinistra non è far piangere i ricchi, ma far sorridere i poveri. E per farlo bisogna che il sistema produttivo riparta, non tassare di più chi ha sempre pagato le tasse. Le tasse vanno abbassate, non alzate. Aggiungo che chiedere un contributo a chi guadagna più di 3.000 euro netti al mese significa colpire come prima categoria i medici. Se ci pensate, è incredibile: la mattina li chiamano eroi, la sera provano a spennarli. La proposta del Pd è un autogol pazzesco: non è una tassa sui ricchi, è una tassa sui medici. Quando l'ho letta mi sono ricordato perché abbiamo diviso le nostre strade: potremo anche restare al 5% ma noi non siamo e non saremo mai il partito delle tasse».

Il compromesso trovato dall'Eurogruppo su Mes e costituendo fondo europeo per la ripresa è soddisfacente? Il premier ha agito bene in Europa?
«Il Ministro Gualtieri ha agito bene e con lui anche Paolo Gentiloni. Il punto centrale è uno: senza la Banca Centrale Europea l'Italia sarebbe già al default. Utilizzare il Coronavirus per attaccare l'Europa dunque è folle. L'Europa è la nostra salvezza, non il nostro problema. Quanto al premier: mi sembra paradossale che Conte usi sul Mes lo stesso linguaggio populista di Salvini e Meloni. Spero che cambi idea. Perché il Mes senza condizioni può essere molto utile. Inviteremo Conte in Parlamento e ascolteremo ciò che avrà da dirci».

Nei prossimi giorni devono essere cambiati o confermati i vertici delle grandi aziende partecipate. Si va verso una conferma, visti i tempi eccezionali, o è necessario cambiare?
«Chi ha fatto bene, va confermato. Anche perché parliamo di aziende quotate: se in nome degli equilibrismi politici si mandassero a casa competenze sarebbe colpita la credibilità del Paese, non il singolo titolo azionario».

Sulla liquidità il Governo ha fatto bene?
«Il principio è sacrosanto: anticipare il 25% del fatturato 2019 è giusto. Lo abbiamo proposto noi e rivendico l'idea. Ma se l'annuncio del decreto è stato salutato con entusiasmo, la pubblicazione del testo è invece sembrata un passo indietro. Tutto ruota attorno alla garanzia del 100% e alla necessità di sottoporre comunque a istruttoria bancaria la richiesta. Chiederemo di semplificare le regole per salvare tante realtà che rischiano di morire per liquidità. Io sono convinto che il Post-Coronavirus sarà affascinante per l'Italia: abbiamo fantasia, qualità, estro per affrontare la ripartenza. Tutto il mondo sarà un'eccitante palestra di idee innovative. Ma dobbiamo arrivarci vivi. E senza liquidità le partite iva e le aziende saltano. Bisogna agire adesso. Agire e riaprire».

Senatore Renzi, il Conte 2 supererà questa fase eccezionale? O pensa che si arriverà a un governo di unità nazionale?
«Il futuro del Governo è l'ultimo dei miei pensieri. Abbiamo smesso di pensarci dal 21 febbraio, giorno in cui è scoppiato il caso Codogno. La nostra priorità è far arrivare la liquidità alle imprese, riprendere a sognare il futuro, rilanciare l'Italia. A giudicare dagli scontri di queste ore mi sembra che l'unità nazionale non la voglia Conte e non la vogliano Salvini e Meloni. Ma il consenso va e viene. E in politica le cose cambiano più velocemente del tempo in montagna. Al Governo penseremo con calma. Ora lavoriamo per far ripartire l'Italia, che è molto più importante. E la presenza di Vittorio Colao nella squadra che gestisce la ripartenza mi sembra molto incoraggiante».