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Renzi: "Presidente, ad agosto in Parlamento sfidiamo le opposizioni su un business plan per il futuro del Paese"

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L'intervento tenuto in Senato, durante la seduta del 22 luglio 2020.

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, signor Ministro degli affari europei, onorevoli colleghi, l'Europa ha fatto bene, a differenza del 2012.

L'Europa ha ottenuto un risultato straordinario, a differenza del 2012. E l'Italia, signor Presidente, è stata dalla parte giusta. Lei è stato bravo e noi gliene diamo atto, perché ha fatto l'interesse del Paese, in un quadro di ideale europeo. Noi la apprezziamo per questo e le diciamo che, se questa sarà la strada su cui il Governo dovrà proseguire, saremo sempre più convintamente al fianco suo e di chi sceglie l'Europa contro il nazionalismo e il sovranismo. Glielo diciamo con un «bravo» che, dal nostro punto di vista, vale doppio: vale doppio perché, se potessimo tornare indietro all'improvviso, a un anno fa, vedremmo un Governo diverso. «Quantum mutatus ab illo!», direbbe Virgilio.

Quanto è cambiato da un Governo nella cui maggioranza stavano quelli che organizzavano le conferenze e le campagne elettorali con Alternative für Deutschland. Oggi il nostro riferimento in Germania è Angela Merkel, cui va la gratitudine alla quale faceva riferimento il senatore Casini. (Applausi). In maggioranza stava chi evocano i gilet gialli in Italia: oggi il nostro riferimento è il presidente Macron, che ha svolto con pazienza, assieme a lei e ai colleghi, un lavoro di ricucitura. Mi permetta quindi, signor Presidente del Senato, di rivolgermi per il suo tramite, come prevede il Regolamento, per la prima volta da ex ai miei colleghi - vorrei dire ai miei amici - del Partito Democratico. Forse, cari amici, adesso è chiaro perché, anche contro le resistenze del nostro Gruppo dirigente di allora, un anno fa abbiamo scelto di prolungare la legislatura.

Non era, come qualcuno ha detto, semplicemente il desiderio di allungare la vita di uno scanno parlamentare. Era qualcosa in più: era l'idea che la politica potesse convertire il populismo (Applausi); era l'idea che un Governo sovranista potesse diventare europeista, e mi rivolgo a voi, perché la partita inizia adesso. Il bello o il brutto, il difficile inizia adesso. Saremo capaci di assumere la leadership per cui l'assistenzialismo diventa crescita, il giustizialismo diventa garantismo, la capacità di scommettere sul populismo diventa voglia di scommettere sulla politica? Questa è la sfida, signor Presidente, che ci vede su due campi di gioco diversi. Il senatore Salvini ha detto che questo accordo è una fregatura grossa come una casa e io sono d'accordo con lui: è oggettivamente una fregatura grossa come una casa per l'amico di Salvini Wilders, è una fregatura grossa come una casa per Alternative für Deutschland, è una fregatura grossa come una casa per Marie Le Pen, per i nazionalisti di tutta Europa, per chi scommetteva sul fallimento dell'Europa. (Applausi).

Oggi l'Europa batte un colpo, altro che fregatura. Però, questa scelta ci riempie di responsabilità. Il presidente Conte ha fatto l'elenco dei punti e lo ha fatto in modo molto puntuale e preciso, come sempre del resto. Ora è il momento di dirci le cose con chiarezza: questo accordo faticoso, signor Presidente del Consiglio, la riempie e ci riempie di responsabilità perché non abbiamo più alibi, perché adesso nessuno potrà evocare il nemico come causa del fallimento. Adesso la partita sta nelle nostre mani, nel bene e nel male, e adesso non è facile, perché la situazione esterna è complicata, perché la crisi morde severamente e perché, o facciamo scelte coraggiose, o saremo anche noi portati via dall'onda, che non è la seconda ondata del Coronavirus, ma è l'onda di ritorno dalle aspettative che abbiamo creato.

Signor Presidente, quando si vince una partita, c'è un sacco di gente che viene ad adularti: diciamo che io potrei parlare da cultore della materia per invitarla ad avere fiducia in chi la guarda negli occhi, come ha sempre fatto, in chi le dice qui in Parlamento - utilizzando il Parlamento come il luogo della discussione - che su alcune cose siamo d'accordo e su altre abbiamo qualche resistenza. Glielo abbiamo detto sulle scuole e sui DPCM e lei, devo dargliene atto, sul Family Act ad esempio, approvato ieri dalla Camera in prima lettura, o sul piano infrastrutture - ci accingiamo a discutere il decreto semplificazioni - ha dato delle risposte. Ebbene, guardandola in faccia, le dico che non c'è mai stato negli ultimi trent'anni un Governo con queste risorse.

