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Renzi: "La sfida è a casa nostra"

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Intervista di Rosi Brandi, "la Prealpina", 24 luglio 2020.   

«Lei è stato bravo e noi gliene diamo atto», ha detto ieri l'altro Matteo Renzi nell'aula del Senato e al premier Giuseppe Conte, destinatario del complimento, probabilmente non è parso vero: di solito il leader di Italia Viva pungola, sollecita, critica gli alleati di governo e il capo del governo senza requie. Questa volta invece: applausi, applausi, applausi.

«L'Italia ha raggiunto un ottimo risultato con l' accordo di Bruxelles, un vero capolavoro politico per l'Europa. Oggi perdono i sovranisti: l' accordo dimostra che un governo europeista fa bene all' Italia», ribadisce a Prealpina. Ma non esageriamo.

In questa lunga intervista l'ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Partito democratico non dimentica di aggiungere al fardello di Palazzo Chigi un carico di gravose responsabilità. Nessuna illusione.

Senatore Renzi, il "capolavoro" del Recovery Fund è fatto. E adesso?
«Adesso la sfida è a casa nostra: spendere bene i soldi già stanziati e quelli che arriveranno dall'Europa. L'Italia avrà più risorse ma dovrà gestire un progetto di riforme serie. Per capirsi: più Jobs Act e meno Quota 100».

In Europa sono oltre 3 milioni i casi di Covid. Ora in Italia si discute se prorogare lo stato d'emergenza: e se lei fosse nei panni del premier Conte?
«Non lo farei. Ci sono meno di 50 persone in terapia intensiva per il Covid. Essere prudenti va bene, è giusto, è doveroso. Vivere nel tenore no. Noi pensiamo che lo stato d'emergenza riguardi l'occupazione, non la sanità».

Nei giorni scorsi sono stati bocciati due emendamenti della Lega su 30 milioni di euro da destinare al miglioramento strutturale e alla modernizzazione dell'aeroporto di Malpensa. I parlamentari leghisti hanno parlato dell'ennesimo "schiaffo", a favore di Fiumicino: è d'accordo?
«I parlamentari leghisti dovrebbero rivolgersi prima di tutto al presidente Fontana perché il Piano d' area è scaduto nel 2009 e non è ancora stato rinnovato. È necessario inserire gli investimenti per Malpensa in un Piano d'area strategico, che consideri le infrastrutture di collegamento, le piattaforme intermodali e l'impatto sul territorio».

Lei è abituato a sparigliare le carte, come quelle che hanno portato alla formazione del governo giallo-rosso: quali sono i suoi assi nella manica per il futuro di Palazzo Chigi?
«Ho sparigliato le carte solo per evitare che alla guida del governo ci fossero i sovranisti anti-europei. Se Salvini o Meloni avessero preso i "pieni poteri" non avremmo firmato un accordo come quello di Bruxelles, che aiuta l'Italia e sostiene le nostre aziende. Quanto agli assi nella manica, non ne ho. Posso solo suggerire alcune "mosse del cavallo", come quella sul Piano Shock, lo sblocco dei 120 miliardi di cantieri già finanziati o l'elezione diretta del premier secondo il modello del sindaco d'Italia».

E ora lo scoglio con gli alleati, dal Pd al M5S, è la legge elettorale...
«Non facciamo le barricate, perché la priorità sono i posti di lavoro, non i posti in Parlamento. Ma rimaniamo fermi sulla nostra idea di sempre: il maggioritario. Sapere la sera chi ha vinto, non consentire trattative lunghe 5 anni e governi che cambiano colore ogni anno: se altri preferiscono la palude di adesso lo faranno senza il nostro voto».

Durante la pandemia in Lombardia è risultato evidente il fallimento della medicina territoriale e il Sistema Sanitario Nazionale ha mostrato lacune strategiche e gestionali: i fondi del Mes aiuterebbero l'Italia a scrivere un nuovo modello di sanità?
«Sulla sanità è fondamentale attivare il Mes: 37 miliardi che fanno la differenza per chi lavora in ospedale o in ambulatorio. E per le famiglie dei pazienti».

In Italia le scuole riapriranno a settembre dopo il lungo lockdown: solo prudenza o la ministra Azzolina manca di una visione strategica?
«Sono stato il primo a chiedere di riaprire le scuole e la mia proposta è stata accolta da tante polemiche. Oggi lo dice persino l'Economist: un Paese che non riapre le scuole è un Paese senza futuro. Credo che famiglie, insegnanti e studenti debbano ricevere maggior rispetto: la scuola è stata la prima a chiudere e sarà forse l'ultima a riaprire».

