Renzi: «Né di sinistra, né di destra. Mi colpì la sua umanità»

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Intervista di Matteo Renzi per «Il Messaggero» del 23-04-2025

di Andrea Bulleri

Il leader di Iv: «Quando annunciò l'Anno Santo straordinario ci fece preoccupare ma lo seguimmo. Dopo la sconfitta del Referendum mi scrisse: "Carissimo fratello"».

Matteo Renzi, qual è il ricordo personale del papa a cui tiene di più?

«Tutti quelli che hanno a che fare con i miei figli. Ester che gli porta come regalo un disegno, Emanuele che lo paragona a Padre Enrico, il sacerdote gesuita che lo ha visto crescere, Francesco che gli racconta della scuola nel primo incontro a Santa Marta. L'umanità del Papa la vedevi soprattutto nelle piccole cose, nell'andare incontro, nel farsi prossimo agli altri».

E un ricordo pubblico, invece?

«Strasburgo, novembre 2014, semestre di presidenza europea. L'Italia sta combattendo in solitudine due battaglie con le istituzioni europee: sulla flessibilità economica e sull'immigrazione. Francesco è molto sensibile su entrambe le questioni. Quel suo discorso potente diventa un assist straordinario, in un momento di difficoltà profonda».

Un anno dopo Francesco lancia il Giubileo straordinario. Come visse la gestione di quel momento da Palazzo Chigi?

«La verità? Ci fece molto preoccupare. Intanto era un Giubileo straordinario ma annunciato con pochissimo preavviso e quello fu un anno terribile per la sicurezza internazionale. Tutti i Paesi europei erano oggetto di attentati realizzati da terroristi islamici. Le nostre forze dell'ordine e i servizi dell'intelligence furono straordinari. Peraltro lui ci mise del suo aprendo la Porta Santa in Repubblica Centrafricana, nel cuore di uno dei Paesi più difficili e devastati del continente. Ma il Papa era così, quando decideva una cosa era impossibile fermarlo. E noi lo abbiamo seguito con tutto l'impegno possibile».

Da cattolico, che eredità lascia secondo lei papa Francesco?

«In un recente incontro, dopo che avevo lasciato Palazzo Chigi, gli dissi che ero preoccupato. Crisi di vocazioni, pochi ragazzi alla messa, sempre più anziani in parrocchia. E lui mi ha stupito perché mi ha detto: tu vedi solo l'Europa. In Europa la Chiesa soffre. Ma nel resto del mondo la Chiesa è più viva che mai. Vedrai! E lo ha fatto, peraltro, dandomi del tu, cosa che quando ero al Governo non faceva».

La sinistra ha perso una guida morale?

«Ma non scherziamo, la prego. Etichettare il Papa come uomo di sinistra è la classica frase superficiale di chi vive di slogan. Papa Francesco non era né di sinistra, né di destra: era Papa Bergoglio. Punto. E come tale aveva le sue idee. La sinistra radicale, che lo ha esaltato per la posizione sui migranti, lo ha ignorato sull'aborto. Ridurlo a icona del progressismo contemporaneo è un'operazione banale e noiosa».

Come visse Francesco la sua legge sulle unioni civili, criticata da una parte della Chiesa? Ci fu un confronto tra di voi all'epoca?

«Con buona pace di una parte del mondo che lo circondava fu straordinariamente rispettoso. Sapeva che ero cattolico ma non ha fatto alcuna forzatura. Mai. E ne rendo volentieri testimonianza. Questo non significa che approvasse la mia legge, sia chiaro. Significa quel che ho detto: che non mi ha mai messo pressione nemmeno in incontri privati, a quattr'occhi, che poi in quel periodo non erano rari».

Cosa le disse, dopo le dimissioni da Palazzo Chigi?

«Mi scrisse una bellissima lettera a mano. Poco prima di chiudere il giubileo della Misericordia mi aveva chiesto "Come va questo referendum?". Gli risposi: "Per me benissimo, ma per i sondaggi no". E ci mettemmo a ridere insieme ad Agnese. Poi quando mi ero già dimesso da tutto, lasciando governo e guida del Pd, ho letto la lettera, mi sono commosso. Era una lettera da padre che ti sta vicino nel momento di difficoltà anche se iniziava con la scritta "Carissimo fratello"».

Quando vi siete incontrati l'ultima volta?

«Verso la fine dell'estate 2024. Abbiamo celebrato con Agnese i 25 anni di matrimonio, le nozze d'argento. E siamo andati a salutarlo una mattina di fine agosto. Siamo entrati e mi ha detto "Sei ancora vivo eh". Non ho fatto in tempo a rispondergli che mi ha detto "Anche io, guarda". E si è messo a ridere. Era di ottimo umore. I commenti sulla politica internazionale me li tengo per me, ovviamente. Ma l'insistenza con cui mi ha parlato anche allora dell'immigrazione mi ha colpito».