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Renzi: «Noi per due popoli, due Stati. Sventoleremo entrambe le bandiere»

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Intervista a Matteo Renzi per «Il Corriere della Sera» del 06-06-2025

di Maria Teresa Meli

 

Matteo Renzi, il centrosinistra si presenta diviso su Gaza?

«Meglio presentarsi divisi che non presentarsi proprio, come fa il centrodestra. Tuttavia capisco l'amarezza di chi avrebbe sognato una sola piazza, ma non ne farei un dramma. Ci sono -è ovvio- sensibilità diverse. Noi insistiamo molto sul "Due popoli, due Stati". Chiediamo di venire con entrambe le bandiere, quella di Israele e quella palestinese. Ascoltiamo la voce di Aviva, che è stata un anno ostaggio di Hamas a quaranta metri sotto terra e la voce dei palestinesi che combattono Hamas. Parleranno i leader politici che criticano le scelte del governo Netanyahu ma che sono fieri di essere amici di Israele, una nazione che ha il diritto di esistere, il dovere di esistere. Se dovessi dire qual è la piattaforma della nostra iniziativa direi che sono le parole, addolorate e bellissime, di Liliana Segre. Con lei critichiamo il governo di Tel Aviv ma non diremo mai che è in atto un genocidio: chi è scampato per un miracolo all'Olocausto sa che certe parole hanno un peso».

Anche sul referendum la pensate in modo diverso. Landini, Schlein e Conte vogliono abolire il Jobs act, lei lo difende.

«Certo che lo difendo. L'ho scritto. E sto dimostrando in tutti i dibattiti che il Jobs act è una cosa ben diversa dal ritratto ideologico che ne hanno fatto sia la sinistra radicale che la destra di Meloni e Salvini: non dimentichiamo che anche premier e vicepremier hanno votato contro il Jobs act e addirittura volevano nel 2015 un referendum, salvo poi adesso -come al solito- cambiare idea. Sono molto contento del dibattito sul lavoro: sta dimostrando che ci sono due sinistre, una massimalista e una riformista. Quando stiamo sui contenuti e ci confrontiamo vediamo che le nostre riforme hanno aumentato i diritti e migliorato le condizioni dei lavoratori. Il problema è oggi, non dieci anni fa: prezzi folli per le case dei giovani, salari da fame, stage vergognosi. Non è un caso che con il governo Meloni aumenta la povertà e il numero di italiani che vanno all'estero. Se la Cgil smettesse di attaccare me e iniziasse a fare opposizione alla Meloni non sarebbe poi così male, sa?».

Mercoledì ha avuto finalmente il suo confronto televisivo con Landini sul Jobs act. Soddisfatto?

«Landini ed io abbiamo due visioni diverse della società. E chi ha seguito il dibattito avrà visto che la Cgil ha uno sguardo ideologico e concentrato sul passato mentre noi abbiamo indicato una linea per il futuro. Il modo migliore per difendere i lavoratori non è parlare di astruse norme ma affrontare il tema degli stipendi, delle tasse, della sanità. E non si possono attaccare "i padroni": senza chi fa impresa non ci sono i posti di lavoro. Bisogna semplificare e sburocratizzare, altro che storie. E meno male che La7 ci ha ospitato facendo servizio pubblico perché la Rai non mi invita da settimane pur di non parlare del referendum».

Lei ha attaccato il decreto sicurezza perché sostiene che i servizi segreti con la nuova normativa possono addirittura gestire strutture eversive.

«Non lo dico io, lo dice l'articolo 31 del decreto legge. È una previsione folle: con questo decreto -che nessuno della maggioranza ha letto- arriviamo al paradosso che i servizi potrebbero legittimamente ricostituire Gladio o la P2 domattina, ma anche una cellula terroristica, e sarebbero perfettamente in regola con la legge. Io mi domando cosa stia passando nella testa di Meloni e Mantovano per prendersi i pieni poteri. E danno libertà di intercettare all'Esercito quando è all'estero: arriveremo al paradosso che togliamo le intercettazioni legali ai magistrati per darle al generale Vannacci di turno che guida una missione fuori dai confini della patria. Sono sinceramente sconvolto dalla piega che sta prendendo il dibattito in questo Paese».

Attacca Mantovano perché le ha tolto la scorta?

«In questi anni mi hanno attaccato in tutti i modi, dall'arresto illegittimo dei miei genitori ai processi fino alle leggi ad personam. Non mollo di un centimetro, anzi rilancio. Sul punto dico solo che la scorta non è un privilegio a differenza di quello che pensa la gente. E utilizzare i servizi di tutela per vendicarsi degli avversari non mi sembra geniale, specie nel Paese di Marco Biagi, specie nella settimana del Jobs act. Ma uno come me che ha resistito alle toghe rosse certo non si fa impressionare dalla toga bruna di Alfredo Mantovano».