Intervista di Frédéric Picard e Yohan Blavignat, le Figaro, 22 gennaio 2020
Alla vigilia di un'elezione cruciale in Emilia-Romagna e mentre l'Italia raddoppia i suoi sforzi per contrastare l'influenza della Turchia nella crisi libica, Matteo Renzi, presidente del Consiglio italiano di centrosinistra dal febbraio 2014 al dicembre 2016, alleato del governo di Giuseppe Conte, ci consegna la sua visione delle sfide che attendono il suo Paese, l'Unione Europea, la politica francese e persino la lotta contro il riscaldamento globale.
Le elezioni regionali in Emilia-Romagna previste per il 26 gennaio decideranno il futuro del presidente del Consiglio Giuseppe Conte?
Matteo RENZI. - Non credo che ci saranno cambiamenti di governo dopo queste elezioni. E in ogni caso è ciò che spero. Penso che decideranno solo il futuro dell'Emilia-Romagna.
Dopo le dimissioni dal Partito Democratico lo scorso settembre, ha lanciato il suo partito, Italia Viva. Con il 5% nei sondaggi, lei pensa di essere un "muro contro il populismo"?
Assolutamente. Abbiamo solo il 5% nei sondaggi, è vero, ma il nostro obiettivo è diventare, come "La République en Marche" - che pure ha esordito con sondaggi piuttosto bassi - uno dei partiti più importanti in Italia.
Lei sostiene il governo in un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, un partito che ha definito "di estrema destra, pericoloso per la democrazia e l'Europa". Perché?
L’unica possibilità di fermare la Lega guidata da Matteo Salvini, che stava pianificando di convocare nuove elezioni sei mesi fa, era quella di formare un governo con il Movimento 5 Stelle. Questo partito ha, peraltro, deciso di essere più aperto nei confronti dell'Europa e di non mettere più in discussione la presenza dell'Italia nell'Unione Europea. Anche se continuo a pensare che il Movimento 5 Stelle sia populista, ha dimostrato di esser meno irresponsabile della Lega di Matteo Salvini.
Qual è la sua ambizione per i prossimi mesi?
La mia ambizione non è relativa alla mia persona, ma al mio Paese. Continuo a viaggiare per tenere lezioni, studiare nuove idee, affrontare nuove sfide. Ma la mia vera ambizione è il risveglio italiano. Voglio spingere l'Italia a tornare a crescere, sviluppando, per cominciare, un nuovo piano infrastrutturale. E mi impegno a costruire, con i movimenti nostri alleati, tra cui "La République en Marche", una nuova politica progressista per il Rinascimento europeo.
L'Italia è storicamente molto coinvolta in Libia. Lei è preoccupato per il ruolo crescente della Turchia in questo conflitto?
Sono molto preoccupato per il ruolo della Turchia in Medio Oriente, nell'Africa settentrionale e in particolare in Libia. A mio avviso, le ambizioni del Presidente Erdogan non sono chiare e dobbiamo spiegargli che non è possibile tornare a un passato finito ormai da un secolo, vale a dire all'Impero ottomano.
Quale posizione dovrebbe assumere l'Unione europea in questa crisi?
L'Europa in questa vicenda gioca tutta la sua credibilità. Dobbiamo tracciare i contorni dell'Europa di domani. Concordo con Emmanuel Macron sul fatto che occorra chiedere a Bruxelles di svolgere un ruolo politico su scala internazionale. Altrimenti, rischiamo di diventare semplici spettatori dei conflitti più importanti del pianeta.
L'offensiva del regime siriano nella regione di Idleb fa temere alle ONG un nuovo afflusso di rifugiati. Quali reazioni dovrebbero avere i paesi europei?
Voglio essere molto chiaro: non è possibile che Paesi come la Francia e la Germania accolgano i migranti e che i Paesi dell'Est continuino a ricevere denaro da Bruxelles senza mostrare solidarietà sulle questioni migratorie. Niente solidarietà, niente soldi.
Pensa che l'Unione europea sia in crisi di fronte all'aumento, elezione dopo elezione, del voto sovranista?
Non lo credo. Il voto sovranista va relativizzato, considerato per quello che è. Marine Le Pen e Matteo Salvini, ad esempio, rappresentano oggi solo il 9% dei membri eletti del Parlamento europeo. D'altro canto, è urgente dare una nuova speranza all'Europa. Se continuiamo con un'Europa che vive nel passato, rischiamo di avere una maggioranza populista e sovranista alle prossime elezioni.
Secondo lei, Emmanuel Macron rappresenta un baluardo contro il populismo?
Sì. Emmanuel Macron è oggi il vero leader politico in Europa. E le elezioni presidenziali in Francia previste per il 2022 saranno cruciali. Se Emmanuel Macron verrà rieletto, si riaffermerà senza dubbio come leader europeo e quindi come baluardo contro il populismo. D'altra parte, se perde contro Marine Le Pen, i sovranisti vinceranno in tutta Europa.
La Francia sta affrontando una crisi sociale senza precedenti. Come giudica l'azione del governo?
Non esiste una riforma più difficile di quella delle pensioni. Siamo fortunati ad avere un'aspettativa di vita più lunga, ma non è facile far capire alle persone che è necessario lavorare due o tre anni in più. Non è mai facile riformare un Paese. L'ho sperimentato con la riforma del mercato del lavoro in Italia. Per me, che amo il "Tour de France", le riforme sono come il Col du Tourmalet: è molto difficile arrivare fino in fondo, ma chi ci riesce si assicura la vittoria in futuro.
Cosa pensa del riscaldamento globale?
Sono molto preoccupato quando vedo cosa sta succedendo in Australia o in Amazzonia. E anche se sono sensibile all'incredibile mobilitazione dei giovani in tutto il mondo, non penso che le soluzioni al riscaldamento globale arriveranno solo dalle persone. Le grandi aziende hanno un ruolo importante da svolgere. Dobbiamo dimostrare che la lotta contro il riscaldamento globale non deve coniugarsi con il declino economico. Dobbiamo cambiare il paradigma e avere una nuova prospettiva economica su queste domande.
André Malraux ha affermato che "il 21° secolo sarà spirituale o non lo sarà". Come immagina i prossimi decenni?
Il messaggio consegnato da André Malraux è molto interessante. Sono cattolico, quindi molto sensibile alla spiritualità, ma credo che in Europa questo secolo sarà culturale o non lo sarà. Di fronte all'avvento della rivoluzione digitale, il rischio non è l'intelligenza artificiale ma la naturale stupidità. Dobbiamo investire in cultura, educazione, valori.