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Regionali, Sbrollini: "Per il Veneto mi auguro una nuova fase"

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Intervista di Roberta Labruna, "il Giornale di Vicenza", 4 luglio 2020.

Da oggi la sua candidatura a presidente della Regione sarà ufficiale. Ha scelto il 4 luglio Daniela Sbrollini, senatrice, donna forte prima del Partito democratico e poi di Italia Viva, per dare il la a questa avventura. E la data, che è quella della festa dell'indipendenza a stelle e strisce, spera sia ben augurante: «Perché per il Veneto mi auguro una nuova fase, l'avvio di un percorso di indipendenza, di rottura dei vecchi schemi, alternativo ai due conservatorismi che da 25 anni abitano in questa Regione, quello della Lega e quello del centrosinistra. In questo senso credo che il voto utile alle prossime regionali sia quello per Italia Viva».

Senatrice Sbrollini, perché ha deciso di candidarsi?
L'ho fatto dopo che mi è stato chiesto all'unanimità dal partito regionale, oltre che da quello nazionale. E sono stata felice di accettare, non solo perché a oggi sono l'unica candidata donna in questo ruolo, ma perché credo nella necessità di portare avanti un progetto nuovo.

Nel caso in cui fosse eletta, magari non come presidente ma come consigliera regionale, lascerebbe il suo posto in Senato?
Mi candiderò solo come presidente, non sarò capolista in nessun collegio. Ed è un appello che faccio a tutti i candidati. È importante lasciare più spazio possibile a quanti vogliono mettersi in gioco come candidati consiglieri. Quindi, mi dimetterò da senatrice se verrò eletta presidente. L'impresa, con un avversario come Luca Zaia, non è agevole. Chi ha un grande sogno cerca sempre di realizzarlo. I miracoli a volte accadono. In ogni caso, come succede nel mondo dello sport, il campionato lo si gioca fino alla fine, sempre con impegno.

Scalare la classifica, però, con la Lega che a queste latitudini è sempre al primo posto è difficile.
Ma in Veneto ci sono due "Leghe": quella del presidente Zaia e quella di Salvini e non sono affatto la stessa cosa. Rispetto al passato c'è una contrapposizione sempre più forte tra queste due parti e c'è in ballo la leadership per il 2023. Io sono convinta che per quella data Zaia, che sia per guidare il partito nazionale oppure per un'esperienza al governo nel caso in cui dovesse vincere il centrodestra, lascerà questa Regione. A maggior ragione sono convinta che un progetto alternativo vada costruito ora e che debba fare perno su una forza in grado di aggregare un elettorato moderato, per scardinare lo schema.

Non c'è nulla da salvare dell'operato di Zaia secondo lei?
Guardi, lo dico subito: io non farò una campagna contro qualcuno, né mi sentirete dire che in questa Regione va tutto male, perché sarebbe falsare la realtà. Penso però che degli errori siano stati fatti, che il Veneto abbia perso negli anni delle posizioni e che su certe cose si possa fare meglio. Ciò che mi chiedo io è: come possiamo rendere questa regione ancora più bella? Cosa manca a questa regione per fare ancora di più un salto di qualità?

La sua risposta?
In un certo senso chi ha guidato il Veneto ha sempre vissuto di luce riflessa. Mi spiego: i veneti sono quelli che se la cavano sempre da soli. Al di là di chi governa c'è una forza dei cittadini che non esiste da nessuna altra parte. Quello che manca è una guida politica che accompagni le scelte. E occorre risolvere alcuni problemi irrisolti. Ne dico uno su tutti: se la sanità, grazie anche a virologi del calibro di Andrea Crisanti e grazie a una rete ospedaliera mista tra pubblico e privato che funziona, ha retto bene l'emergenza, dal punto di vista sociale siamo invece molto fragili. Non si è investito nei servizi alle famiglie, non è stata fatta la riforma delle Ipab, le rette sono troppo care, si è fatto poco per le disabilità. E ci sono troppe disuguaglianze tra uomo e donna. Ecco, sicuramente andrebbe fatto un piano serio per il welfare.

L'autonomia sarà uno dei temi centrali della campagna elettorale. Qual è la sua posizione? Continueremo a batterci per averla. La Lega è stata al governo e non ha voluto portarla a casa perché Salvini temeva di perdere voti al Sud. Io sono per il federalismo, perché sono convinta che un passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni e dalle Regioni ai Comuni porterebbe a meno burocrazia e ad attuare le cose più velocemente.

Cosa ne pensa di Arturo Lorenzoni e perché non vi siete alleati con il centrosinistra?
Lui è una persona per bene e seria, ma è stato messo lì più che altro per risolvere le contrapposizioni intestine dentro il Pd e dentro parte della sinistra. Non c'è un progetto alla base, non c'è un programma innovativo, impossibile per noi fare un'alleanza di questo tipo. In altre regioni è stato diverso.

l sondaggi vi assegnano percentuali basse. E anche a livello nazionale, se l'obiettivo è creare un polo moderato, non siete "autosufficienti". A chi guardate?
È normale, siamo nati da poco e non ci siamo ancora pesati elettoralmente. Guardiamo a tutte quelle forze di centro che condividono un pensiero diverso, innovativo. Guardiamo a Più Europa, a Calenda, anche a Forza Italia, che è a disagio in una coalizione trainata dalla destra estrema.

Intanto, a settembre ci saranno le regionali. Dove si dovrebbe votare secondo lei?
Non nelle scuole, non si può riaprirle dopo mesi e richiuderle subito. Si utilizzino edifici pubblici, ad esempio le caserme.