Renzi: "Nei prossimi mesi il numero di telefono dell'Europa avrà il prefisso italiano"

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L'intervento in Aula del 20 ottobre 2021.

Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio dei ministri, lei ha tracciato un ottimo quadro e ha fatto un ottimo lavoro nei mesi trascorsi dal Consiglio europeo di giugno. Mi permetterà allora di allargare il ragionamento che lei ha svolto sui contenuti oggetto del dibattito dei prossimi giorni con alcune considerazioni più ampie e più politiche, meno legate ai singoli temi, prendendo innanzitutto spunto da ciò che lei ha detto.

Tra qualche giorno lei presiederà il G20: è la prima volta che accade nella storia della Repubblica italiana e la prossima volta sarà nel 2042: ovviamente saremo tutti in grandissima forma, ma comunque è un fatto epocale. Lo farà in una cornice geopolitica profondamente diversa da quella di solo qualche mese fa, ma anche in una cornice europea profondamente diversa.

Signor Presidente, lei sa meglio di me che il cambiamento di Governo in Germania è un altro fatto rilevante, un altro tornante della storia; dopo sedici anni di governo Merkel, si apre la formula del Governo Scholz con il cosiddetto semaforo, questa inedita alleanza che per la prima volta governerà Berlino.

La Francia è dentro una campagna elettorale come sempre complicata. La Francia infatti talvolta ci prende in giro per l'imprevedibilità della nostra politica, ma non dimentichiamo che esattamente cinque anni fa, nell'ottobre del 2016, quando mancavano gli stessi mesi che mancano oggi alle elezioni presidenziali francesi del 2017, tutti davano per scontato un confronto tra Hollande e Sarkozy. A dicembre tutti davano scontato un confronto tra Valls e Fillon; è finita con Macron contro Le Pen. Vedremo che cosa accadrà adesso.

E poi, signor Presidente, glielo dico in modo poco diplomatico; lei che è maestro di buona politica e diplomazia saprà prenderlo in positivo. Ai colleghi polacchi, ungheresi e sloveni farei capire una cosa molto semplice, se è possibile: va bene lamentarsi dell'Europa, ma se si sentono così a disagio con i valori europei, rinuncino ai soldi europei con i quali hanno salvato le loro barcollanti economie. Sentirsi infatti prendere in giro da Paesi come la Polonia, l'Ungheria e la Slovenia, o meglio dalle leadership di questi Paesi, fa venire un dubbio. Diciamolo con chiarezza ai polacchi: se vogliono stare in Europa, grazie alla quale sono tornati a crescere, inizino a rispettare i valori fondamentali perché l'Unione europea non è un bancomat.

Sulle considerazioni che invece lei, signor Presidente, ha esposto, non soltanto le confermo l'appoggio e il sostegno di Italia Viva, ma le dico che siamo profondamente orgogliosi del lavoro che il Governo ha fatto, ad esempio, sulla vaccinazione. Aver cambiato linea, stile e passo tra Arcuri e Figliuolo, permette oggi a lei, al suo Governo e al nostro Paese di essere il modello non solo in Europa, come Anthony Fauci ha recentemente ricordato.

Contemporaneamente dobbiamo dire che il nostro Governo sta svolgendo una funzione significativa anche nell'affrontare il tema del climate change e della sostenibilità, come lei ha ricordato, in una dimensione meno ideologica di quella che altri Paesi vorrebbero, anche perché poi, come sappiamo, in Europa sono tutti bravi a fare i documenti e poi sono i primi a mantenere gli interessi nazionali senza una visione unitaria e forte.

Infine, prima di arrivare alle considerazioni che riguardano più specificamente la transizione digitale, un passaggio sull'immigrazione. Parlo senza alcuna polemica nei confronti dei colleghi del primo partito di opposizione di questa Assemblea, vale a dire Fratelli d'Italia; anzi essendo una maggioranza molto ampia, va garantito e rispettato profondamente il lavoro delle opposizioni e della principale forza di opposizione. Sul tema dell'immigrazione, come il Presidente del Consiglio ha chiarito bene, c'è un punto fondamentale: o si cambia l'Accordo di Dublino o non si cambia tale Accordo, o ci si fa carico in un momento come questo di cambiare quelle regole che dal 2003 permettono ai singoli Paesi di disinteressarsi della questione migratoria o non si va da nessuna parte. Mi rivolgo a Fratelli d'Italia perché sono guidati da una importante e significativa leader politica nazionale che guida anche il partito europeo nel quale è più forte l'avversione a tutti i tentativi di cambiare l'accordo di Dublino. Dunque se vogliamo fare l'interesse del nostro Paese, forse dobbiamo guardare un pochino di più a Lampedusa e un po' meno a Visegrad.