Mettete il compasso sul 2020, utilizzate il raggio di apertura di trent'anni e arrivate al 1990: non c'è stato nessun Governo che abbia avuto queste risorse, evidentemente perché c'è una crisi che morde severamente. Io penso - spero di sbagliarmi - che non ci sarà nessun Governo che nei prossimi trent'anni, girando il compasso da qui al 2050, avrà le stesse risorse. È un fatto epocale per la storia repubblicana. Di fronte a questo evidente elemento di novità, hanno ragione il Presidente del Consiglio dei ministri e il senatore Casini a chiedere un coinvolgimento delle opposizioni, che non sia formale, nella differenza tra noi e voi, ma anche in quella tra di voi (tra chi sta con la Merkel e chi con Wilders, tra chi sta con Rutte e chi con Le Pen). Noi abbiamo oggi uno spazio politico pazzesco e difficilissimo: è lo spazio della politica, non del populismo.

Ecco perché, signor Presidente, abbiamo oggi decine di ambiti di azione complicatissimi. Non avendo molto tempo a disposizione, ne cito soltanto tre. Vi è anzitutto il digitale, che può essere lo strumento con il quale trasformiamo radicalmente la pubblica amministrazione e la burocrazia. O lo facciamo adesso, dopo una vicenda del genere, con queste risorse, o non lo faremo mai più. E questo vuol dire fare della Nuvola (non vivere con la testa tra le nuvole), del cloud, dei big data e dell'intelligenza artificiale la straordinaria occasione per valorizzare i talenti italiani che, per quanto sono capaci e apprezzati, vanno all'estero (lo sa bene il Ministro dell'università e della ricerca, che su questo, nella sua precedente vita e in questa, ha svolto una straordinaria azione di buon lavoro).

Vi è poi la moda. So che può sembrare una barzelletta, perché tutte le volte che si parla di moda in ambiti politici c'è sempre qualcuno che storce il naso. Voglio parlare di moda per dire che sta rischiando di saltare, per sempre, un intero tessuto di ricchezza fatto di sarte, modellisti e piccoli artigiani (non sono semplicemente le modelle e i modelli). È un mondo in cui il made in Italy ha fatto la storia. Sono stato orgoglioso, quando era al Governo, di partecipare a una sfilata di moda (pur non avendone il physique du rôle) per dare dimostrazione di vicinanza a quel mondo. È un mondo che sta saltando in aria: o si interviene attraverso la Cassa depositi e prestiti e strumenti ad hoc (un soggetto che magari riesce finalmente a creare il grande campione italiano nel settore della moda che piccole e grandi ambizioni personali ed egoismi non hanno permesso in passato), oppure un pezzo di economia salterà. Infine, vi è la sanità. Abbiamo il coraggio di dirlo? Nei prossimi dieci anni nella sanità cambierà tutto; mi riferisco alla medicina personalizzata e alle analisi che stanno cambiando profondamente il volto e le modalità della farmaceutica, dell'ospedalizzazione e della medicina di base.

Per questo, signor Presidente, la invitiamo a riflettere attentamente sulla questione del MES. I 37 miliardi di euro del MES - sia chiaro a quest'Assemblea - hanno una condizionalità inferiore ai prestiti del recovery fund. Se non si ha il coraggio di dirlo, si sta mentendo. I 37 miliardi di euro del MES arrivano in autunno e io sfido l'intero arco parlamentare (anche quelli più vicini) a trovare un Presidente di Regione o un candidato alla presidenza di Regione nelle Marche, in Liguria, in Toscana, in Campania e in Puglia che dica no al MES, perché si tratta di soldi che vanno ai cittadini.

Presidente Conte, sorprenda il Parlamento e il Paese. Anziché una task force, ci regali ad agosto un dibattito parlamentare in cui la forza della maggioranza dovrà essere quella di sfidare le opposizioni sulla base non di un generico programma di riforme, ma di un concreto business plan per il futuro del Paese. (Applausi).

Andiamo in Aula ad agosto, sfidiamo le opposizioni e diciamo come vogliamo spendere questi soldi. Se lo faremo, signor Presidente, avremo dimostrato due cose: la prima è che la maggioranza c'è (lei l'ha citata) e la seconda, ancora più importante, è che il Parlamento non abdica di fronte alle questioni del sondaggismo esasperato.

Il Parlamento non è il luogo in cui si fanno le standing ovation o si mettono like su Facebook: il Parlamento è il luogo in cui si discute e la politica ha un senso. Nel mese di agosto 2019 abbiamo dimostrato che la politica aveva un senso; a noi il compito di dare un futuro al nostro Paese. (Applausi).



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