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Renzi: "200 miliardi per far ripartire la nostra economia: Draghi ci indica la strada giusta"

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Intervista di Fabio Martini, "la Stampa", 27 marzo 2020.  

Nell'aula del Senato si è concluso da poco il dibattito sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, le voci critiche sull'operato del governo sono state superiori a quelle di consenso e Matteo Renzi, che ha concorso a dare il "tono" alla discussione, nel suo studio a palazzo Giustiniani, sintetizza così: «Conte ha fatto bene a venire in aula, diamogliene atto: basta con le dirette Facebook di Casalino. Siamo un grande Paese e abbiamo una grande emergenza. In tutta questa storia c'è un prima, ci sarà un dopo, ma c'è anche un durante. Durerà mesi, forse anni. Ebbene, dobbiamo evitare di passare dalla pandemia alla carestia! Io dico: non facciamo più decreti, ma facciamone uno solo, che abbia una misura tra i 150 e i 200 miliardi».

Per la ricostruzione non servirà un governo con un consenso più largo? Lei non rilancia Draghi per evitare che si dica: riecco i due Mattei che vogliono buttar giù Conte?
«Ogni equiparazione che si continua a fare tra me e Salvini è semplicemente ridicola. Io ho iniziato a far politica sognando gli Stati Uniti d'Europa, non lo Stato diviso della Padania. Tra di noi c'è una diversità strutturale, ontologica. Dopodiché c'è un dato di fatto: noi italiani non potremo tornare ad abbracciarci, ragionevolmente fino a quando non avremo il vaccino, sino al 2021 e forse oltre. E dunque dovremo politicamente lavorare assieme. In questa fase tutti dobbiamo darci una mano, chi lo nega è fuori dalla realtà».

Stare assieme ma ognuno restando nella sua trincea pare irrealistico, lo ammetterà...
«Tutto è irrealistico in queste ore. Avremo un Pil con meno 11%, siamo in emergenza. Senza entrare nella questione-governo, dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione. Lo hanno fatto Dc e Pci nel dopoguerra, potremo farlo pure noi».

Se fosse Draghi non sarebbe preoccupato dall'idea di infilarsi nel "casino" italiano?
«Io non parlo del Governo ma pongo un tema per tutte le istituzioni italiane: ora è tempo di collaborare, la crisi durerà ancora mesi. E dovremo uscire convivendo col virus. Per questo non tiro per la giacchetta Mario Draghi. Non lo candido a nulla ma dico: lui che è stato il custode delle regole europee, con tempismo ci indica la strada giusta, dicendoci che serve un'economia di guerra. Eviterei adesso di fare il toto-ministro: ciò che dice Draghi deve spingerci a fare subito un intervento forte prima di Pasqua. Dobbiamo riaprire piano piano le aziende e aiutare tutti quelli che hanno problemi di liquidità, altrimenti avremo problemi di ordine pubblico oggi e una disoccupazione monstre domani».

Ma non sta diventando una gara a chi spara più miliardi?
«Se non mettiamo adesso tutta la liquidità che serve, saltano in aria molte piccole e medie imprese. Dobbiamo convivere col Covid, ma smettendo di pensare a cosa si chiude domani e invece decidendo cosa si riapre dopodomani. Serve un unico decreto che comprenda questo principio: i vostri debiti di questo periodo li paga lo Stato. Voi però provate a ripartire subito».

Conte ha detto «Ci giudicherà la storia». Un atteggiamento rispettoso del Parlamento?
«È un modo per evitare una discussione oggi, credo sia comprensibile e corretto. Per questo propongo una Commissione bicamerale d'inchiesta da fare in autunno o il prossimo anno. Mi sembra il minimo: ci sono ottomila morti. Si sono fatte Commissioni per questioni meno rilevanti. Ci sono vicende da capire meglio. Le mascherine, le aziende chiuse e la Borsa tenuta aperta, i tamponi, le comunicazioni. Ma adesso conteniamo il contagio. Non vogliamo morire di Covid ma non vogliamo neanche morire di fame».