Secondo Noto Sondaggi il governatore Zaia è al primo posto con il 70% di consensi mentre il governatore Fontana, anch'egli della Lega, è calato dal 49 al45%: effetto-Covid?
«Non sono un appassionato di sondaggi e penso che chiunque abbia affrontato in prima linea la tempesta del Covid abbia provato a fare il bene dell'Italia. È semmai mancata una guida univoca e l'assenza di gioco di squadra è stata pagata da sindaci, imprese, dal terzo settore, in un continuo rimbalzo di responsabilità. Ma questo ha a che fare con la riforma del titolo V. Mi sono chiesto come sarebbe stata gestita diversamente, e meglio, l'emergenza Covid con il Sì al referendum del 2015. Poi, che qualcosa in Lombardia abbia funzionato peggio che altrove è un dato di fatto. Vedremo di capire cosa, come e perché».

Che cosa si sente di dire agli imprenditori della provincia di Varese che lamentano azioni di governo insufficienti per sostenere la ripartenza?
«Capisco la loro preoccupazione: bisogna immettere fiducia nel sistema e sostenere il posizionamento sul mercato interno e estero dei settori strategici. La provincia di Varese ha un Pil strepitoso, è una colonna della crescita europea. Penso che il Governo debba ascoltare di più chi produce e scommettere sulla decontribuzione piuttosto che sul reddito di emergenza, sul lavoro piuttosto che sul reddito di cittadinanza».

Come giudica l'esperienza di governo con il Movimento 5 Stelle?
«Il bilancio lo faremo alla fine. Aver mandato a casa il Salvini sovranista ha permesso di avere un accordo europeo vantaggioso per l'Italia. Non è un segreto che questo governo non è il mio e tutti conoscono il mio rapporto durissimo con i 5 Stelle. Sono però convinto che aver evitato la deriva del Papeete sia stata la mossa giusta: penso con tenore a cosa sarebbe stata la gestione del coronavirus con Salvini premier e sono contento di aver evitato che i sovranisti di casa nostra siano i king maker nell'elezione del presidente della Repubblica. Italia Viva è in maggioranza e il nostro ruolo di ago della bilancia serve a impedire estremismi dei populisti».

Fra un anno si voterà a Varese, Busto Arsizio e Gallarate. Ora solo nel capoluogo Italia Viva è presente in giunta: continuerete a sostenere il sindaco Davide Galimberti?
«Su Busto Arsizio e Gallarate vedremo le alleanze, i progetti e i candidati. Nel 2016 a Varese, da presidente del Consiglio, ho chiuso la campagna elettorale di Galimberti: una delle più belle e storiche vittorie dopo anni di egemonia e immobilismo leghista. Varese sta cambiando perché Galimberti ha saputo cogliere tutte le opportunità che il mio governo aveva messo a disposizione, dalla riqualificazione delle scuole al bando periferie che rivoluzionerà i servizi e il volto della città con il piano stazioni. Deciderà Galimberti se ricandidarsi ma certamente Italia Viva sarà sempre al fianco di sindaci come lui che hanno il coraggio di fare le cose».

«Io scommetto su questa, complicata e bellissima, nuova generazione»: si conclude così il suo ultimo libro "La mossa del cavallo". Non crede che i giovani siano disillusi verso la politica e, soprattutto, dei politici?
«Al contrario: credo che i giovani siano molto interessati alla politica e ne è testimonianza la scuola di formazione che facciamo ogni anno, sempre con tante prenotazioni, e che si terrà a Castrocaro dal 26 al 28 agosto. Questo dico ai ragazzi: si riceve anche dai fallimenti, non solo dalle vittorie».

L'Istat ha registrato l'ennesimo record negativo: mai così poche nascite dall'Unità d'Italia. Riuscirà il Family Act a ripopolare le culle?
«Il Family Act è la più importante misura a sostegno della genitorialità: un pacchetto di risorse strutturali e diritti per le famiglie, e finalmente c'è l'assegno universale. Naturalmente il percorso di crescita demografica ha bisogno di tempi lunghi, ma mai come in questo caso vale il detto: ogni lungo viaggio inizia con il primo passo».