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Renzi: "Non lascio Italia Viva. Saremo decisivi nel 2023"

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Estratto dell'intervista di Barbara Jerkov, "il Messaggero", 26 marzo 2021.

Presidente Renzi, senza il suo strappo di gennaio il governo Draghi non sarebbe mai nato. Visti i primi provvedimenti presi - dai ristori alle chiusure - pensa sia stata la scelta giusta?
«Giustissima, non giusta. Draghi significa recupero di autorevolezza in Europa, garanzia sui fondi del Recovery, un cambio della guardia su vaccini e Covid tra Arcuri e il generale Figliuolo, un approccio strategico su temi della transizione ecologica e digitale. Non è un cambio di premier, è una rivoluzione. Gli effetti si vedranno sul lungo periodo, non nell'immediato».

C'è un pressing nel governo per prorogare le chiusure almeno fino al primo maggio, ma Lega e FI sono contrarie. Lei come valuta questa ipotesi?
«Lasciamo che il governo decida sulla base dei dati. Ho molto apprezzato che Draghi abbia insistito molto sulla riapertura delle scuole come priorità assoluta. Stiamo sottovalutando il danno psicopedagogico di queste lunghe chiusure: c'è una generazione che soffre nel silenzio dei più. Io lo dico da un anno, anche al Messaggero, come ricorderà. Ora finalmente pare che si vogliano tamponare i ragazzi all'ingresso: questo serve, altro che banchi a rotelle».

Il piano vaccini, però, anche con Draghi arranca. Il premier ha chiamato in causa direttamente l'arbitrarietà con cui si muovono alcune Regioni. È venuto il momento di centralizzare la campagna sottraendola ai territori?
«Ho perso un referendum e il posto a Palazzo Chigi per cambiare il titolo V e i poteri delle Regioni, si figuri se non sono d'accordo. Detto questo sui vaccini con Figliuolo si è finalmente fatto un passo avanti, ma ancora non basta. Dobbiamo arrivare a mezzo milione di dosi inoculate al giorno, possiamo farcela».

Lei è molto spesso all'estero, l'ultimo fine settimana a Dakar. Non è che sta pensando di lasciare il Parlamento per dedicarsi a tempo pieno a queste relazioni internazionali senza doverne render conto a nessuno?
«Non lascerò il Parlamento anche se capisco che piacerebbe a molti miei avversari. E rendo conto di tutto, dei miei soldi come delle mie battaglie. Finito il lockdown girerò l'Italia con un nuovo libro, perché non mi fermo davanti alle polemiche, anzi rilancio. Continuerò inoltre a viaggiare. Sono stato e tornerò in Africa, in Arabia Saudita, in Cina, negli Stati Uniti. Ovviamente senza gravare di un solo centesimo sul contribuente italiano».

Quindi non abbandona la sua creatura: che futuro immagina per Italia Viva?
«Siamo stati decisivi in tutti i passaggi di questa legislatura, soprattutto dopo la crisi aperta da Salvini e dopo quella aperta da Conte. Dicono che abbiamo il 2%, ma non si rendono conto che l'importante non sono i sondaggi ma la capacità di fare politica. E anche chi mi odia deve riconoscere che noi l'abbiamo fatta. Abbiamo due anni davanti per crescere, avvicinare i più giovani, alimentare un dibattito sulle idee. Se faremo questo, saremo decisivi anche nel 2023 per la prossima legislatura».

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.