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Regione Lombardia, Baffi: "Non è giusto speculare sul virus"

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Intervista di Al. Gia., "il Giornale", 6 maggio 2020.

Patrizia Baffi, consigliera regionale dl «Italia Viva», lei non ha votato la mozione del Pd contro l'assessore al Welfare Giulio Gallera. Convinta della scelta?
«Convintissima. Intanto i franchi tiratori sono quelli che nel segreto dell'urna si esprimono in modo diverso. Io ho annunciato la nostra posizione che è stata condivisa con il partito, è valida a Milano come a Roma, ed è coerente».

C'è chi vede un solco che si apre a sinistra.
«Non è un atto politico che definisce un solco. Credo che le cose che ci uniscono siano più di quelle che ci dividono. Ma questa iniziativa ha mostrato tutti i suoi limiti, ha colmato gli scricchiolii nel centrodestra, ha fornito una stampella a Gallera. Se fossi stata sentita avrei detto esattamente queste cose. Da qui a dire che c'è un solco non basta. Certo nel merito c'è un distinguo, noi abbiamo una posizione chiara».

Quindi anche se l'avessero coinvolta...
«Ci mancherebbe, avrei sollevato questi dubbi su un'azione improvvida. Chiediamo la commissione d'inchiesta e dopo 5 giorni facciamo questo atto politico? Responsabilità e politica viaggiano su binari diversi? Noi vogliamo capire dove intervenire, le cose vogliamo cambiarle veramente, non c'interessa un blitz politico».

E questo «muro contro muro» impedisce di avviare un ripensamento vero e serio?
«I toni propagandistici e barricaderi non servono. Si innesca un meccanismo attacco-difesa, non un confronto. Guardi, io ho un approccio umile, non ho l'esperienza di altri ma non ho uno stile bellicoso, non ho mai utilizzato lo screditamento degli altri. Noi non stiamo assolvendo qualcuno, ma non penso che dovremmo vincere in Lombardia usando il Covid».

Le vostre critiche di merito sulla sanità?
«Penso che sulla riforma ci sia da fare qualche passo indietro: è mancato un pezzo e mancano strumenti. La sanità lombarda è un'eccellenza ma troppo ospedalo-centrica. Poi però ricordiamoci che i processi si fanno nei tribunali. Quel che serve è una presa di coscienza sul da farsi».

ll Pd assomiglia troppo ai 5 Stelle?
«Io vengo dal Pd e prima dell'emergenza il confronto anche in Regione era nel merito, non era ostruzionista. Il Pd non ha mai detto che il privato accreditato dovesse essere demonizzato. Prima il confronto era su questi temi».

Sanità da rivedere e non demonizzare?
«C'è il tema del socio sanitario penalizzato. Poi è vero che se il 70% viene assorbito dal malato cronico, è chiaro che devo trattare la cronicità in modo diverso. L'obiettivo della riforma era corretto, ci sono stati problemi e si sono evidenziati. TI Pd spingeva su queste cose. Per questo dico che le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono. Non vedo uno spartiacque, non vorrei che il Pd lo considerasse tale».

Lei è di Codogno. Qual è la situazione nel Lodigiano prima «zona rossa»?
«Di grave difficoltà per imprese e commercianti. Siamo chiusi dal 21 febbraio, e la scelta si è rivelata azzeccata, ma è stata dura. Per Codogno è stato un dramma, un isolamento anche emotivo devastante. Il virus adesso si può combattere, ma allora a Lodi c'erano oltre cento persone al pronto soccorso. Ora dovremo conviverci e le strutture dovranno gestire l'ordinarietà. Dobbiamo fare ogni sforzo per ripartire».