Detto questo, signora Presidente, purtroppo l'Europa vive questa stagione nel momento più difficile. Javier Cercas, un grandissimo scrittore catalano e, come dice lui, un grandissimo scrittore europeo, ha detto parole meravigliose affermando che il problema in Italia e in Europa oggi non è il fascismo. Il problema in Italia e in Europa è il nazional-populismo e l'Europa è l'unica forza politica e geopolitica che può affrontare certe sfide. Pensate soltanto alle sfide fondamentali di cui parlava il Presidente del Consiglio sulla transizione digitale. Ci rendiamo conto che siamo un gigante dai piedi d'argilla senza una strategia europea e ben vengano gli sforzi, molto apprezzati, del ministro Colao in questa direzione. Non dimentichiamo però che la partita oggi la stanno giocando gli americani contro i cinesi in Champions league e noi siamo in Lega pro. Questa sfida porta alcune intelligenze italiane, ad esempio, a condurre il loro valore fuori dai confini del nostro Paese.

Lo dico in particolar modo guardando due autorevoli esponenti del mondo accademico, come la ministra Messa e la ministra Bonetti. C'è una ragazza italiana di quarantuno anni, del Sud, siciliana, che si chiama Anna Grassellino, che sta guidando il laboratorio per la svolta quantistica sul computer quantistico nel Fermilab di Chicago. Si chiama Fermilab e io ho avuto l'onore di visitarlo accompagnato dal collega senatore, professore e premio Nobel Rubbia. Questa ragazza è costretta a vincere la sfida contro i cinesi, ma in quel laboratorio non vedono lo sforzo europeo, perché l'Europa, come ha detto il Presidente del Consiglio (e noi siamo convintamente dalla sua parte), non sta giocando la partita che potrebbe giocare. Molto di quel talento, formato nelle università italiane, molto di quel talento, che è fondamentale nella scommessa sulla sfida del futuro, oggi è lontano da noi.

Signor Presidente, lei ha un compito straordinario. Lei ha salvato l'euro; tutti dicono che le è bastata una parola, ma lei sa e noi sappiamo che non le è bastata una parola. Ha fatto un grande lavoro per salvare l'euro. In questi mesi, piaccia o non piaccia ai polemici, ha dato una grande mano a far ripartire il Paese e a salvare l'Italia. Oggi lei ha un compito in più, perché nel 2022 si inizia a discutere di Patto di stabilità e persino i nostri amici tedeschi sembrano mettere già i puntini sulle "i", perché nel 2022 prima o poi qualcuno dovrà pur affrontare il grande tema della crisi democratica, che non riguarda noi. Si dice che noi andiamo nei Paesi non democratici. Amici e colleghi, siamo in un momento nel quale la democrazia è in crisi. Nella cultura del like per i populisti e nell'autoritarismo illiberale di alcune che non sono più democrazie (o non lo sono mai state), si sta affermando in tutti i Paesi un modello di sviluppo molto più agevole da governare, ma profondamente contrario ai nostri valori. O l'Europa riesce a recuperare i propri valori e quindi a dare una visione, come Javier Cercas ha cercato di dire in quella straordinaria intervista a "La Stampa", o non va da nessuna parte ed è costretta a essere distrutta dallo scontro tra America e Cina.

Il presidente del Consiglio Draghi si trova in una fase in cui, per la sua forza, per la sua autorevolezza e per la sua esperienza, è, forse suo malgrado, il punto di riferimento di un'Unione europea che non ha più il leader degli ultimi sedici anni. Henry Kissinger diceva: qual è il numero di telefono dell'Europa? Negli ultimi sedici anni il numero di telefono dell'Europa è stato il cellulare di Angela Merkel; nei prossimi mesi il numero di telefono dell'Europa ha un prefisso italiano. Io penso che dovremmo fare tutti uno sforzo per elevarci rispetto alle politicucce, anche perché sennò, caro Presidente, va a finire come quella vicenda degli ultimi mesi, secondo me la più divertente e la più tragicomica letta sui giornali (non so se l'avete vista). A un certo punto, in una campagna turca, un signore cinquantenne è stato smarrito e non lo si trovava più; pare che fosse totalmente ubriaco. Tutti gli amici si sono messi a cercarlo e tutti intorno hanno iniziato a cercarlo; si sono messi a cercare questo ubriaco che si era perso e a questo gruppo che lo stava cercando si è unito anche lo stesso ubriaco, che se n'è accorto soltanto quando hanno chiamato il suo nome. Ecco, l'Europa rischia di finire così; è ciò di cui abbiamo bisogno, ma talvolta dimentichiamo che siamo noi quelli che stiamo cercando. Buon lavoro, signor Presidente

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