agricoltura territori paese regioni

Regione Campania, Caputo: "Agricoltura, prodotti tipici da valorizzare"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista di Lia Peluso, "il Mattino", 30 settembre 2020.

Il neo assessore regionale all'Agricoltura Nicola Caputo è già al lavoro, anzi, come ha rimarcato più volte, non ha mai interrotto i tavoli di confronto avviati dopo la nomina a consigliere del presidente Vincenzo De Luca, avvenuta un anno fa.

L'assessorato è anche un riconoscimento per la sua competenza nel settore specifico, vero?
«È innanzitutto una nomina fondamentale in questa fase della nuova programmazione regionale, per cercare di non commettere gli errori del passato. Una nomina importantissima e aggiungo che il mio rapporto con il governatore De Luca mi ha consentito di conoscere un mondo del quale guardavo solo un aspetto, quello politico, essendo stato consigliere regionale e poi europarlamentare».

Importantissima, perché?
«Perché l'assessore all'Agricoltura mancava da troppo tempo e averlo rimarca quanto questo settore sia vitale per il nostro territorio. Mi riferisco alla provincia di Caserta e all'intera Campania. Con la presenza dell'assessore all'Agricoltura, la Regione riacquista quel potere contrattuale che si era indebolito. Ci sono tutte le condizioni per rilanciare l'agricoltura, perché abbiamo anche un presidente che vuole metterla al centro».

Quali saranno i primi interventi del suo assessorato?
«Innanzitutto dobbiamo rilanciare le filiere agroalimentari, dalla mozzarella al pomodoro, al vino, solo per citarne alcune, e soprattutto dobbiamo cambiare il passo dando fiducia ai giovani e alle zone interne».

Come pensa di attuare tutto ciò?
«Il primo step è semplificare le procedure e il secondo, strettamente collegato, è avere la consapevolezza dell'importanza di questo settore. Lo abbiamo percepito soprattutto nel periodo del Covid, durante il quale ci siamo assicurati che le aziende agricole fossero messe in condizione di produrre le materie prime».

Ha accennato a errori del passato da evitare, a cosa si riferisce?
«Al fatto che spesso i tempi di risposta sono lunghi, per questo va riorganizzata la macchina amministrativa. Nella nuova programmazione dobbiamo mirare a donare il modello europeo, dando certezza di quando un bando esce e, se qualcuno non ce la fa a rispondere a tale bando, bisogna dare la possibilità di partecipare una seconda volta. Noi siamo la regione più giovane d'Italia ma non abbiamo trattato bene i nostri giovani, a loro dobbiamo garantire non più e non solo sussidi o incentivi economici, ma occorre intervenire anche a livello strutturale. E in questo un ruolo fondamentale lo può svolgere la formazione».

Come pensa di riuscire a rendere competitiva la Campania nel settore dell'agricoltura?
«Certo, occorre che ci inventiamo qualcosa di innovativo e il fatto che sia mancato un assessore per tanto tempo mi fa rimarcare il fatto che è mancata la visione complessiva. Deve essere valorizzato il Made in Campania, continuando a portare avanti il progetto dei distretti agroalimentari di qualità. Ho già lanciato l'app che permette di tracciare i prodotti, perché il messaggio che deve passare è che chi acquista campano punta su prodotti di qualità. Poi c'è bisogno di un grande progetto per le zone interne, dal Sannio all'Alto Casertano, occorre valorizzare le produzioni tipiche egli allevamenti di tali aree. E inoltre mia intenzione sviluppare l'aspetto fitosanitario, aumentando anche i controlli alle frontiere, in tal modo possono essere rilanciati i nostri prodotti. Dobbiamo rimodernare i consorzi di bonifica. Ci siamo arroccati su posizioni di prassi, ora dobbiamo organizzarci in maniera più efficace ponendoci obiettivi ben individuabili in un arco temporale ristretto».

Quali le prossime scadenze?
«La nuova Politica agricola comune che partirà dal 2023; la chiusura del Programma di sviluppo rurale».