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Renzi: “Giuste le armi agli ucraini ma ora c’è bisogno di più politica”

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Estratto dell'intervista di Emanuele Lauria, “la Repubblica”, 6 marzo 2022.

«Ora tocca alla politica». Perché l’invio di armi e le sanzioni, dice Matteo Renzi, «servono come gesti di solidarietà e non a vincere la guerra». L’ex premier, in un momento drammatico del conflitto in Ucraina, rilancia la sua proposta di affidare ad Angela Merkel il ruolo di mediatrice, convinto che Putin «non è impazzito, è immorale ma non umorale, e ha un patto con Cina e India per cambiare la geografia del mondo spostando il baricentro a Est». Non rinuncia a criticare gli errori dell’Occidente, l’ultimo «la debacle americana in Afghanistan», e neppure a una stoccata sul piano interno: «Salvini che si scopre pacifista è imbarazzante».

L’escalation del conflitto in Ucraina, con la minaccia nucleare, tiene in ansia il mondo. Quanto si può e si deve credere ancora nei negoziati?
«La condanna verso l’aggressore, la Russia di Putin, deve essere senza attenuanti. Allo stesso tempo tenere aperto il dialogo è un dovere politico. La guerra si ferma con i negoziati, non con i tweet. Putin non è improvvisamente impazzito, guai ad assecondare tale lettura superficiale: Putin sta cambiando la geografia del mondo, spostando il baricentro a Est. È immorale ma non è umorale. Sfida l’Europa perché ha un patto con la Cina, l’India e molti paesi africani. Per questo bisogna che la reazione sia politica».

Da diversi giorni, ormai, lei suggerisce che venga affidato ad Angela Merkel un ruolo da mediatrice. Che reazioni ha trovato alla sua proposta?
«Mi pare che stia crescendo. Io dico che Nato e Ue devono trovare una risposta unitaria altrimenti il nuovo ordine geopolitico mondiale ci taglierà fuori a lungo. Serve un nuovo progetto: difesa comune, energia, identità culturale. E serve tanta tecnologia. Credo che la Merkel sia la più autorevole tra le personalità istituzionali per svolgere questo ruolo. Macron e Draghi si stanno muovendo bene ma serve un salto di qualità politico anche a Bruxelles. Più politica e meno burocrazia, per favore».

Boris Johnson, nell’intervista a Repubblica, chiede che vengano consegnate a Onu e Aiea le centrali nucleari ucraine. Qual è il suo giudizio?
«Proposta di buon senso, per carità, ma non ha alcuna chance. Si immagina se Putin invade un Paese per lasciarne la sovranità energetica all’Onu? Suvvia. La verità è che Putin immagina di diversificare i clienti del suo gas e guarda a Est e a Sud convinto come è di aver chiuso per anni con l’Ovest. E il problema per noi è proprio l’energia. La strategia del no a tutto degli anni scorsi - su cui anche il mio governo fu massacrato dopo lo Sblocca Italia  - oggi ci presenta il conto. È drammatico dirlo ma Putin in due mosse ha cancellato Covid e Greta dalle prime pagine: oggi si parla solo di armi e petrolio».

Sanzioni e aiuti militari agli ucraini si stanno dimostrando strumenti efficaci?
«Per mostrare solidarietà si. Per vincere la guerra temo di no. Zelensky ha saputo utilizzare benissimo la superiorità nella capacità di comunicazione. Data la sua formazione, ha utilizzato i social come deterrente per le azioni più gravi che la Russia poteva compiere. Ed è straordinario vedere come un presidente cresciuto su Netflix stia lottando da leone. Di là però c’è il presidente cresciuto nel Kgb che ha messo in conto una guerra paziente e lunga: se metti 65 chilometri di carri armati a due passi da Kiev non li stai portando in gita. Sa che tra qualche giorno o settimana gli serviranno. Nel mezzo i bambini muoiono e le famiglie si separano. Scene da spezzare il cuore».

Chi lo desidera può leggere l'intervista completa su "la Repubblica".