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Renzi: “Macronismo all'italiana per un polo riformista”

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Estratto dell'intervista di Ernesto Menicucci, “il Messaggero”, 25 aprile 2022.

«Come va? Meglio, dopo i risultati che arrivano d'Oltralpe...»: è in vena di battute, Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Emmanuel Macron è di nuovo presidente della Francia e l'ex presidente del consiglio tira «un sospiro di sollievo, come Italia e come Europa. Quella di Macron è una grande vittoria. È la prima volta, da Chirac in poi, che il presidente francese riesce a farsi rieleggere. Sarkozy era la roupture, Hollande la risposta a Sarkò, Macron la rottura rispetto a tutti e due».

Che altro dice l'elezione francese?
«Che il ballottaggio funziona. La maggioranza razionale e ragionevole al primo turno non ce la fa, ma di fronte alla minaccia populista al secondo turno si vota il migliore, o comunque il meno peggio. Il populismo, invece non si somma quasi mai».

Il macronismo è una ricetta anche per il nostro Paese?
«Ci sono due alternative: il macronismo italiano o si perdono le elezioni inseguendo la sinistra populista grillina di chi come Conte ancora si è rifiutato di dire con chi stava tra destra e sinistra. Noi, con Macron, ci siamo sempre stati. Anche quando qualche macroniano andava dai gilet gialli di Parigi...».

Perché nasca un polo riformista, c'è bisogno di una legge elettorale a doppio turno, come c'è in Francia e come quella dei sindaci?
«Fino a che non c'è quella, difficilmente ci potrà essere un Macron italiano. Ma gli unici che la vogliono, la legge che io chiamo quella del "sindaco d'Italia", la vogliamo soltanto noi di Italia Viva: non a caso era alla base dell'Italicum. Tra gli altri partiti non la vuole nessuno».

Su quali basi si dovrebbe basare il polo riformista?
«Noi siamo per il sì al nucleare e no al "no" su tutto. Sì al mercato del lavoro e no ai sussidi a pioggia. Sì alla presenza nel mondo atlantico e no all'occhio strizzato ai russi o si cinesi. Sì alle riforme elettorali: noi combattiamo per difendere la democrazia, ma poi non la curiamo in Italia. Chi viene votato dagli elettori, deve poi avere la possibilità di governare per cinque anni. Invece da noi ogni anno, o quasi, c'è una novità: Gentiloni, Conte uno e due, Draghi».

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa a questo indirizzo.