Estratto dell'intervista di Carlo Bertini, "la Stampa" e "il Secolo XIX", 31 agosto 2020.
Ivan Scalfarotto, lo sa che con la sua candidatura, nei sondaggi al 5 per cento, rischia di far perdere Emiliano o, come dice il Pd, «di riconsegnare la regione alla destra»?
«Io corro da solo perché Emiliano non è la sinistra. Non lo sono le sue politiche e neanche il suo personale politico. Lui ha gestito la Regione con fare feudale e con il peggior notabilato. Sono 5 anni che la Puglia non ha assessore alla Sanità e all'Agricoltura. Insomma, si comporta come il proprietario della Regione. Per me Emiliano e Fitto sono la stessa cosa».
E quali sono le sue proposte per la Puglia?
«Io dico che dobbiamo sostituire il messaggio statalista e assistenzialista di Emiliano e dei 5Stelle con il sostegno all'economia reale: sostenere le imprese, sburocratizzando e digitalizzando. Poi dobbiamo rafforzare la medicina di base e prendere quanto prima i soldi del Mes: sono 2,5 miliardi per la Puglia e sarebbero fondamentali per rafforzare la sanità. Noi siamo al governo con i 5 stelle per cause di forza maggiore e non perché lo riteniamo un approdo».
Ma non potevate fare un accordo col Pd senza i 5stelle, con i quali peraltro governate l'Italia?
«Quando si fa una coalizione tra diversi è necessario che chi la guida sia capace di fare una sintesi. Ed Emiliano è incompatibile con una posizione di sinistra riformista. È il primo che ha teorizzato l'alleanza strategica tra Pd e 5stelle. Oggi chiede ai loro elettori il voto disgiunto e ha annunciato che se vincerà li farà entrare in maggioranza. È stata la scelta del Pd di ricandidarlo a comportare che saremmo andati soli».
Chi lo desidera può leggere l'intervista completa su "la Stampa".