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Regionali, Liguria, Massardo: "Sfruttiamo Mes e Fondi Ue. Stop a populisti e sovranisti"

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Intervista di Mario De Fazio e Emanuele Rossi, "il Secolo XIX", 9 settembre 2020. 

Una Liguria più «europea». Cosl si può sintetizzare la visione di Aristide Fausto Massardo per la Liguria dei prossimi cinque anni. Una Regione che utilizzi il Mes (fondo salva-stati europeo) per realizzare gli ospedali che mancano, che rivoluzioni l'approccio ai fondi di Bruxelles «mettendo mano a Filse, che è un collo di bottiglia «e che programmi il turismo mediante azioni coordinate con Francia e Piemonte.

E a livello politico Massardo pensa a una ricetta «non sovranista né populista», due etichette con cui il professore di Ingegneria, candidato con la sua lista sostenuta da Italia Viva, Più Europa e Partito socialista, identifica i principali rivali: Giovanni Toti e Ferruccio Sansa. Con cui nega di avere mai sottoscritto un «patto di desistenza».

Professor Massardo, lei ha criticato la gestione dell'epidemia da parte della giunta. Toti non l'ha presa bene, dandole dello sciacallo.
Davvero? Non leggo molto i social. lo dico solo che speriamo di non ritrovarci nelle condizioni di marzo e aprile, con un'impreparazione cui hanno fatto argine solo medici e infermieri e non ceno scelte come il traghetto ospedale, che sono state più di marketing che di sostanza. Ma non si può trascurare che il virus sia ancora in circolazione: i segnali che arrivano da La Spezia in questo senso non sono rassicuranti. D'altro canto il Covid ha fatto emergere i problemi che la sanità ligure aveva già manifestato con il caos della Radioterapia del San Martino».

Sarebbe più cauto sulla riapertura delle scuole?
«Credo che si potesse aspettare sino al dopo elezioni, per una questione di buon senso. Il tema davvero delicato è sul trasporti: non mi pare che ci siano le condizioni di sicurezza sui nostri treni regionali».

Punta forte sul Mes per la sanità, ma sa bene che non è nelle disponibilità della Liguria scegliere se prendere quei soldi o no.
«Tutti fanno promesse, ma io ho il vizio di dire con quali risorse si possono attuare. Il Mes può dare alla Liguria 500 milioni vincolati a Infrastrutture sanitarie: ci si può rimodernare San Martino e Santa Corona e realizzare il nuovo ospedale del Ponente, pubblico e in un luogo raggiungibile. lo sono contrario a farne un polo oncologico da dare ai privati che faccia concorrenza al San Martino».

Quindi non lo vorrebbe agli Erzelli?
«Valuterei meglio l'area di Villa Bombrini. Senza contare che su Erzelli c'è ancora pendente la questione della bonifica dei terreni».

Erzelli non le piaceva nemmeno per Ingegneria, quando era preside. Lei viene dall'Università, che ora va al voto per il Rettore.
«Urna su cui non mi pronuncio».

Bene, ma cosa deve cambiare nel rapporto tra Regione e Università?
«C'è un esempio virtuoso che è Barcellona, dove Generalitat, Università e mondo economico hanno lavorato in sinergia per ridisegnare la città. Il primo difetto della Liguria è proprio questa mancanza di visione. Il risultato è che l'Università viene vista come un corpo estraneo, mentre nel Regno Unito, ad esempio, è un bene della comunità».

E Iit?
«Quello è un altro mondo, non deve occuparsi di fare formazione e può spendere senza tutti i vincoli dell'istituzione pubblica. Eppure mi pare che la ricaduta sulla città sia stata ancora poca».

Da ricercatore si è occupato di finanziamenti europei. Come spende i soldi dell'Europa la Regione? Si può migliorare anche in vista del Recovery Fund?
«Questo è un tema dove c'è confusione. I fondi che gestisce la Regione sono quelli dei programmi quadro. E siamo passati da circa 1,3 miliardi a meno di un miliardo. Perché li spendiamo male. Sul Psr (sviluppo rurale) ne abbiamo restituito milioni. Ci sono uffici da potenziare in Europa e c'è Filse, attraverso cui passa gran parte dei finanziamenti, che è un collo di bottiglia. Va riorganizzata. Bisogna evitare di aspettare soldi dai ministeri per decenni. Il Recovery fund è un'altra partita: lo gestirà il governo. Mi auguro solo che non si voglia fare altro debito per bonus e mancette a pioggia. Dev'essere un'occasione per far fare il salto di qualità al Paese: digitalizzazione su tutto».

E la Liguria ha un forte gap infrastrutturale da colmare.
«lo credo che in Liguria ci sentiamo isolati anche per cultura. La situazione è effettivamente drammatica: la prima infrastruttura cruciale è la manutenzione di quelle esistenti. Poi finiamo le opere non finite, a cominciare dall'Aurelia bis a Savona e Spezia. Quindi la Gronda, ma quella vera».

Cioè senza lo spacchettamento in lotti del progetto. Ma lo avrebbe detto anche da candidato del M5S?
«Ma ceno. Vede, il problema di quel tavolo (centrosinistra, ndr) è che il programma l'hanno scritto prima di parlare con i candidati. Ma dire "facciamo la Gronda perché apriamo i cantieri sulla A7" è una presa in giro. C'è un progetto alternativo? Sì, ma siamo chiari: quello della Genovina è un semplice studio. Si dovrebbe rifare il progetto. E se in questo Paese ogni volta ricominciamo da zero non si fa mai nulla. La verità è che basta una firma del ministro De Micheli».

Quali sono le vostre proposte sul turismo?
«Recuperiamo l'entroterra, ma a seconda delle caratteristiche e peculiarità delle singole vallate: lo sport, l'enogastronomia, la cultura. E poi bisogna aprire un collegamento serio con Nizza: quell'aeroporto fa 12 milioni di viaggiatori l'anno. Quanti di questi arrivano in Liguria? C'è solo un treno al giorno diretto a Nizza. il Thello. Idem per l'entroterra, guardiamo oltre e sviluppiamo iniziative insieme al Piemonte, dove stanno facendo cose molto interessanti sui sentieri di montagna. Ultimo asse, il turismo culturale su cui bisogna spingere con la promozione per le città».

Da sinistra la accusano di avere rotto il fronte anti-Toti. È vero che aveva un patto di non belligeranza con Sansa?
«Non c'era alcun patto di desistenza. Ci eravamo incontrati, è vero, per non farci la guerra. Ma poi ho ricevuto attacchi da macchina del fango. Per quanto mi riguarda, anche se nel mio schieramento ci sono partiti più bellicosi, non è una questione personale. lo penso a fare delle cose. Se mi chiedete il voto utile, però, io penso che il voto utile è a Massardo. Per evitare la Regione di Toti, che pensava ad essere il Berlusconi due. Ma anche il populismo di chi promette soldi a pioggia e autobus gratis. Sansa ha schiacciato il centrosinistra sulla sinistra. E al centro c'è un grande spazio, il problema è la coagulazione di queste forze».