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Il salone delle feste del Grand Hotel Continental era gremito, nonostante un sabato quasi estivo. Inevitabile la ramanzina che
Matteo Renzi ha riservato al plenipotenziario cli Italia Viva a Siena, Stefano Scaramelli. «Pensava venisse poca gente, invece
siete in tanti. Così potrò spiegarvi perché gli altri sembrano più credibili di noi, nonostante abbiano sbagliato tutte le loro strategie».
E' un Renzi nella sua forma migliore, istrionica, con tanto di video sulla lista di 'sciocchezze' dette negli anni dai suoi
tanti avversari: Grillo sull'Expo di Milano, Di Maio sull'impeachment per Mattarella, Salvini sull'uscita dall'euro, assieme a
Meloni e ai EStelle. Per l'ex premier Conte un trattamento speciale, con promessa di interrogazione parlamentare per aver
fatto venire una scuola a un suo comizio in Puglia.
Prima di presentare il suo libro, 'Il Mostro', il leader di Italia Viva ha anticipato i temi caldi dai cronisti. Prima fra tutti il piano industriale del Monte dei Paschi. «Abbiamo fiducia nell'operato del Governo, la mia preoccupazione è legata alla congiuntura internazionale. Se la situazione economica peggiora, e potrebbe peggiorare, per una realtà come il Monte dei Paschi non é il massimo. Il Monte ha superato la peste, ha superato le guerre mondiali e ha superato perfino i dalemiani, anche se è
stato più difficile. Penso che debba avere un futuro nelle forme e nelle modalità che saranno diverse da quelle che hanno governato la banca fino ai primi anni del decennio scorso».
Mischiati nella platea, mentre in prima fila c'era lo stato maggiore di Italia Viva, da Scaramelli a Francesco Bonifazi, con Agnese, la moglie di Renzi, diversi esponenti politici: il più interessato Massimo Roncucci, segretario Pd senese. Avvistati anche l'assessore Clio Biondi Santi e il presidente del consiglio comunale Marco Falorni. Non é il futuro dei Monte il piatto forte della tappa senese di Renzi. Come ampiamente ricavabile dalla dozzina di pagine del libro dedicate ai pm dell'inchiesta Open, Antonino Nastasi e Luca Turco.
Soprattutto il primo, con una raffica di critiche, tutte evidenziate dalla Commissione d'inchiesta perla morte di David Rossi. «lo penso che basti passare per Rocca Salimbeni, anzi dietro, per rendersi conto che l'inchiesta sulla morte di Rossi è stata condotta in modo superficiale, a pensarla bene, criminale a pensare male. Gestita da chi doveva garantire la verità e invece non è riuscito a fare un'indagine al di sopra di ogni sospetti. C'è voluto il lavoro della commissione d'inchiesta parlamentare e II lavoro dei giornalisti per scoprire che troppe cose non tornavano. Questa pagina di malagiustizia dice molto del fatto che c'è bisogno di
una rivoluzione nel mondo della giustizia. Se tu sei un magistrato che sbaglia, dovresti pagare invece non succede mai nulla».
Sono tante le pagine del libro dedicate a Nastasi. Come aggiunta Renzi elenca alla platea le cinque sentenze della Cassazione che hanno bacchettato le indagini sulla Fondazione Open, gli equilibrismi sui whatsapp e email letti senza autorizzazione dagli inquirenti.
«II capitolo dedicato al pm Nastasi potevo intitolarlo 'Certe Notti', come la canzone di Luciano Ligabue. É entrato nella stanza di David Rossi, auto attribuendosi il fascicolo - ha sottolineato il leader di Italia Viva -.Evidentemente noi non possiamo attribuirgli la responsabilità di quello che è accaduto nel buchi dell'inchiesta. Sarebbe ingeneroso verso di lui, ma se entri in un luogo dove non devi stare, perlomeno fatti dare una pezza di appoggio. Invece luì è andato ad interrogare la vedova di Rossi senza nemmeno avere la titolarità del fascicolo. Ce l'avrà soltanto dal giorno dopo, e ce l'avrà sulla base dell'inchiesta su Mussari, finita poi con la sua assoluzione. La commissione d'inchiesta ha dimostrato che Nastasi non aveva il titolo per stare in quella stanza, non aveva titolo per interrogare la vedova di Rossi e si è contraddetto sulla sua presenza nel vicolo».