Estratto dell'intervista di Fabio Martini , "LA STAMPA", 5 dicembre 2020.
I media spesso fanno un po' di allarmismo ma il voto sul Salva-Stati del nove potrebbe riservare un incidente fatale?
«Io penso di no. Anche perché se dovessero prevalere i no, la responsabilità della crisi sarebbe tutta sulle spalle dei 5 Stelle. La partita riguarda loro, certamente non il Pd e neppure Italia Viva...».
Crisi? Nell'improbabile caso di un governo che andasse sotto, sarebbe ineluttabile la presa d'atto del presidente del Consiglio?
«Guardi, noi abbiamo fatto un governo per dire no agli anti-europeisti e in nome di una svolta europeista. Se prevalesse un orientamento opposto, in altre parole se il governo andasse sotto su una questione come quella, è naturale che il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere. È evidente che si chiuderebbe un ciclo. Ma penso e credo che il Movimento 5 Stelle non impallinerà Conte in Parlamento, assumendosi la responsabilità di mandarlo a casa».
Più di cento parlamentari dei partiti di maggioranza si muovono come "auto-convocati", i 5 stelle si sono dilaniati in assemblea. A gennaio si apre una crisi di governo?
«L'Italia sta vivendo una situazione molto seria, per certi versi devastante, ma al tempo stesso — e malgrado tutto — ricca di opportunità incredibili. Devastante perché siamo il Paese occidentale col maggior numero di morti per abitante e questo ci dice che qualcosa non ha funzionato nel modello italiano. Ma abbiamo anche tante opportunità. Presiediamo il G20. Potremo disporre del Next Generation Ue. Avremo la copresidenza di Cop 26, potremmo disporre dei denari del Mes.
Un'occasione che non ricapiterà per 20 anni. Ma siamo biblicamente sospesi tra il già e il non ancora. Nessun presidente del Consiglio ha avuto a disposizione i fondi di cui disporrà Conte. E però si stanno già profilando enormi problemi di gestione...».
La nuova task force le pare una replica di Stati generali e comitato Colao, che si sono rivelati apparati propagandistici?
«La Francia ha già presentato il proprio Recovery plan. Noi siamo ancora discutere la governance. Le preannuncio che noi in Consiglio dei ministri e in Parlamento voteremo contro ulteriori e pletoriche task force. Ieri Conte è stato illuminate: ha detto, con un certo sprezzo del pericolo, che i ministri sono i migliori del mondo. Bene, è giusto che faccia gestire a loro questa partita. Non c'è più bisogno di chiamare da fuori i sei commissari e assumere seicento consulenti. Si gestisca tutto attraverso i ministeri».