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Matteo Desnudo: la vita del leader immaginata da Umberto Contarello

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Vittorie, sconfitte, ritorni. La vita del leader come un film, immaginata dallo sceneggiatore di Sorrentino, ex Pci e renzianissimo
sintesi del Colloquio di Marco Damilano con Umberto Contarello

l'Espresso, 13 ottobre 2019

«Io non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire»: alcune settimane fa, Marco Damilano, direttore del settimanale l'Espresso, aveva paragonato Matteo Renzi a Jep Gambardella, personaggio interpretato da Toni Servillo e nato dalla fantasia del regista Paolo Sorrentino, instancabile viveur nelle notti della Roma de "La Grande bellezza".

Riprende quella suggestione nel colloquio, pubblicato dal settimanale da lui diretto, con Umberto Contarello, sceneggiatore del film di Paolo Sorrentino, autore di quella celebre battuta.

Contarello lascia libera la fantasia e immagina le avventure di Matteo Renzi, come in un film. "Ho occupato parte della mia giovane età a indire riunioni con amici che mi odiavano. Un giorno alzai la mano. che pesava, appoggiai un governo che consideravo a me lontano, come un dono alla loro vita, poi chiusi quella porta che non avrei più riaperto": è quel che potrebbe ricordare Renzi dei giorni che sta vivendo in questa calda ottobrata romana. 

"Nelle loro grandi sconfitte Craxi e Renzi (e Berlusconi) hanno mostrato il cuore conservatore del nostro paese. Sono tre caduti perché hanno sforato il nostro tabù: la riforma istituzionale. Hanno chiesto, ciascuno a suo modo e ciascuno con i propri errori: possiamo assomigliare ai paesi a noi vicini? Siamo così tranquilli della nostra democrazia per lasciare che il peso della decisione, nel tempo veloce delle nostre vite, liberi tutta la sua efficacia? In altre parole: è possibile anche per noi assistere allo spettacolo di una decisione e assistere al suo trasformarsi in un fatto? Quei tentativi sono falliti perché questo Paese ha paura di se stesso, si teme. Ogni narrazione nasconde un paradosso: in questo caso temendo quella struggente definizione della "deriva anti-democratica". invece di avere una riforma anche imperfetta, ci siamo trovati di fronte a un vero, purissimo potenziale eversore", riflette Contarello, ripensando ai giorni del referendum del 2016.

Contarello ha parole dure per chi indugia sul tormentone del caratteraccio di Matteo Renzi: "per come la vedo io mi sembra sia l'ambizione sfrenata a innovare. Il prezzo dell'innovazione - la condizione fondamentale - è presumere di poterla concretizzare. Quindi essere presuntuoso. Provo pena per un Paese che si accapiglia sul "brutto carattere" di un leader. Non serve aver letto Hiliman per dire che quando un Paese vuole associare un aggettivo alla parola carattere di un protagonista della vita pubblica, ebbene quel Paese è diventato un enorme, sonnolento ospedale specializzato in cure per la depressione. Io sono tornato ad appassionarmi di politica con Renzi perché finalmente ritrovavo un tratto, incredibile ma vero, della grande politica classica. Finalmente un'impresa, cosa molto diversa dal fare politica. Vittorie, sconfitte, errori, esili, colpe, umiliazioni, ritorni. Finalmente posso dire: chissà come andrà a finire. E questa è la sua potenza".

Il grande sceneggiatore chiude il colloquio con una sintesi pungente dell'attualità politica: "abbiamo assistito con nitore alla differenza tra un reality e una storia. Il reality è una situazione senza personaggi e senza storia. Quando arriva un personaggio finisce il reality. E il personaggio è uno che dice: non voglio sopravvivere, voglio vivere"