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Renzi: "Meglio andare all'opposizione che accettare questo Recovery"

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Estratto dell'intervista di Emilia Patta, "il Sole 24 Ore", 31 dicembre 2020.  

Senatore Renzi, veniamo subito al punto. Tutta Italia si sta chiedendo che cosa ha davvero in mente. Punta a un Conte ter o pensa che l'attuale premier non sia in grado di fare sintesi e quindi sarebbe meglio sostituirlo?
Non ci sono retroscena, non ci sono dietrologie: l'Italia ha una mole incredibile di soldi da spendere. Io voglio solo capire come li spendiamo. Perché se devono essere sprecati in quello che Draghi chiama "cattivo debito", lo facciano senza di noi. Sono stato partner per mandare a casa Salvini e per prendere i soldi in Europa: non sarò complice del più grave spreco di denaro pubblico. Sono per spenderli tutti e spenderli bene: ma se qualcuno vuole spenderli male lo faccia senza di noi. Semplice, no? Quanto al Conte ter, non è un problema di formule: il problema è dove portiamo l'Italia nei prossimi 20 anni. Badi bene: noi non vogliamo far cadere Conte, ma se lui non considera le nostre proposte nella stesura del documento più importante della legislatura allora si tenga il documento e noi gli diamo indietro le nostre poltrone.

Conte nella conferenza stampa di fine anno ha detto chiaramente che se dovesse venire meno la fiducia di un partito della maggioranza si rivolgerebbe direttamente al Parlamento per verificare la fiducia. Non teme che al momento opportuno spunterebbero i famosi "responsabili"?
Non lo temo ma se avvenisse sarebbe perfettamente legittimo. Si chiama democrazia parlamentare. E non è un atto di gentilezza di Conte andare in Parlamento: è una esplicita previsione costituzionale. Se però al Parlamento va bene sprecare 3 o miliardi di euro in bonus e sussidi, facciano pure: noi andremo all'opposizione. Sono stato il premier del JobsAct, di Industria4.0, della cancellazione dell'Irap costo del lavoro e degli interventi per le imprese e per il lavoro: non diventerò un sostenitore di chi spreca i soldi dei miei figli e dei miei nipoti tra navigator, sussidi e similari.

Esclude o no un appoggio esterno al governo in caso di rottura?
Lo escludo nel modo più categorico. Se ci vogliono ci stiamo con le nostre idee. Se non ci vogliono facciano da soli. L'appoggio esterno è una finezza da intenditori, una roba da appassionati della prima repubblica: oggi a Palazzo Chigi va di moda la comunicazione da Grande Fratello non una raffinata mossa come l'appoggio esterno. In caso di rottura noi andiamo all'opposizione.

Che cosa c'è che non va nella bozza di Recovery Plan messa a punto dal governo, questione di metodo a parte? Quali sono le priorità per Italia Viva?
Il punto vero è che manca una visione del Paese per i prossimi 20 anni. Si tratta di un collage di progetti vecchi senza una visione complessiva. Una delegazione di Italia Viva ha consegnato in queste ore al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri un documento in 63 punti con le nostre proposte di modifica: priorità assoluta agli investimenti in infrastrutture, no alla cultura giustizialista, finanziamento completo del Family Act per affrontare l'emergenza demografica, necessità di triplicare i denari previsti per cultura e turismo, senza considerare che nel piano che ci è stato presentato c'è un grande assente ossia l'occupazione giovanile. Il che significa investire sulla scuola, sulla formazione e sull'università. Con la Brexit l'Italia ha la possibilità di diventare un polo attrattivo per i giovani di tutto il mondo: per questo proponiamo lo ius culturae per dare la cittadinanza a chi prende una laurea nel nostro Paese. Quanto a Industria 4.0, bene che il governo recuperi questa scelta dell'esecutivo Renzi e dei ministri Calenda e Guidi. Ma il quadro di utilizzo è ancora fumoso. La ripresa industriale è fondamentale ma bisogna anche sostenere le Pmi e le imprese artigianali che sono il cuore del nostro sistema produttivo e che rischiano di non riaprire più passata l'emergenza Covid. Il 95% delle imprese italiane ha meno di 10 addetti. Vanno accompagnate in un consolidamento patrimoniale e in un percorso di aumento della produttività, anche e soprattutto attraverso la formazione e la digitalizzazione.

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.